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Azza Khattab
Heliopolis: il grande esperimento del Barone
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Un curioso, e riuscito, saggio giornalistico di storia urbana e sociale. Da Egypt Today, giugno 2005 (f.b.)

Titolo originale: The Baron’s Grand Experiment. A look back at the history of Heliopolis – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Deve essere parso un po’ strano quando nel 1905, l’industriale e finanziere belga Barone-Generale Edouard Louis Joseph Empain, conosciuto allora semplicemente come il Barone (la sua promozione al rango di generale dell’esercito avvenne durante la prima guerra mondiale), decise di costruire la sua città dei sogni nel bel mezzo del nulla. Anche più misterioso suonava il fatto che l’esatta collocazione del bel mezzo di nulla era un tratto di deserto vergine dieci chilometri a nord-est del Cairo, che allora era un posto a notevole distanza da qualunque altro.

A molti dei suoi pari grado sociali, sembrava una specie di autoesilio, ma come avrebbe dimostrato il tempo, il Barone Empain era il “Pifferaio” che poi tutti avrebbero seguito.

Empain sognava una città-oasi pulita, spaziosa, che attirasse nello stesso modo indigeni e stranieri. Come diceva al suo architetto, il famoso belga Ernest Jasper, “Voglio costruire una città nel deserto vergine. Dovrà chiamarsi Heliopolis, la città del sole. E per prima cosa voglio costruire un palazzo, un enorme palazzo. Voglio che sia magnifico”.

Il palazzo non era la stravagante residenza personale del Barone Empain, come regolarmente riportato oggi dalla stampa, ma l’Heliopolis Palace Hotel, la cui costruzione fu completata nel 1910, contribuendo a dare un tono alla Città del Sole, e conferendogli un alone storico e mistico che appare molto più affascinante e antico dei suoi soli 100 anni.

E a dire il vero si ritiene che la città di Empain sia stata realizzata nello stesso luogo dell’antica Heliopolis, o On, come è chiamata nelle Bibbia. La città che fu il grembo del rinascimento intellettuale della Grecia, culla di grandi filosofi, come Platone. E furono i greci a dare alla città il suo nome più famoso: Heliopolis. La cosa più importante è che il Barone amava così tanto l’antica città, da organizzare parecchie campagne archeologiche per disseppellirla (tutte senza risultati).

Con denaro e potere insieme, la città dei sogni iniziò a diventare realtà quando Empain e Boghos Noubar, figlio del primo ministro egiziano, ottennero l’autorizzazione a costruire la loro Città del Sole su una superficie di 5.952 feddans [ 2.500 ettari n.d.T.] di deserto vergine, a 1 lira egiziana al feddan, costituendo la Cairo Electric Railways e la Heliopolis Oasis Company per realizzare il progetto. Anche Utopia, a quanto pare, aveva bisogno di un mezzo di trasporto perché i suoi coloni Utopiani potessero spostarsi agevolmente, come sottolineò lo stesso Empain. Il suo primo grande progetto per la città furono le linee tranviarie, pensate per collegare l’oasi alla città madre.

La Heliopolis di Empain era l’immagine esatta della sua contemporanea europea, l’ideale di città giardino. Tutto era progettato per costruire un senso del luogo, dalle ampie strade e viali ai giardini pubblici e piazze. Degno di nota, l’uniforme aspetto orientale delle architetture, tutte a costruire la sensazione di una città particolare, governata da forti geometrie. Il Barone e il suo gruppo fissarono rigidi codici edilizi, vietando i fabbricati più alti di cinque piani, limitando l’altezza complessiva delle ville a 15 metri, e specificando che la superficie edificata di un lotto non poteva eccedere il 50 per cento.

La progettazione urbanistica fu concepita pensando alle diverse classi economiche e sociali e alle funzioni, definendo chiaramente i quartieri per le ville, altre zone per gli edifici residenziali e i raggruppamenti di quelli commerciali, tutti sottoposti a una serie di norme per offrire “le migliori condizioni di vita urbana” come si diceva all’epoca.

Uno degli elementi principali era lo Heliopolis Palace Hotel, luogo di ritrovo per la crème de la crème sociale, fra cui figurava il Re Farouk, assiduo frequentatore anche dei ristoranti e dello Heliopolis Sporting Club. Rinomato per i suoi lussuosi interni e gli ospiti di serie A, l’albergo aveva 400 stanze, una cupola alta 55metri, e un salone da pranzo senza eguali. Il matrimonio del figlio di Boghos Pasha si tenne all’albergo nel 1937, e ci furono migliaia di invitati. E non si trattò dell’unico evento sfarzoso, dato che l’hotel era famoso per i matrimoni dell’alta società, le serate di ballo, le feste e riunioni per il tè.

Più tardi, l’albergo fu trasformato nel quartier generale della Federazione degli Stati Arabi, prima di diventare la residenza ufficiale del Presidente egiziano.

Heliopolis si guadagnò rapidamente la reputazione di luogo privilegiato a livello nazionale per lo sport e i grandi talenti sportivi. Lo Heliopolis Sporting Club cominciò quasi subito a produrre campioni (una tradizione che continua ancora oggi). Negli anni ’40 agli sport tradizionali come golf, nuoto o squash, si aggiunsero gare più moderne. All’inizio del gennaio 1948 si disputò una delle prime gare automobilistiche nazionali, su un percorso di 50 chilometri da Heliopolis sulla via El-Thawra fino alla Suez Road. Il luogo di concentrazione fu il quartiere di El-Korba, dove cinquanta piloti egiziani e parecchi rappresentanti stranieri si incontrarono per le operazioni pre-corsa. Solh Pasha Lamloum ottenne la pole position con la sua Cadillac del 1944, seguito da Saeed Ibrahim Pasha Attallah su una Lincoln 1942 e dal Capitano Adly Lamloum con una MG sportiva. Il primo premio andò al Capitano Hussein Makram e alla sua Austin Helli 1948; Makram si portò a casa un attestato del Principe Omar Pasha Tosson (allora presidente del prestigioso Egyptian Automotive Club) e un invito al ballo allo Heliopolis Palace.

Nello stesso 1952 che vide la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali e l’espulsione degli inglesi dall’Heliopolis Club, anche la città si vide cambiata, con la fine dell’epoca d’oro segnata dall’alta società egiziana e straniera e dal loro denaro. La Belgian Cairo Electric Railways del Barone e la Heliopolis Oasis Company furono nazionalizzate nel 1962. Fu nominato direttore generale l’ingegnere Abdel Hamid Abu El-Atta, che annunciò una nuova era, dove si sarebbe “visto un quadro dipinto a colori diversi”.

Fra le prime trasformazioni: i nuovi decisori sostituirono alla pista dell’ippodromo un grande parco pubblico. Come riporta un giornale dell’epoca: “Le corse dei cavalli sono un hobby per un pubblico molto particolare e limitato, e la pista occupa una posizione centrale nell’area. Di conseguenza, abbiamo visto la necessità di realizzare un grande parco, il primo del Medio Oriente, di trenta ettari, con un grande lago artificiale e spazi per il tempo libero. I cancelli saranno aperti al pubblico per le celebrazioni della Giornata della Rivoluzione”.

Merryland, come si chiamò poi, era un’idea del ministro Mohamed Abu Nosseir e del suo confidente, il medico Sayed Kareem.

Come notarono le autorità locali, Heliopolis iniziò presto ad attirare nuovi residenti, dando vita a un processo di spostamento di popolazione accelerato da progetti come la realizzazione e ampliamento del Cairo International Airport e vari edifici governativi che spuntavano dentro a Heliopolis o ai suoi margini. Il bisogno di nuovi lavoratori nei servizi stimolò ad accelerare ancora di più il ritmo della crescita.

Da un totale di 300 persone nel 1909, la popolazione dell’area era cresciuta sino a 300.000 abitanti nel 1962. Presto i funzionari di Heliopolis approvarono nuovi insediamenti nelle zone circostanti compreso un Tiro a Segno, e iniziarono a pensare al prolungamento della metropolitana urbana. Nel corso degli anni ’60, sembrò dissiparsi il senso di indipendenza che Empain aveva infuso sulla città. Heliopolis resisteva, ma la città fu lentamente assorbita dal governatorato del Cairo. La metropolitana dipendeva dall’autorità del Ministro dei Trasporti, che rivaleggiava coi funzionari del governatorato del Cairo per la titolarità del sistema di trasporti. In nessun modo, disse un pezzo grosso del Cairo, Heliopolis può essere una “isola separata” per quanto riguarda le decisioni. Al contrario, Heliopolis deve essere inserita nella pianificazione generale del Cairo e, naturalmente, dipendere dalla supervisione generale del governatorato.

Da quando è stata assorbita dal Cairo, Heliopolis ha visto molti cambiamenti: i rigidi codici edilizi furono immediatamente accantonati e iniziarono a crescere come funghi edifici orribili sviluppati in altezza durante il boom di popolazione degli anni ‘80. La corruzione, in particolare fra alcuni dei vertici dei distretto, consentì a molti costruttori di aggiungere piani agli edifici, in violazione della legge. Molte di queste strutture sono crollate a seguito del terremoto del 1992, stimolando le richieste per una nuova e più rigida regolamentazione edilizia a livello nazionale.

In più, la Misr Al-Gadida Company for Housing and Urban Development, responsabile del metrò di Heliopolis, riconobbe che la scarsa manutenzione aveva contribuito ad abbassare i livelli di sicurezza e ad aumentare i ritardi, senza parlare delle perdite che avevano superato i 30 milioni di LE solo nel 1991. Disperata, la compagnia propose di vendere le strutture alla Public Transport Authority, che saltò rapidamente sul carro. In breve tempo, la PTA chiese al Primo Ministro dell’epoca 18 milioni per dare qualche ritocco superficiale alla linea. Alla fine, al capo della PTA Youssef Mahmoud furono garantiti in tutto 2 milioni per completare il lavoro.

Problemi o meno, Heliopolis è sempre stata luogo di residenza per molte celebrità, come l’intellettuale Abbas Mahmoud Al-Aqqad; Primi Ministri come Kamal El-Ganzouri o Atef Sedki; noti editorialisti come Ahmed Bahgat o Younan Labib Rizq; l’ex portavoce del Consiglio della Shura Mostafa Kamal Helmy; l’ex ministro dell’Informazione Mohammed Fayek; l’ex ministro della Sanità Ismail Salam. Ora ci abita Safwat El-Sherif, attuale portavoce del Consiglio della Shura, e Heliopolis è stata la casa dell’ex presidente sudanese Gaafar El-Nomeri, dello Yemen Abduallah El-Selal [...]

E naturalmente ci sta la first Lady Suzanne Mubarak, i cui sforzi in favore del quartiere dove è nata, cresciuta, e dove vive, hanno riportato Heliopolis sotto i riflettori nazionali. Andando oltre le feste abbaglianti e i progetti urbanistici di cosmesi, la signora Mubarak ha collaborato col governo ad affrontare alcuni dei problemi più intrattabili del distretto, stimolando la salvezza del Palazzo del Barone e il restauro di altri edifici di significato architettonico ora degradati. Si dice che i suoi sforzi siano stati egualmente importanti per quanto riguarda i miglioramenti nelle reti stradali, nei ponti e gallerie completati lo scorso anno e che hanno migliorato il traffico in tutto il distretto.

E non è soltanto la Città del Sole a richiedere attenzione; molti altri centri e quartieri hanno un disperato bisogno di ritocchi per ripristinare l’aspetto di un tempo. Ma, come si suol dire, anche un viaggio di mille chilometri comincia con un solo passo. Ed è giusto che questo primo passo sia stato fatto col Gioiello del Deserto voluto dal Barone.

Nota: il testo originale – e alcune illustrazioni – al sito di Egypt Today (f.b.)

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