Riforma urbanistica: dal fallimento della L.R. 30/2005 un nuovo disegno di legge anacronistico e disorganico
Sta per essere sottoposto all’esame dell’Assemblea delle Autonomie e, successivamente, del Consiglio regionale il disegno di legge regionale “Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio” (DDLR n. 2114/2006), che il WWF Friuli Venezia Giulia ha preso in esame nel dettaglio.
Salta immediatamente all’occhio come il DDLR 2114/2006 abroghi i primi 8 articoli della legge regionale n. 30 del 13 dicembre 2005, cosiddetta “Legge Sonego”, sulla quale il WWF aveva espresso forti critiche. Tale legge, presentata come base della riforma urbanistica regionale e del nuovo Piano Territoriale Regionale, è stata anche impugnata dall’Unione delle Province Italiane e dal Governo. Il DDLR di riforma ora presentato, a distanza di soli 9 mesi, è un segno evidente che le critiche mosse allora dal WWF erano ampiamente motivate, mentre per contro la politica regionale in materia urbanistica appare confusa e priva di chiare linee di intervento.
L’attuale disegno di legge, tuttavia, non appare migliorativo rispetto alla precedente legge regionale 30. Esso non si pone esplicitamente l’obiettivo prioritario di tutelare il territorio e il suolo (in particolare quello agricolo) arrestandone il consumo, come prevedono invece molte normative di altre Regioni italiane. Al contrario introduce pratiche perniciose di “urbanistica contrattata”, quali la perequazione e la compensazione urbanistica e territoriale, che appaiono funzionali esclusivamente agli interessi della speculazione immobiliare.
Il disegno di legge non affronta poi il problema fondamentale della ripartizione delle competenze urbanistiche tra Regione e Comuni, che rinvia a non meglio precisati futuri strumenti normativi. In riferimento alla riforma dei Piani regolatori comunali, il DDLR complica irrazionalmente le procedure di formazione e moltiplica gli strumenti urbanistici di livello comunale (PSC, POC, PAC, Intese, ecc.). Inoltre fa ricadere quasi completamente sui Comuni – attraverso l’incentivazione di forme di pianificazione sovracomunale – le competenze sulla pianificazione d’area vasta, che perdono così la loro funzione di coordinamento e rischiano di favorire un’ulteriore cementificazione del territorio.
Da ultimo, il disegno di legge limita fortemente le possibilità di partecipazione del pubblico alla formazione e valutazione degli strumenti urbanistici, senza precisare in alcun modo l’implementazione delle metodologie di Agenda 21 e le procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), richiamate solo formalmente nel testo. Così come non prevede un utilizzo delle possibilità offerte dagli strumenti informatici, per favorire la condivisione delle conoscenze e incentivare la partecipazione del pubblico all’attività di pianificazione.
Postilla
Se qualche speranza si poteva riporre nel Consiglio delle Autonomie, alla prova del voto, nella riunione del 19 ottobre, essa è rimasta delusa: il Consiglio si è espresso all’unanimità a favore dell’approvazione “con raccomandazioni” del disegno di legge.
Nel comunicato stampa, apparso sul sito della Regione, si legge che l’assessore Sonego, al termine della riunione, ha espresso la propria soddisfazione dichiarando che “Il voto unanime del Consiglio delle Autonomie è un viatico positivo per una rilevante riforma”.
Da quanto per ora si sa “Il disegno di legge che la Giunta invierà al Consiglio manterrà la bipartizione della pianificazione territoriale tra Regione e Comune, la Provincia avrà la funzione di predisporre quadri conoscitivi e strategici di area vasta”.
Per conoscere gli effettivi contenuti, e soprattutto in cosa realmente consista la reintroduzione di competenze per le Province e quali siano ruolo e elementi distintivi di tali “quadri conoscitivi e strategici di area vasta” bisogna aspettare il testo modificato; appena sarà disponibile, si ritornerà sull’argomento (d.v.).