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Grattiamo forte il cielo della padania
26 Giugno 2010
Padania
Dalle edizioni milanesi de la Repubblica e del Corriere della Sera, 26 giugno 2010, le folkloristiche interpretazioni del concetto di densità urbana di Ligresti e dei suoi colleghi brianzoli (f.b.)

la Repubblica ed. Milano

Ligresti: ecco la Milano che sogno

di Franco Capitano

La Milano che sogna Salvatore Ligresti? Tanti grattacieli, perché «questa è l’unica città in Italia che abbia le caratteristiche per fare i grattacieli», un tunnel sotterraneo «come a Parigi», nuovi quartieri in fondo a via Ripamonti, parco Sud, dove lo stesso Ligresti è proprietario di ampie aree. Il costruttore siciliano ha spiegato le sue idee sullo sviluppo urbanistico della città ieri, all’uscita da Mediobanca. E sull’Expo, ha detto, «io sto con la Moratti: basta litigi, c’è posto per tutti».

Eccola, la Milano di Salvatore Ligresti. Meglio: la Milano che il costruttore siciliano vorrebbe. La Milano dell’Expo, perché Ligresti sta con la Moratti, e lo dice senza mezzi termini. Una Milano con tanti grattacieli, un lungo tunnel sotterraneo che la attraversi da capo a piedi, e tanti nuovi quartieri costruiti ai margini della città, sfruttando aree dismesse e terreni incolti. E non terreni scelti a caso, perché i terreni sui quali Ligresti vorrebbe costruire sono proprio i suoi, quelli «in fondo a via Ripamonti» (cioè in pieno Parco Sud, dove costruire, in teoria, non si può, ma su questo sorvola volentieri) dove possono nascere «nuovi quartieri completi che devono avere le scuole per i bambini perché - sottolinea - bisogna eliminare le differenze di classe, le scuole per i nobili, i bambini devono crescere assieme».

Spregiudicato immobiliarista a caccia di nuovi affari o nobile propugnatore dell’eguaglianza sociale? Ligresti, all’uscita di Mediobanca, la spiega così: «Io vengo dal popolo, dalla Sicilia, ho fatto gradino su gradino, ma lo possono fare anche gli altri». Dura poco, perché un secondo dopo Ligresti torna a parlare di grandi affari. Si chiede «perché proibire che la città si espanda?». E punta l’indice contro la burocrazia «troppo lenta e complicata», con «commissioni che si riuniscono e poi si riuniscono ancora e poi cambiano i componenti e si ricomincia daccapo: è impossibile. Ci vogliono regole chiare e definite».

Qualche idea sulla città del futuro, in ogni caso, Ligresti l’ha ben chiara in mente: Milano, dice, «è l’unica città in Italia che abbia le caratteristiche per fare i grattacieli. Certamente ci vuole anche la collaborazione dell’amministrazione che, assieme a grandi gruppi come banche e assicurazioni, può portare avanti i grandi progetti». Proprio la fotografia di Citylife, il grande progetto nato dalla collaborazione tra Fiera, Comune e grandi compagnie assicurative, tra cui - guarda caso - la Fondiaria Sai del gruppo Ligresti. E il traffico? Nelle grandi città, spiega Ligresti, fare un tunnel «per disintossicare il traffico è normale. Guardate Parigi che ne è piena».

Insomma: costruire, costruire, costruire. La cornice giusta? Ligresti non lo dice in modo diretto, ma si capisce bene cosa intenda quando lancia il suo appello: «L’Expo è un grande progetto, aiutiamo il sindaco Moratti a portarlo avanti. La Moratti si è data un sacco da fare. Adesso che c’è l’autorizzazione uniamoci, non perdiamo tempo a litigare, facciamo cose positive, c’è posto per tutti».

Il Corriere della Sera ed. Milano

Nel paese di Berlusconi un grattacielo come il Pirellone bis

di Andrea Senesi

Trentasei piani per 160 metri d’altezza. In pratica quanto il Pirellone bis, la futura casa della Regione Lombardia. Siamo in piena Brianza, a casa di Silvio Berlusconi. Perché la torre che lotterà per il primato del cielo lombardo col futuro Pirellone 2 nascerà nel Comune di Arcore. Nella zona industriale del paese, quasi al confine con Villasanta. A fianco di una fabbrica di camicie e a pochi chilometri da villa San Martino, la residenza del premier, il gioiello neoclassico che fu del conte Casati Stampa con i suoi giardini all’inglese e le sue cento stanze.

Trentasei piani per 160 metri d’altezza, e qualcuno giura che in realtà sarebbero pure di più. In pratica quanto il Pirellone bis, la futura casa della Regione Lombardia. Siamo in piena Brianza però, siamo a casa di Silvio Berlusconi.

Perché la torre che lotterà per il primato del cielo lombardo col futuro Pirellone formigoniano nascerà nel Comune di Arcore. Nella zona industriale del paese, quasi al confine con Villasanta. A fianco di una fabbrica di camicie e a pochi chilometri da villa San Martino, la residenza del premier, il gioiello neoclassico che fu del conte Casati Stampa con i suoi giardini all’inglese e le sue cento stanze.

E dire che Silvio Berlusconi non è esattamente un fan dello «sviluppo urbanistico verticale». Un paio d’anni fa, per dire, promise le barricate di fronte alla torre storta di Daniel Libeskind destinata a svettare nell’area della vecchia Fiera. «Ho visto progetti di grattacieli elaborati da architetti stranieri, storti e sbilenchi, in totale contrasto con il contesto milanese. Spero non sia questa l' idea moderna di Milano, altrimenti la protesta sorgerà spontanea e giusta. E io mi metterò alla testa di questa protesta», ebbe a dire allora il premier.

«Per essere dritta la nostra torre è dritta», giura ora chi ha visto il rendering depositato negli uffici del Comune di Arcore. «Il punto semmai è un altro», spiega l’assessore del Pdl, l’architetto Claudio Bertani: «Il punto è che non abbiamo ancora deciso cosa fare. Stiamo discutendo in questi mesi il nostro piano di governo del territorio e ci siamo trovati tra le mani questa richiesta così "folle". Chiaramente ne abbiamo parlato subito col sindaco e in giunta, però la decisione la prenderemo solo dopo aver sentito Provincia e Regione».

L’assessore, passato lo choc iniziale, s’è fatto possibilista: «In fondo non si tratta di residenza. Sono strutture commerciali e ricettive, oltre a una clinica sanitaria. Dal punto di vista dell’impatto sul territorio non credo che sarebbe un disastro. Vedremo, ma senza pregiudizi».

Anche l’opposizione è incredula. Chi c’è davvero dietro il progetto-choc? Il maxi-grattacielo è arrivato negli uffici del Comune giusto un mesetto fa. Regolarmente protocollato. Nero su bianco, in attesa di via libera. La società che ha chiesto il permesso di costruire è una semplice Srl, la Smeraldo, che farebbe capo, assicurano in paese, a uno dei più importanti commercialisti della zona.

Secondo Fausto Perego del Pd (e a sua volta ex assessore in Comune) «meglio comunque le due maxi-torri che l’altro progetto che è uscito fuori negli ultimi mesi. E cioè la cosiddetta Milano 4 che l’immobiliare di famiglia del premier vorrebbe realizzare proprio qui ad Arcore».

«La maxi-torre— racconta ancora Perego — ha una forma triangolare, come una gigantesca punta protesa verso l’alto e con le superfici dei due lati un po’ bombate». I grattacieli in realtà sarebbero addirittura due. «A fianco del gigante, ne è previsto un altro un po’ più piccolo e dalla forma più convenzionale». Centoventi metri o su di lì.

«Milano 4, la Cascinazza, il Pgt di Monza: è chiaro che la Brianza è ormai al centro degli appetiti degli immobiliaristi», attacca Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd: «Non vorrei che Arcore dopo essere diventata la capitale politica del Paese diventasse ora la capitale del cemento».

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