Interessi economici e politica di breve respiro trionfano su cinquant'anni di impegno per coordinare le scelte sull'area metropolitana di Firenze. Amare considerazioni di un sindaco che si è opposto al declino e all'arroganza dei tempi. (m.b.)
Potrebbe concludersi nell’indifferenza generale del mondo politico, sociale ed ambientale la lunghissima battaglia per lo sviluppo a Nord Ovest di Firenze.
L'area fu interessata prima da un grande confronto urbanistico e d’idee tra i redattori del Piano Regolatore Fiorentino e le amministrazioni fiorentine dei primi anni ottanta e poi da un gigantesco scontro politico che vide scendere in campo urbanisti, movimenti, politici, giovani per affermare il diritto ad una pianificazione trasparente della più grande area libera rimasta a Firenze.
L’idea originaria delle giunte di pentapartito era un'espansione di 186 ettari con 3 milioni di mc edificati per l’area Fondiaria a Castello, proprietà della compagnia di assicurazioni fiorentina in mano a Raul Gardini, e l'area Fiat a Novoli con un'espansione prevista di 32 ettari con 1,1 milioni di mc. Mi ricordo all'epoca si parlava di metri cubi superiori a quelli della Piramide di Cheope.
Quell'idea di sviluppo fu contrastata, tra gli altri, da Giovanni Astengo, che considerava raggiunta la massima espansione del comune di Firenze "compatibile con l'invaso geografico del sito" e che fosse "quasi impossibile un'ulteriore crescita nella parte piana poiché l'espansione urbana ad occidente aveva quasi raggiunto i confini comunali ed era indispensabile salvaguardare una cornice ambientale" divenne oggetto di dibattito e scontro in città e tra le forze politiche.
Il Pci, che, tornato al potere con la Giunta Bogiankino, aveva sostanzialmente condiviso l'ipotesi di variante a Nord Ovest, si trovò di fronte all'opposizione netta della sua componente giovanile che ostacolava la cementificazione, la speculazione privata e l'espansione dell'aeroporto (sic!) la quale, sottovalutata, riusciva a ottenere il consenso dela maggioranza nel Congresso Provinciale del marzo 1989 (c'ero anch'io e votai l'ordine del giorno Giovacchini per bloccare la variante) aprendo una crisi politica formidabile a sinistra. La decisione portò rapidamente al dissolvimento dell'esperienza amministrativa e del gruppo dirigente del Pci fiorentino in anticipo rispetto alla "svolta" della Bolognina ma non riuscì a consolidare una nuova classe dirigente in rottura netta con il passato. Molti, come me, erano convinti che Firenze, e non da sola, avesse bisogno di un grande e trasparente dibattito culturale sulla propria vocazione nei decenni futuri e, piuttosto che norme e varianti ad hoc, di forti idee generali.
Da allora intorno alle aree Fiat e Fondiaria si sono intrecciati interessi e iniziative prive della necessaria pianificazione e di una visione strategica dello sviluppo toscano e dell'Area Metropolitana Fiorentina per decidere di produzione, di quali servizi, di quali funzioni pubbliche, di quali trasporti essa avesse bisogno.
Quanto fu in seguito realizzato (sia nell'area ex-Fiat di Novoli sia in quella di Castello) e le ulteriori previsioni di espansione abitativa, direzionale, commerciale e di servizi pubblici, non trovi né grandi idee, né quel necessario coinvolgimento che lo Schema Strutturale della Regione Toscana per l'Area Metropolitana Firenze-Prato-Pistoia (1) aveva auspicato sul fronte della viabilità, dell'infrastrutturazione del territorio, dell'allocazione di funzioni pregiate pubbliche e private per raggiungere una co-pianificazione sulle grandi linee di sviluppo. Esemplare l'iter negativo del Progetto Direttore del Parco della Piana (2), mai partito e sistematicamente disatteso da tutte le scelte conseguenti, dai grandi insediamenti commerciali, alla pianificazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, al mancato completamento del Polo Scientifico Universitario, al declassamento del cd "Asse attrezzato Firenze-Prato" allo stupro della nuova pista di Peretola (3) e così via.
La polarizzazione ä avvenuta prima intorno al Termovalorizzatore di Case Passerini e, una volta che questo non ha suscitato i necessari interessi privati, sul nuovo Aeroporto di Peretola. Lo schema fiorentino ä restato sempre lo stesso: centralità dell'interesse privato, retrocessione del coinvolgimento pubblico, modesta pianificazione economica ed urbanistica, stravolgimento della vocazione del territorio della Toscana centrale "a tavolino". Le modeste ambizioni di una classe dirigente, legata al Pd, priva di visione strategica ha barattato un consenso "ora e subito" con un mondo dell'impresa di scarso peso nazionale ed internazionale per dirigere su un'infrastruttura privata e quotata in borsa un numero di risorse mai visto nella nostra Regione. Di contro: Alta Velocità in alto mare, Mezzana Perfetti Ricasoli ferma, terza corsia autostradale al palo, collegamento Firenze-Prato fermo, realizzazione del polmone verde e del segno paesaggistico pensato per decenni come marchio per l'area tra Firenze e Prato cancellata, Arno ancora da mettere in sicurezza, Polo Scientifico Universitario incompleto. La "firenzina" dei bottegai non c'ä più ma, anche se ha lasciato il passo ai format delle grandi firme uguali in tutto il mondo, determina con un presentismo esasperato il blocco delle idee e delle visioni più moderne.
Dulcis in fundo si ä aggiunto il nuovo Stadio della Fiorentina. Disdegnata la possibilità di realizzarlo in una grande area dismessa e a destinazione commerciale alle porte di Firenze a causa della "maledizione del 50019" (il codice di Sesto Fiorentino) la nuova amministrazione fiorentina si ä ingegnata per cacciarlo all'interno di un centro urbano già congestionato attraverso una difficile e costosa riallocazione dei Mercati Generali escludendo (come per il Polo espositivo) il coinvolgimento dell'area metropolitana ristretta o allargata che sia, rafforzando la scelta della concentrazione solitaria di funzioni a saturazione del territorio libero di Firenze alla faccia del ruolo di Sindaco metropolitano, ex lege, del Sindaco di Firenze.
Nonostante le vicende giudiziarie, poi sfociate in una bolla di sapone, legate allo sviluppo del Pue di Castello il passaggio nel 2013 de "La Fondiaria Sai", già fuggita da Firenze con la gestione Ligresti, nelle mani di Unipol sembrava poter riaprire un ragionamento su di una diversa pianificazione di quel grande spazio ancora libero.
Purtroppo, UnipolSai ha preferito abbandonare Firenze vendendo alla società dell'Aeroporto e monetizzando una storia economica legata al ruolo storico di Fondiaria in città. Meglio pochi e subito che un contenzioso con il comune sull'esproprio, con il risultato di ridurre il contraddittorio ad un solo affare di denaro e di potere politico.
Un epilogo amaro dopo 50 anni di discussione sullo sviluppo a Nord-Ovest. La triste storia potrebbe finire, con la realizzazione di tutto ciò per il quale molti, come il sottoscritto, si sono battuti, nel vuoto che attraversa la politica e la cultura dell'area fiorentina e toscana.
Anche se i recenti risultati politici dovrebbero almeno far riflettere sul perché la torsione neoliberista del Pd toscano non abbia trovato il richiesto consenso popolare e come sia urgente un forte ripensamento rispetto al campo sociale dove collocare ex novo la sinistra nella nostra regione. Purtroppo, se si esclude qualche sindaco isolato e una minoranza di persone e gruppi, né partiti, né giovani, né urbanisti, né ambientalisti, né sindacati si sono riappropriati del concetto di sviluppo compatibile e del suo limite, della qualità dello stesso e della vocazione per la Firenze del terzo millennio.
Gianni Gianassi
Sindaco di Sesto Fiorentino dal 2004 al 2014.
Note.
(1) Lo schema strutturale ä uno strumento di coordinamento di area vasta, promosso dalla Regione Toscana negli anni ottanta, redatto sotto il coordinamento di Giovanni Astengo, e approvato nel 1990.
(2) Il "progetto direttore", previsto dallo Schema strutturale, consiste in una proposta di assetto del parco della piana, con l'indicazione delle condizioni per la fattibilità degli interventi e la gestione delle funzioni e delle attrezzature, dei requisiti ed dei riferimenti necessari per la progettazione architettonica e per la progressiva costruzione dei grandi spazi aperti.
(3) La nuova pista aeroportuale di Peretola, collocata a fianco dell'autostrada, con le sue strutture, la nuova viabilità, le opere di regimazione idraulica e le infrastrutture di contorno, oblitera l'intero parco della piana di Sesto, esteso su cinquecento di ettari.
Riferimenti.
Su eddyburg, tra gli altri, si vedano gli articoli di Paolo Baldeschi e Ilaria Agostini che raccontano gli aspetti salienti dell'oscura storia della nuova pista aeroportuale, con i suoi intrecci economici e di potere, le sue ricadute nefaste sul territorio e il metodo con il quale viene imposta attraverso forzature degli strumenti di piano, delle valutazioni ambientali e nella sostanziale indifferenza verso tutte le osservazioni pervenute.