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Emilio Battisti
Governo, aiuto. Ma perché?
11 Novembre 2015
Milano
«La retorica sui successi di Expo impedisce di mettere a fuoco i problemi: oltre all’inquinamento dei terreni, la difficile accessibilità e mobilità, come ottenere una appropriata composizione sociale e come perseguire la qualità urbana perché non si realizzi un altro pezzo di periferia, isolata dal resto del territorio»
«La retorica sui successi di Expo impedisce di mettere a fuoco i problemi: oltre all’inquinamento dei terreni, la difficile accessibilità e mobilità, come ottenere una appropriata composizione sociale e come perseguire la qualità urbana perché non si realizzi un altro pezzo di periferia, isolata dal resto del territorio». Il Fatto Quotidiano, 11 novembre 2015 (m.p.r.)

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha affermato che l’area di Expo «ha caratteristiche uniche sia dal punto di vista logistico che tecnologico» e che quel «milione di metri quadrati … sono raggiungibili facilmente con ogni mezzo… e dotati di infrastrutture tecnologiche». Se fosse vero, per quale motivo ci sarebbe la necessità di fare intervenire il governo nel suo recupero dopo la manifestazione? E come mai per eseguire una normale, per quanto importante, operazione di natura urbanistica da coordinare tra i comuni di Milano e Rho servirebbe, anche a detta del ministro Maurizio Martina, «un interlocutore forte» un «dominus», come lo definisce Pisapia, «che unisca alcuni poteri speciali a un ruolo diretto e strategico all’interno di Arexpo» ossia nella società che possiede le aree?

Considerato che le aree di Expo si estendono sia nel territorio di Milano che in quello di Rho, a che cosa servono allora i due assessori all’urbanistica, Alessandro Balducci e Pietro Romano, sindaco di Rho con delega all’urbanistica? Altri giornali hanno riferito che il principale problema sarebbe Arexpo, soggetto troppo debole per gestire il post evento. Ma Arexpo, formata da Regione, Città metropolitana, Comuni di Milano e di Rho e da Fondazione Fiera comprende le tre più importanti amministrazioni locali che rinunciano inspiegabilmente alle loro prerogative sul governo del territorio. E il ministro Martina ha affermato: «il fatto che lo Stato (o il governo?, ndr) non sia nella società Arexpo è un elemento che ha creato una disomogeneità… Ci troviamo in una situazione non allineata tra gestione e proprietà. Stiamo lavorando per allineare bene le cose e poter essere utili».
Ma perché mai il governo dovrebbe allinearsi? Invocare l’intervento del governo può avere la motivazione di disporre di altri finanziamenti pubblici, oltre a quanto già speso per Expo. La retorica sui successi di Expo e sulla qualità delle aree impedisce di mettere a fuoco i problemi: oltre all’inquinamento dei terreni, dell’aria e acustico, la difficile accessibilità e mobilità, la vischiosità delle procedure, a meno che si ricorra a poteri del “dominus” che con procedure d’urgenza ridurrà garanzie e tutele, la difficile sostenibilità economica che comporterà altri oneri a carico dei cittadini, come ottenere una appropriata composizione sociale per evitare il degrado e realizzare invece una vitale componente della Città metropolitana, e come perseguire la qualità urbana e architettonica perché non si realizzi un altro pezzo di periferia, isolata dal resto del territorio.
Sono certo di interpretare i sentimenti di molti progettisti e dell’Ordine degli Architetti - fin dal 2008 impegnato a documentare il dopo Expo nei casi emblematici di Hannover, Siviglia e Saragozza - affermando che non rinunceremo a prendere posizione sui problemi che si stanno manifestando, mettendo a disposizione le nostre conoscenze per favorire un pubblico dibattito nel quale inviteremo a confrontarsi i responsabili delle istituzioni.
Emilio Battisti, architetto, già ordinario di Composizione Architettonica Politecnico di Milano
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