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Green Economy all’italiana
3 Luglio 2010
Articoli del 2010
Hanno occupato lo Stato per svuotarlo e cederne i pezzi ai privati. Adesso è la volta dei parchi. Si fermeranno quando non ci sarà più niente da saccheggiare. Il manifesto 3 luglio 2010

Green Economy

Da Tremonti tagli e insulti

di r.pol.

Dall'assemblea di Coldiretti il ministro dell'economia carica a testa bassa le regioni del Sud, «cialtrone e irresponsabili» per lo spreco dei Fas. Il governo prepara lo smantellamento di parchi nazionali e aree protette. Sulle pensioni la correzione del «refuso» si rivela l'ennesimo bluff. Mentre un nuovo emendamento alla manovra taglia le tredicesime a magistrati, poliziotti e professori universitari. Una ruota che gira gira e torna sempre al punto di partenza: tagli alla spesa pubblica e impoverimento del ceto medio, di dipendenti e pensionati. È questo il lavoro della commissione bilancio del senato sulla manovra finanziaria.

Le poche promesse migliorative di partenza fatte da Tremonti sono completamente sparite nel corso del dibattito. Anzi, allo stato la manovra è peggiorata in modo significativo. All'ennesima scure sulle pensioni si sono aggiunti il dietrofront di relatore e governo sull'impegno a ripristinare le agevolazioni per le energie rinnovabili (certificati verdi) e il penoso giro di vite sulla soglia dell'85% per la pensione di invalidità. Le uniche aperture rimaste sono affidate a futuri decreti legislativi del governo. In sostanza, il parlamento non conta nulla: la destinazione del 30% dei risparmi sulla scuola destinati comunque all'Istruzione spetterà a un decreto futuro dell'Economia. E anche i risparmi per la fine dei certificati verdi dovrebbero andare a università e riduzione delle bollette ma saranno decisi chissà quando da Sviluppo ed Economia.

Ai tagli alla spesa si accompagna la scure contro gli enti locali. Tremonti ieri all'assemblea della Coldiretti ha detto che «l'agricoltura è la base di ogni altra attività economica. Senza di essa non esisterebbero né il commercio né l'industria» e ha di nuovo caricato a testa bassa le regioni del Sud accusandole di «cialtroneria» e «irresponsabilità» nello spreco dei fondi comunitari: «Basta, è uno scandalo pauroso prodotto dalle regioni meridionali, non se ne può più di questa gente che sa solo protestare e non sa fare servizio pubblico per i cittadini», sentenzia padanamente il ministro dell'Economia. La critica sarebbe pure giusta. Però è sospetta. Perché il governo - oltre ai tagli della finanziaria - si appresta a inasprire le aliquote Irpef (lavoratori) e Irap (imprese) per le quattro regioni che hanno «sforato» il rientro sulla sanità: Lazio, Calabria, Campania e Molise. Mentre Bersani accusa il ministro di divagare: «Tremonti dovrebbe spiegare perché il reddito agricolo è sceso del 20% nel 2009 invece di criticare le regioni». Per il Pd le modifiche sui tagli agli enti locali sono dirimenti. Ma il relatore Azzollini afferma che la questione è chiusa con l'emendamento che conferma i tagli lasciando ai governatori il compito di ripartirli tra di loro.

Lo scontro con gli enti locali insomma non si placa. Errani, Formigoni e Polverini - cioè i vertici della conferenza delle regioni - hanno incontrato ieri il presidente del senato Renato Schifani. Che ha promesso tempi e spazi adeguati nel dibattito sulla finanziaria. Ancora in alto mare invece il vertice chiesto dai governatori a Berlusconi.

«Una maggioranza politicamente in difficoltà è costretta a rinviare la conclusione dei lavori sulla manovra lasciando da parte i tanti, tantissimi nodi irrisolti», spiega il senatore del Pd Paolo Giaretta, relatore di minoranza della manovra. I lavori della Bilancio infatti si sono fermati e tutto è stato rinviato a lunedì.

Ecologia. Con i tagli aree protette a rischio

Il governo sega i parchi nazionali

di Luca Fazio

Per raccogliere le briciole segano anche i parchi, e per di più nell'anno internazionale dedicato alla biodiversità (anche se in pochi se ne sono accorti). Senza voler passare per catastrofisti, bisognerebbe chiedersi perché il governo, per risparmiare 25 milioni di euro, cifra di poco conto per il bilancio dello Stato, corre il rischio di smantellare le aree protette italiane che custodiscono il patrimonio più ricco di biodiversità a livello europeo (57.468 specie animali e 12.000 specie floristiche censite). La risposta sta nel fatto che l'Italia, nonostante questa ricchezza, è anche il paese europeo che consuma più territorio (ogni anno vengono asfaltati 250.000 ettari) e che continua a destinare meno risorse alla protezione della natura.

Dunque va letto nel segno della continuità il taglio di 25 milioni di euro previsto dalla manovra finanziaria che ieri ha costretto i presidenti dei parchi nazionali, rappresentati da Giampiero Sammuri, a sollevare alcune obiezioni per cercare di difendere le aree protette. Sono stati ricevuti al Senato da esponenti del governo e dell'opposizione facendosi strappare una promessa di interessamento, anche perché, a conti fatti, ogni anno i parchi italiani accolgono 35 milioni di turisti con un indotto notevole anche per le casse dello stato. Restando i tagli, insiste Federparchi, alcune aree protette invece saranno costrette ad essere smantellate. «Se passa questa manovra finanziaria - vanno al sodo i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante - molti dei 24 parchi nazionali italiani dovranno chiudere i battenti. All'articolo 7 è previsto il dimezzamento dei circa 50 milioni di contributi del Ministero dell'Ambiente, il che impedirebbe a molti enti parco semplicemente di pagare gli stipendi al personale». Da qui l'insensatezza della norma, insistono i senatori. «I parchi nazionali rappresentano un patrimonio ambientale di valore inestimabile e custodiscono le aree più pregiate del paesaggio italiano nelle quali si incarna una parte importante della stessa identità nazionale. Condannarli a morte è un atto di stupidità anche in termini economici, visto il contributo che il territorio protetto fornisce alle diverse economie, dal turismo all'agricoltura di qualità, che basano la forza sulla qualità ambientale e che incontrano una domanda crescente da parte dei cittadini».

Per Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente, già oggi i parchi sono allo stremo e 25 milioni di euro in meno potrebbero essere letali. «Solo attraverso una nuova politica basata su concreti investimenti strategici e valorizzazione delle qualità territoriali - spiega - sarà possibile rilanciare con criterio la funzione degli enti preposti alla salvaguardia della natura e della biodiversità. La mannaia del maxi emendamento, invece, rischia di abbattersi non solo sulle esperienze positive di tutela del paesaggio e delle parti più fragili del nostro territorio, ma anche di condannare un pezzo dell'economia legata al turismo sostenibile, alle produzioni agroalimentari di qualità e alle attività educative e formative per i giovani».

A questo punto, per modificare la manovra sega parchi, bisognerà mettersi nelle mani del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. E questa, forse, non è una buona notizia

Bonelli (Verdi)

«Un attacco alla biodiversità che favorisce i privati»

di Luca Fazio

Altro che 25 milioni di risparmi, il governo Berlusconi vuole privatizzare anche i parchi nazionali. Ne è convinto Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, che annuncia un esposto alle istituzioni comunitarie prefigurando una violazione delle direttive europee per la tutela della biodiversità.

Individui addirittura una doppia regia, prima Matteoli e poi Prestigiacomo starebbero cercando di svendere un patrimonio della natura.

Come già aveva annunciato Matteoli, anche il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo ha detto che ormai è giunto il momento di far entrare i privati nella gestione delle aree protette. Non sfugge a nessuno che tagliare i fondi e portare al collasso la gestione dei parchi non può che facilitare l'arrivo dei privati, che hanno tutto l'interesse a gestire e incrementare alcune attività all'interno dei parchi. La privatizzazione è sempre nella logica politica di questo governo. Questo processo porterebbe di fatto allo snaturamento della pubblicità delle aree protette, e di conseguenza allo scardinamento di alcuni principi di tutela in aree dove non sarebbe previsto alcun intervento.

Dove starebbe la violazione del patto sul rispetto della biodiversità?

L'Italia ha aderito alla convenzione internazionale di tutela della biodiversità, un protocollo che tra le altre cose ribadisce il contributo vitale delle aree protette. Quindi l'Italia ha sottoscritto un obbligo a sostenerle adeguatamente, è il contrario di tagliare risorse indispensabili.

Stai parlando del territorio più ricco di biodiversità...

Appunto. Nei parchi italiani vengono tutelate più di 57.000 specie animali tra invertebrati (56.168) e vertebrati (1.254). Anche il patrimonio vegetale è notevolissimo, circa il 50% della flora europea. C'è un altro aspetto non trascurabile che dice della ricchezza delle nostre aree protette: secondo una stima fatta da un istituto internazionale, sono indispensabili anche per il rispetto degli obiettivi europei in materia di emissioni, poiché ogni ettaro di territorio tutelato consente all'Italia di risparmiare 578 euro di costi relativi all'emissione di Co2, per un totale di 476 milioni di euro.

In più, le aree protette sono anche un business...

Per questo possono fare gola ai privati. Si calcola un giro di affari attorno ai 2 miliardi di euro all'anno, all'interno di un indotto legato al turismo e all'agricoltura che dà lavoro a 86.000 persone. Nei 2.450 centri visita transitano 35 milioni di visitatori all'anno, una cifra enorme. Il turismo naturalistico, nonostante la crisi economica, è in costante espansione. Per questo motivo mettere in ginocchio i parchi nazionali, oltre che insensato, potrebbe favorire i non indifferenti appettiti dei privati.

I rappresentanti di Federparchi, dopo l'incontro di ieri al Senato, si dicono fiduciosi circa la «restituzione» dei 25 milioni di euro di tagli. Ti aspetti un aggiustamento in questa direzione?

Non è la prima finanziaria che opera tagli sulle aree protette, l'hanno già fatto nel 2008. Piuttosto, credo che questo continuum porterà alla paralisi della gestione dei parchi. Se questo è l'obiettivo, mi aspetto poco.

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