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Grattacieli a Milano
10 Marzo 2009
Milano
Nel commento di Beltrami Gadola e nell’intervista a Giancarlo Consonni una prima analisi del nuovo piano di governo del territorio di Milano. Da la Repubblica, ed. Milano, 10 marzo 2009 (m.p.g.)

"Solo cemento, manca il progetto carta bianca agli immobiliaristi"

Teresa Monestiroli

Giancarlo Consonni, professore di Urbanistica al Politecnico, cosa pensa del nuovo Piano di governo del territorio del Comune?

«Mi sembra che l’amministrazione ragioni solo in termini di quantità e non di struttura della città. Invece di costruire il vero policentrismo, il Comune sta delegando il progetto di città alle società immobiliari. In questo modo si perde una grande occasione, quella di ripensare Milano dandogli una nuova ossatura non solo funzionale ma anche relazionale. Riqualificare va bene, ma bisogna governare gli interventi come è stato fatto a Parigi e Barcellona altrimenti si finirà per perdere occasioni straordinarie come è già successo nel caso di Bicocca e dell’area dell’ex Maserati».

Per quantità intende volumetrie e cemento?

«Il problema non è il cemento, ma la mancanza di progetto più ampio. Le quantità devono stare dentro un’idea di città altrimenti non si capisce che cosa distingue un ammasso informe di edifici da un luogo che abbia una qualità urbana. In questo modo finiremo per avere tante periferie incapaci di diventare centri di attrazione e che orbiteranno su un centro sempre più piccolo».

Il Piano di governo del territorio prevede l´aumento della popolazione milanese di 700 mila unità. È possibile?

«Pensare che i cittadini che hanno lasciato Milano tornino è un sogno. Se il Comune fosse veramente in grado di fare un piano di edilizia a basso prezzo sarebbe una vera e propria rivoluzione, ma gli immobiliaristi non accetteranno mai. In realtà il piano sta dando alle società immobiliari carta bianca per costruire volumetrie sproporzionate, senza più i vincoli delle destinazioni d´uso. Il tutto senza un’armatura fatta di piazze e di strade. Questo renderà le periferie dei ghetti e si alimenteranno i problemi di sicurezza».

Cosa c’entra la sicurezza con l’urbanistica?

«È la città stessa a sconfiggere l’insicurezza attraverso il naturale presidio dei luoghi da parte dei cittadini. Se non si creano le condizioni di relazione urbana si finisce per avere quartieri dormitorio o, al contrario, di lusso ma isolati dal resto della città».

L’assessore Masseroli punta alla riqualificazione degli scali ferroviari come Rogoredo e Porta Romana. È d’accordo?

«Gli scali sono una grande occasione di sviluppo. Ma ripeto, dipende da come vengono riqualificati. Se rivalutare significa accumulare volumi informi sarà un disastro».

È favorevole anche al trasferimento dell’ippodromo per realizzare a San Siro un quartiere di lusso?

«Questo è davvero sbagliato. L’ippodromo è un’area storica che andrebbe riqualificata, farci un altro quartiere non ha senso. E poi mi chiedo: in un momento di crisi come questo chi comprerà tutte queste case di lusso? La crisi economica dovrebbe spingere l’amministrazione a ripensare un modello qualitativo di intervento invece si continua con la vecchia logica. Faccio solo un esempio: il parco Sempione è il regalo che la crisi edilizia dell’Ottocento ha fatto alla città. Doveva essere un quartiere di lusso ma si è deciso di trasformarlo in area verde».

Metri cubi di palazzi, ma per chi?

Luca Beltrami Gadola

Hanno cominciato a dirlo quasi due anni fa e non aggiungono nulla. Imperturbabili. La recitazione è quella della scuola "Non lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a Dio". Viso lievemente atteggiato al sorriso, tono di voce pacato, la devozione al pubblico interesse fatta maschera teatrale. Quello che stupisce è la capacità di dire sempre le stesse cose mentre fuori infuria la tempesta: di questo è specialista la nostra sindaca. La settimana scorsa ha riunito la giunta per un’intera giornata a discutere del bilancio di metà mandato. Al termine ci aspettavamo un documento che non c’è: un’analisi del passato - quel che abbiamo fatto o non fatto - e un documento sul futuro: cosa fare, visto che lo scenario è totalmente cambiato, altri i problemi milanesi, altre le priorità, altre le risorse. Invece no: un generico richiamo all’efficienza, una tirata d´orecchi a chi vuol fare il giocatore solitario, un appello alla coesione politica.

Due le possibilità: o il programma elettorale era una scatola piena di sole parole, o non sanno cosa pensare e questo è forse peggio. Ormai anche gran parte del mondo conservatore è convinta che dobbiamo guardare a uno sviluppo completamente diverso: le città, dove vive più del 50% della popolazione mondiale, ne sono il laboratorio. Urbanistica dunque in primo luogo. Ma qui arriva prima Berlusconi: 550 milioni per investimenti destinati alla casa. Il gruppo Citylife ne ha spesi 523 per comprare la vecchia area della Fiera, tanto per capire lo sforzo, come dire al massimo 4.000 appartamenti da 80 metri, una goccia. Poi un incremento tra il 20 e il 30% delle volumetrie edificate. Destinati a chi questi volumi se con la crisi non si vende un chiodo? Cosa vuol dire rilanciare l’edilizia in queste condizioni di mercato? Perché così poco all’edilizia residenziale pubblica che assorbe più manodopera e che ha più indotto? Per l’ambiente e per il Paese, per la bellezza e la vivibilità della città sarà un disastro. Che fine farà il piano dell’assessore Masseroli? Difendiamolo, persino meglio lui della follia berlusconiana.

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