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Mentre le prime pagine dei quotidiani locali descrivono le “eccezionali” misure antiterrorismo adottate per “blindare” piazza San Marco in occasione del Carnevale, il Sole 24 ore sobriamente ci informa che, in data 30 gennaio 2015, la sussidiaria italiana di Hines, un colosso immobiliare di Houston, ha perfezionato il subentro nella gestione del fondo Real Venice ed è finalmente sbarcata in laguna.
Il fondo era stato costituito nel 2009 dalla giunta del sindaco Cacciari e dato in gestione a Est Capital, società di investimento presieduta da Gianfranco Mossetto, già assessore al turismo e alla cultura della stessa giunta Cacciari. Il portfolio di Est Capital si è poi arricchito con l’acquisizione dei due grandi alberghi del Lido, Excelsior e Des Bains, e dell’Ospedale al Mare, venduto per finanziare la costruzione, mai avvenuta, di un nuovo palazzo del cinema.
Propagandato dalla giunta Cacciari come “strumento d’investimento innovativo”, il fondo non ha prodotto i profitti auspicati e nel 2103 Est Capital ha deciso di restituirlo al comune, che avrebbe di conseguenza dovuto “incamerare” una perdita di 41 milioni. Nello stesso periodo Est Capital ha anche abbandonato i progetti di valorizzazione del compendio dell’ospedale al mare che, dopo una serie di passaggi di proprietà, è stato ceduto dalla Cassa Depositi e Prestiti. Subito dopo l’acquisizione dell’area, la cassa depositi e prestiti ha siglato un accordo preliminare con Hines per “ promuovere un piano di rigenerazione del Lido che veda pubblico e privato impegnati insieme nel favorire un progetto esemplare di riqualificazione del territorio”. Dopo di che Hines ha accettato di subentrare anche in Real Venice.
Il punto di vista di Hines è perfettamente descritto da Manfredi Catella, azionista e amministratore delegato della società. “Venezia è una città straordinaria che può ritrovare nel Lido un motivo di orgoglio e di sviluppo economico. L’impegno che abbiamo assunto dopo oltre un anno di lavoro ci rende consapevoli della complessità e delicatezza del patrimonio storico del fondo Real Venice e della responsabilità nei confronti degli investitori, del ceto bancario e della comunità lidense e della città di Venezia.. l'isolamento del Lido diventerebbe il suo punto di forza. Un posto dove trionferebbero le auto elettriche, le biciclette, il verde e il benessere… Si tratta di un’operazione di riordino e di valorizzazione che può trasformarsi in uno degli esempi pilota più importanti in Italia di riqualificazione territoriale e turistica in collaborazione con il Governo, con Cassa Depositi e Prestiti e con le autorità ed istituzioni locali”.
Quindi, per la predisposizione di un piano di “rigenerazione del Lido che veda pubblico e privato impegnati insieme, Hines ha creato un gruppo di progettazione che comprende Christopher Choa, che si è occupato delle aree occupate dalle Olimpiadi di Londra ed è uno dei più accesi sostenitori di aerotropolis (una città attorno ad ogni aeroporto) e Vittorio Gregotti. Il gruppo è al lavoro.
Se per molti versi la vicenda assomiglia ai tanti casi di svendita e distruzione del patrimonio pubblico messi in atto dai nostri governanti, fornisce anche lo spunto per riflettere su alcune altre questioni, fra le quali il ruolo del commissario prefettizio e l’assenza di una amministrazione democraticamente eletta; la sinergia/complicità fra governo locale e governo nazionale, l’avallo delle archistar.
L’accelerazione che il processo ha avuto durante la gestione commissariale del comune è coerente con la volontà di rafforzamento del turismo annunciato dal Fondo strategico Italiano di Cassa depositi e prestiti, ed in particolare dal nuovo Fondo investimenti per il Turismo (che ha messo le mani a Venezia sulle ex Carceri di San Severo a Castello, sull'isola di Sant'Angelo della Polvere, l'isola che sorge il canale Contorta; e l'ex casotto di San Pietro in Volta) e non si può escludere che uno degli obiettivi del commissariamento fosse proprio “snellire e velocizzare” la privatizzazione della città.
Infine, il già ricco catalogo di grandi firme dell’architettura come fiancheggiatori delle multinazionali dell’investimento immobiliare si arricchisce di una pagina.
Al giornalista che lo intervistava, Gregotti ha detto “si tratta di luoghi e situazioni che conosco bene… il passo preliminare mi sembra quella di una riqualificazione urbanistica del Lido, sulla base delle sue mutate condizioni.. è necessario per il Lido pensare a una sorta di variante urbanistica a cui legare anche una nuova strategia di intervento, che comprenda, naturalmente, anche la riqualificazione dell’ex Ospedale al Mare, che sia recuperato a fini alberghieri o di servizio, in base a quello che si riterrà più opportuno”.
L’architetto non specifica chi dovrà decidere quello è più opportuno. Speriamo si ricordi di quanto ha scritto in “Venezia città della nuova modernità” (pubblicato nel 1998 dal Consorzio Venezia Nuova): “utilizzare un contesto storico eccezionale per costruire una vita normale e non normalizzare la città per omologarne la somiglianza a tutte le altre”.