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Flavio Bini e Raffaele Ricciardi
Fs-Anas, via libera del governo all'unione
13 Aprile 2017
Poteri forti
Continua a trasformarsi in Italia il sistema dei poteri: è la volta dell'unificazione di due monopoli privati, le ferrovie e le strade. Un pezzo alla volta si costruisce un nuovo Leviatano: la differenza è che è privato, non pubblico.

Continua a trasformarsi in Italia il sistema dei poteri: è la volta dell'unificazione di due monopoli privati, le ferrovie e le strade. Un pezzo alla volta si costruisce un nuovo Leviatano: la differenza è che è privato, non pubblico. la Repubblica online, 13 aprile 2017, con postilla

Semaforo verde al matrimonio tra Ferrovie dello Stato e Anas. Il primo via libera all'operazione di incorporazione della società che gestisce la rete stradale e autostradale - confermano fonti del governo - è arrivato nel consiglio dei ministri di questa mattina. Anas diventerà così una delle controllate del gruppo Fs e le azioni verranno trasferite a Ferrovie dello Stato. La norma che regola l'operazione - ha detto il ministro dei trasporti Graziano Delrio - è presente nel decreto di correzione dei conti che ha accompagnato la presentazione del Def. I ministeri avrebbero trovato un'intesa su uno dei punti che in questi mesi hanno bloccato la fusione, quella dei maxi contenziosi che pesano sul bilancio della società, attraverso l'autorizzazione di un piano triennale di definizione in via bonaria dei pendenti con l'accantonamento di riserve per 700 milioni di euro.

Un altro snodo fondamentale per il buon esito del matrimonio è che la norma permetta alla nuova entità di rimanere al di fuori del perimetro della Pubblica amministrazione, in modo da non sovraccaricare il debito che verrà contratto per gli investimenti sul bilancio dello Stato. Perché ciò sia assicurato, serve il placet di Eurostat (che “bollina” i grandi numeri del bilancio pubblico) ma sembra che su questo fronte siano arrivate le sufficienti rassicurazioni.

Con l'operazione, il nuovo soggetto avrebbe un fatturato di 10 miliardi di euro, una capacità di investimenti di 7 miliardi di euro e immobilizzazioni per circa 60 miliardi di euro Il nuovo soggetto avrebbe inoltre 75 mila dipendenti e 41 mila chilometri di reti gestite.

postilla

I liberali veri (alla Luigi Einaudi, se questo nome dice qualcosa agli abitanti di questo secolo) avevano idee molto chiare sulla concorrenza, sui servizi pubblici e sul monopolio. In sintesi, se c’era un bene o un servizio che non poteva non essere gestito in regime di monopolio (come una risorsa naturale scarsa e rara, o un servizio pubblico essenziale) il monopolio non doveva essere lasciato in mano a privati, ma doveva essere della nazione (dello Stato). Non sostenevano questo per ragioni ideologiche nè ideali, né parchè fossero “di sinistra”, ma per ragioni strettamente economiche: se un monopolio è in mano a privati la loro posizione li indurrà fatalmente a estorcere ai consumatori una “rendita”, cioè un sovrapprezzo, possibile grazie non a un’attività imprenditiva, ma solo alla loro posizione dominante. I liberali alla Einaudi si riferivano a singoli settori dell’attività di produzione o di servizio: per esempio, le ferrovie, o le comunicazioni telegrafiche ma oggi si parla d’altro: dell’unificazione di due grandi monopoli già privati: le ferrovie e le strade.
La decisione del governo Gentiloni è efficacemente sintetizzata dai due giornalisti quando affermano candidamente che «lo snodo fondamentale per il buon esito del matrimonio è che la norma permetta alla nuova entità di rimanere al di fuori del perimetro della Pubblica amministrazione». Ora la “nuova entità" è l’unificazione d due settori portanti delle comunicazioni terrestri, già debitamente privatizzati. Non è necessario galoppare con la fantasia per comprendere quali legami si costituiranno con il trasporto aereo e marino, con le telecomunicazioni via etere, le radioteletrasmissioni, gli altri rami della formazione e informazione, e poi giù giù fino alla salute e all’assistenza
L’immagine hobbesiana del Leviatano si affaccia prepotente, ma senza la correzione della democrazia rappresentativa. Il “sovrano” che dominerà ogni cosa non sarà il risultato di un pur insufficiente sistema istituzionale basato sul voto degli elettori, ma un gruppo di una ventina di persone sconosciute che da un un nuovo Olimpo collocato nella “infrastruttura globale” decidono giorno per giorno come deve svolgersi la vita quotidiana della moltitudine di cui facciamo parte.

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