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Laura Pertici
Gherardo Colombo: "Tangentopoli lezione inutile più difficile battere la corruzione"
19 Giugno 2010
Articoli del 2010
“L´informazione è la base stessa della democrazia. I cittadini hanno il diritto di essere informati su circostanze di rilievo”. La Repubblica, 19 giugno 2010

Regole. Legalità. Principi alla base di qualsiasi riflessione per Gherardo Colombo, l´ex pm di Mani Pulite che tre anni fa ha lasciato la magistratura per entrare nelle scuole e raccontare ai ragazzi i valori della Costituzione. Mercoledì compirà 64 anni. Dallo scorso settembre è presidente della casa editrice Garzanti. Non rilascia facilmente interviste. Ieri si è concesso un piccolo strappo, partecipando al videoforum di Repubblica Tv.

Intercettazioni. Cosa sceglie tra privacy e sicurezza?

«I due aspetti vanno bilanciati. La riservatezza va garantita. Ma con il ddl Alfano l´attività della magistratura verrebbe resa ancor più difficile e sarebbe pregiudicata la sicurezza. Certo, ci sono anche altri strumenti di investigazione. Però non mi pare che il ricorso alle intercettazioni sia impressionante, casomai la mia esperienza di giudice in Cassazione mi fa sorgere interrogativi sul perché vengano lasciati in penombra altri strumenti di inchiesta, come le interrogazioni bancarie, le indagini patrimoniali. Detto questo, alcuni punti della legge sono pericolosi».

Quali?

«A parte il limite di 75 giorni, mi preoccupano molto le mini-proroghe di 72 ore. Servirebbero almeno 15 giorni in più di volta in volta. Allungare le inchieste a singhiozzo non farebbe che ingolfare le procure, costrette ad una specie di gioco dell´oca. E poi i video, le immagini registrabili solo quando ci si trova in un luogo nella disponibilità della persona sottoposta ad indagini o di qualcuno a conoscenza dei fatti. Beh, faccio davvero fatica a comprendere la ragione di questo limite».

Pensa che Tangentopoli sarebbe esplosa con questa legge?

«Nel ‘92 non fu fatto un uso monumentale delle intercettazioni ma ci fu un grandissimo allarme sulla corruzione e le indagini fecero emergere un sistema malato. Da allora non è stato fatto nulla per rendere più difficile la corruzione e più facile la sua scoperta. Semmai il contrario. Lo dimostrano le inchieste che sono sui giornali, anche su quelli locali. Andando nelle scuole in giro per l´Italia li leggo spesso. Il malcostume è tuttora diffusissimo e spesso i politici non sono peggiori dei loro elettori».

Dicevamo però della riservatezza.

«Le regole che abbiamo, se applicate, già tutelano il diritto alla riservatezza dei cittadini. Oggi non si possono pubblicare tutte le intercettazioni, per esempio quelle che non riguardano l´indagato. Basterebbe seguirle, queste norme. Ad ogni modo: di fronte a reati e comportamenti in distonia con l´esercizio di una funzione pubblica il diritto alla privacy salta a prescindere».

Chi ha rotto l´equilibrio, magistrati o giornalisti?

«Non si può generalizzare. Credo che i magistrati abbiano spesso e giustamente fatto ricorso alle intercettazioni, ma penso pure che altre volte si siano mossi con disinvoltura. Sui quotidiani ho invece visto pubblicare notizie prima che fosse possibile o che proprio non potevano essere diffuse. Alcuni giornalisti e alcuni magistrati dovrebbero rivedere il loro rapporto con le regole. Questa considerazione non è comunque sufficiente per negare qualsiasi possibilità di informazione tempestiva».

E le multe agli editori previste dal ddl?

«Come editore non vorrei entrare in conflitto di interessi, per cui la metto così: la limitazione è coerente con i principi della Costituzione? Per me l´informazione è la base stessa della democrazia. La riservatezza va difesa sin quando non si trova in contrasto con il diritto dei cittadini ad essere informati su circostanze di rilievo. Ripeto: di rilievo».

Toghe contro la manovra, secondo il ministro Alfano è uno sciopero politico.

«I tagli riguardano "casualmente" chi si trova a passare di livello, il peso della manovra graverà soprattutto sui giovani magistrati, quelli pagati di meno».

Lei è mai stato tentato dalla piazza?

«No. Per me è importante stimolare la riflessione nei giovani. Qualche anno fa si discuteva sull´opportunità di mandare l´esercito a Napoli. Un sacerdote disse che avrebbe voluto un plotone di insegnanti. Sono di quell´idea».

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