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Natascia Festa
Firenze studia Napoli: studiosi a convegno sulla sostenibilità urbana
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Un rimbalzo di tre sponde per vedere sulla stampa un accenno alla Legge Lupi. Dal Corriere del Mezzogiorno del 17 febbraio 2005

Firenze studia Napoli: studiosi a convegno sulla sostenibilità urbana

Festa, Natascia

Al congresso della Società europea di Storia ambientale che si è aperto ieri a Firenze si parla di « Sostenibilità urbana a Napoli » . A farlo sarà oggi Gabriella Corona, tra gli studiosi di quella scuola napoletana di storici dell'ambiente individuata come la più propositiva di tutto il panorama nazionale.Sostenibilità urbana a Napoli: è curioso che se ne parli a Firenze. « Un po' sì — dice Corona — ma la storia ambientale si occupa anche di rapporti tra città. Il punto di partenza della mia relazione è un grido d'allarme per il progetto di legge Lupi che intende modificare la riforma urbanistica scorporandone la tutela dell'ambiente. Di fatto si tratta della privatizzazione della gestione del territorio, ipotesi preoccupante. Napoli, in questo senso, rappresenta un caso positivo. Le politiche urbanistiche degli anni Novanta, della prima giunta Bassolino per intenderci, sono tra i migliori esempi italiani. L'approvazione del piano regolatore portata a termine lo scorso anno ha una particolare attenzione al paesaggio e non solo da un punto di vista conservativo » .E i rifiuti? « C'è un filone di territorialisti che colloca l'aggravarsi del problema dei rifiuti con la privatizzazione dello smaltimento e l'abbandono della gestione pubblica » .

Che il « caso Napoli » sarà protagonista dell'importante congresso si deve, appunto, all'attività del gruppo di giovani studiosi del Cnr, come spiega l'organizzatore del convegno Mauro Agnoletti: « La scuola napoletana si è posta all'attenzione del panorama nazionale ed è diventata un polo di attrazione per una serie di approcci nuovi e per la coesione stessa del gruppo che lavora in diverse direzioni, tra cui il dissesto idrogeologico, l'ambiente urbano, la forestazione, tutti problemi attualissimi per il governo del territorio » .

Di dissesto idrogeologico parlerà, invece, Walter Palmieri, che studia i movimenti franosi nell'Appennino durante l'Ottocento. « Sarno è un caso esemplare di rimozione collettiva del fenomeno franoso — spiega lo studioso che al salernitano ha dedicato il suo saggio più recente — . Le colate rapide di piroplastidi sciolti ( materiali vulcanici che franano velocemente senza preavviso) annoverano miriadi di casi tra Sette e Ottocento. Ma allora non avevano esiti catastrofici.Come e perché tocca alla storia ambientale ricostruirlo ( grazie alla manutenzione, soprattutto). In realtà si tratta di riappropriarsi delle modalità del rapporto uomo natura che tanto puossono insegnare a chi si occupa oggi di politiche del territorio » . Il suo prossimo studio? « Sto costruendo una banca dati sui fenomeni idrogeologici di tutto il Mezzogiorno continentale che sarà utile per supportare chi si occupa di interventi territoriali. E questo è fondamentale perché l'Italia è il paese europeo con il più alto rischio idrogeologico per una spesa di 7milioni di euro al giorno » .

Fatto sta che il congresso, al quale partecipano ben trecento delegati da tutto il mondo, mette a confronto anche la Campania e la Toscana. E così Agnoletti? « In un certo senso sì. La Toscana è un punto di riferimento qualitativo sia perché ha tradizione di buona amministrazione sia per la coscienza sociale dei cittadini. E' questa soprattutto che manca in Campania ma manca anche un'identità territoriale alla quale contribuiscono lo studioso, l'amministratore e il cittadino » . Come può influire su tutto questo la presenza della scuola napoletana di storia ambientale? « Gli sforzi sono molti — risponde Marco Armiero, che insieme a Stefania Barca e Gabriella Corona fa parte del comitato scientifico del congresso — a partire dagli eventi che hanno visto Napoli protagonista. Nel 2003 in città si è tenuta la prima conferenza di storia dell'ambiente dei paesi mediterranei grazie al nostro gruppo che lavora costantemente al Cnr.Tra gli studiosi ci sono anche Roberta Varriale ( che si occupa di storia delle infrastrutture urbane), Eugenia Ferragina e Stefania Barca, che con me è autrice del primo manuale di Storia dell'ambiente, pubblicato da Carocci l'anno scorso. Ma devo aggiungere che il cosiddetto gruppo napoletano molto deve a Piero Bevilacqua, un profesore calabrese d'origine e romano d'adozione che è tra i promotori della disciplina in Italia. Con lui pubblichiamo la rivista i Frutti di demetra , l'unica di Storia ambientale in Italia che si realizza per lo più a Napoli. E molto dobbiamo anche al direttore dell'istituto del Cnr, Paolo Malanima » .

Lei si occupa di Storia dei boschi e Conflitti ambientali . Cosa sono precisamente? « Una rilettura ecologica del conflitto sociale. Centrale è la questione dell'uso delle risorse e da parte dei gruppi sociali ed etnici.Ma per approfondire gli argomenti si può visitare il sito www. eseh. org » .

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