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Oriana Liso
Gli appartamenti vuoti di Ligresti
8 Luglio 2010
Milano
Anni ’80: costruire in area agricola purché con una parte degli alloggi a canone controllato. I risultati del capitalismo compassionevole da la Repubblica ed. Milano, 7 luglio 2010 (f.b.)

Ogni giorno a Milano famiglie morose vengono sfrattate e aumenta la richiesta di edilizia convenzionata. Eppure c’è un complesso in via dei Missaglia, "Le Terrazze", dove da anni gli appartamenti restano sfitti: ora siamo a quota 54. La proprietà, una società del gruppo Ligresti, avrebbe dovuto affittarli a equo canone, secondo una convenzione stipulata con il Comune: ma l’accordo è stato quasi del tutto disatteso, tra le proteste inascoltate dell’opposizione e degli inquilini di un condominio sempre più fantasma.

Bilocali e quadrilocali a poche fermate di tram dal centro città. Edilizia da ceto medio, costruzioni dei primi anni Novanta con affitti cari la metà dei prezzi di mercato. In via dei Missaglia, nel quartiere "Le Terrazze", sono 54 gli appartamenti vuoti, sfitti da anni, che potrebbero andare a dare un po’ di sollievo alla richiesta continua e pressante di case a prezzi calmierati di Milano. Ma due fattori lo impediscono: da una parte una proprietà, la Immobiliare Milano assicurazioni del gruppo Ligresti, che ha tutto l’interesse a lasciare vuote case che aveva l’obbligo di affittare se non ad equo canone, almeno a un canone equo. Dall’altra, l’inerzia, la lentezza da pachiderma della macchina comunale: che, pur davanti a evidenti infrazioni, rimanda o non effettua controlli sull’edilizia convenzionata, facendo prosperare gli abusi.

In mezzo c’è l’amarezza di chi avrebbe i requisiti per affittare una casa dignitosa senza finire dagli strozzini e le preoccupazioni di chi vive nel complesso residenziale, con i problemi di sicurezza e di degrado che fioriscono quando poco meno di un appartamento su quattro è deserto.

Eppure "Le Terrazze", a metà anni Ottanta, erano un progetto ambizioso: far costruire residenze ai privati sui terreni agricoli tra via dei Missaglia e via Selvanesco abbuonando gli oneri di urbanizzazione in cambio dell’obbligo di affittare a equo canone per dodici anni i cinque sesti dei metri cubi costruiti. Un progetto mai realizzato in pieno: il gruppo del costruttore Salvatore Ligresti, lo stesso che ora coltiva sogni ambiziosi sul Parco Sud, costruisce effettivamente migliaia di abitazioni di diverse metrature, ma molte restano vuote per anni, senza un motivo apparente. Altre, tante altre, dopo qualche anno vengono sì affittate, ma a prezzi di mercato, ovvero quasi il doppio di quei canoni sociali previsti. Un abuso che ignora la convenzione stipulata, ma che il Comune non contesta mai davanti a un giudice, limitandosi a appoggiare la causa che oltre cento famiglie intentano alcuni anni fa. A gennaio 2009 il comitato di inquilini, rappresentati dall’avvocato Alessio Straniero, vince il ricorso contro l’Immobiliare lombarda della galassia Ligresti, che viene condannata ad applicare i parametri economici della convenzione e a restituire agli inquilini le somme pagate in eccesso (che viaggiano oltre i tre milioni).

È proprio nei giorni di quella battaglia che emerge l’altro aspetto della vicenda: tra via Tomaselli, via Bugatti, via Rosselli e via Fraschini - ovvero nel quadrilatero di una delle costruzioni che formano il complesso residenziale - sempre più appartamenti, man mano che gli inquilini vanno via, non vengono riaffittati. Molti, ormai, sono sfitti dal 2002. E il motivo, per chi conosce i segreti di quei palazzi, è semplice: si sta aspettando che scadano i dodici anni durante i quali secondo la convenzione con il Comune è obbligatorio l’affitto dei locali, per vendere gli appartamenti a prezzi di mercato. Lasciarli vuoti, alla fine, conviene, perché si usurano meno.

A novembre i consiglieri Aldo Ugliano del Pd e Basilio Rizzo della Lista Fo fanno un’interrogazione che chiede conto della situazione al sindaco e all’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli. «Perché nessun controllo è stato finora? Perché il Comune non interviene per garantire il rispetto degli obblighi?», chiedono. E denunciano «l’inerzia politica»: «Perché il Comune non utilizza azioni politiche oltre che giudiziarie per chiudere definitivamente il contenzioso con la proprietà?». Domande che cadono nel vuoto, tanto che un mese fa il consigliere Ugliano torna a scrivere all’assessore Masseroli (segnalando la mancata risposta alla presidenza del Consiglio) per sottolineare come «le decine di sfratti a Milano potrebbero essere almeno ridotte se il Comune facesse valere le sue ragioni». Invece gli uffici, quando va bene, fanno semplici solleciti che restano lettera morta per la proprietà del condominio. Dove nel frattempo, come segnalano gli inquilini, gli appartamenti vuoti aumentano di mese in mese.

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