QUANDO Silvio Berlusconi, nel corso delle sue infuocate declamazioni, afferma che i comunisti mangiano (o magari fanno bollire) i bambini, nessuno ci crede veramente e la cosa finisce lì. Se afferma invece che Bertinotti vuole reintrodurre l'imposta di successione su patrimoni anche medio-piccoli, pari a 350 milioni di vecchie lire, il cittadino medio ne rimane immediatamente turbato, comincia a fare i conti su quanto gli toccherebbe pagare; e una parte del ceto medio, essenziale per il suc-cesso elettorale dell'Unione, raffredda di colpo i propri entusiasmi per il cambiamento.
Alla distanza, così com'è naturale in una democrazia, il tema fiscale emerge come una delle maggiori determinanti della decisione di una fascia importante di cittadini non tanto di appoggiare questo o quello schieramento quanto di recarsi o non recarsi a votare. Nei giorni scorsi, l'Unione ha sicuramente avuto serie incertezze, se non ambiguità, in questo campo estremamente sensibile, lasciando i suoi possibili elettori privi di alcuni elementi di giudizio e suscitando malumori e disorientamenti. Nasce di qui la tentazione, avvertita in alcuni sondaggi, di seguire i segnali, al contrario robustamente positivi, anche se del tutto irrealistici, lanciati dalla Casa delle Libertà, di rifugiarsi per un momento in un'Italia economica che non esiste e in cui tutto va bene, invece di affrontare una situazione reale con le sue difficoltà e zone d'ombra ma anche con le opportunità di cambiamento.
Dopo un’attesa che è durata oltre una settimana, le incertezze hanno cominciato a diradarsi soprattutto nella giornata di ieri, a seguito di doverose puntualizzazioni in base alle quali il programma economico dell'Unione appare impostato su tre pilastri. Il primo è l'uniformazione della tassazione dei redditi da capitale, il secondo la riduzione di cinque punti percentuali del cuneo fiscale, il terzo la lotta all'evasione. Dei tre, il primo è quello meglio specificato e complessivamente più ragionevole: sembra infatti rispondere contemporaneamente a criteri di efficienza, legata a un'unica aliquota, e di equità in quanto si realizzerebbe una minore imposizione fiscale sui redditi minuti dei conti correnti e una maggiore imposizione sui redditi di capitale. La riduzione del cuneo fiscale appare anch'essa ragionevole e corrisponde a un «mix» efficienza-equità ma non tutto è ancora chiaro sul modo in cui sarà finanziato e su quali voci avverrà la decontribuzione. In ogni caso, la politica dell'incoraggiamento fiscale al lavoro a tempo indefinito e il disincentivo alle formule precarie sono una linea più che ragionevole di fronte allo spettro di una precarietà eretta a modo di vita, con i risultati che si vedono in questi giorni in Francia.
Rimane largamente da chiarire il terzo pilastro, quello della lotta all'evasione fiscale, assai facile da enunciare ma più difficile da tradurre in risultati concreti, soprattutto in tempi relativamente brevi. La lotta all'evasione è un obiettivo largamente condiviso ma indicazioni maggiori sono importanti per un cittadino medio che teme di dover subire accertamenti rigorosi per piccole cifre e di dover assistere alla possibilità di «fuga» per contribuenti di maggiore dimensione.
Romano Prodi ha più volte dichiarato che le decisioni cruciali sono di sua competenza e proprio la persona di Romano Prodi - nonostante le evidenti falsità sul suo conto distribuite a piene mani nella polemica politica che l'hanno indotto a sporgere querela contro il presidente del Consiglio - rappresenta una garanzia per quella parte dell'elettorato che inclina verso l’Unione e che è ancora alla ricerca di rassicurazioni contro un’eccessiva inclinazione a sinistra, ossia un eccessivo accento sulla redistribuzione dei redditi invece che sulle prospettive di crescita dell'economia.
Questi elettori non hanno bisogno che venga loro «indorata la pillola»: l'italiano medio sa benissimo che le cose non vanno molto bene, che suo figlio ha, oppure avrà, difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente e ha dimostrato in passato di saper tenere comportamenti responsabili e di accettare anche sacrifici fiscali per migliorare questa situazione. Vuole però il ritorno alla crescita e al cuoco Prodi non chiede la ricetta della torta, ma la lista degli ingredienti e la garanzia che a cucinare sarà veramente lui.
L'immagine è la riproduzione del quadro "L'esattore delle tasse" di Jan Massys