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Alberto Ziparo
Gli incidenti della bassa velocità
7 Agosto 2010
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Ancora morti sulle rotaie (questa volta a Napoli), non per fatalità ma per le scelte politiche imbecilli dei nostri governanti, “moderni” solo per gli affari. Il manifesto, 7 agosto 2010

Quello di ieri è l'ennesimo incidente disastroso che accade sul sistema infrastrutturale di un Paese il cui governo sembra avere come unica idea quella degli appalti delle Grandi opere e delle Tav. Mentre, infatti, si investe, si discute e ci si accapiglia solo per l'alta velocità, già costata più del triplo del preventivato, si taglia tutto il resto.

Gli interessi che ruotano attorno ad alta velocità e Grandi opere costringono il Paese ad arretrare culturalmente, ecologicamente, programmaticamente e tecnologicamente. Tra l'altro in controtendenza rispetto a tutto l'occidente - e contro ogni logica - si tradiscono sistematicamente i protocolli di sostenibilità siglati con la Ue e l'Unep e, come negli Stati Uniti degli anni '50, si promuovono politiche di incremento del traffico su gomma, sia passeggeri - visti gli aumenti di tariffe sui tratti monopolizzati dai treni ad alta velocità - che merci, per la caduta di investimenti, i tagli e la riduzione di capacità. A tal proposito FerCargo denuncia come il trasporto merci su ferro si sia quasi dimezzato nell'ultimo decennio; soprattutto a causa delle politiche ferroviarie "post-spezzatino" e della gestione Rfi dell'infrastruttura, attenta solo agli spazi Tav e sempre più chiusa all'esigenze del trasporto merci,per cui si chiudono scali e si aumentano tariffe e vincoli.

Nell'Italia ad alta velocità si taglia anche il trasporto locale, per cui diminuiscono fino a sparire spese di gestione e manutenzione (vedi la tragedia odierna). Laddove i sistemi locali e metropolitani su ferro sarebbero essenziali, e non solo nelle grandi città del centro-nord. Invece al sud, dietro l'agitarsi della figurina (anzi della Grande figura) del Ponte sullo Stretto, si negano - fino ad azzerarli - i collegamenti: a parte il calo di investimenti nell'area napoletana (si consolino con l'alta Velocità Napoli-Bari), si registra il taglio dei treni a lunga percorrenza verso Calabria e Sicilia. Le due regioni sono perennemente allietate dalle chiacchiere sul ponte, ma nei relativi territori nel prossimo triennio si prevede di ridurre ulteriormente i trasporti, specie ferroviari, interregionali e interurbani.

Nello stesso Stretto di Messina si inaugura una "metropolitana del mare" sostanzialmente fasulla: è il vecchio servizio di aliscafi lievemente riadattato, ovviamente e prezzi e tariffe molto più cari. Ancora: si prevede di tagliare definitivamente l'attraversamento dello Stretto in treno nel 2012, con relativa chiusura del servizio di traghettamento. Anche i soldi (veri) per il trasporto metropolitano di Catania e Palermo sono stati scambiati con i fondi (falsi, solo annunciati ripetutamente) per il Ponte; insieme a molte altre risorse per infrastrutture ed attrezzature, anche di difesa e consolidamento territoriale.

Catastrofi come quella di ieri non sorprendano quindi, in quanto costituiscono l'ovvio risvolto delle incapaci e insipienti azioni governative. Si dovrebbe avere almeno la decenza e il buon gusto di evitare espressioni di rammarico e inchieste ministeriali per quelli che sono gli ovvi risultati delle politiche attuate.

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