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Piero Ottone
Fassino, Craxi e la questione morale
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Da la Repubblica del 7 febbraio 2005, una riflessione amara sul mare di fango che sta montando. Non risparmia nessuno?

Ricordate Mani Pulite? Sembrava che l´Italia stesse cambiando; che nascesse una nuova Italia. Da allora è passato qualche anno (e sembra un secolo). Adesso leggo che Transparency International, un istituto specializzato in queste ricerche, pubblica ogni anno una classifica delle nazioni secondo il tasso di corruzione. Noi siamo in Europa agli ultimi posti, al trentacinquesimo per l´esattezza. Seguiti dalla Grecia. Non è finita. Nel 2004 siamo peggiorati rispetto al 2003, abbiamo perso qualche punto. E la rilevazione è confermata dalla vox populi: la gente dice, lo leggo nei giornali, che adesso è peggio di prima. Come meravigliarsene? La gente ha visto che a combinarne di tutti i colori si fa carriera; che personaggi chiacchierati, inquisiti, in attesa di processo o addirittura condannati, quando non sono salvati in extremis da leggi speciali, sono diventati ministri e ci governano; i maîtres-à-penser li ossequiano, e se qualcuno critica i capi del centrodestra dicono, con severità, che non bisogna demonizzarli. Perché essere onesti, dunque?

È a questo punto che assistiamo alla faccenda Craxi-Fassino. L´accostamento merita qualche riflessione. Un paio di giorni fa, come il lettore ricorda, Piero Fassino, segretario del partito democratico di sinistra, ha nominato Craxi, nel suo discorso alla giornata finale del congresso, fra i grandi padri del riformismo italiano, ottenendo un applauso più o meno tiepido da parte dei delegati, e sentiti ringraziamenti dai familiari del defunto uomo di stato. I titoli dei giornali hanno annunciato pertanto, perentori: Craxi rivalutato. Orbene: se Craxi viene rivalutato dai suoi vecchi compari, da qualcuno di quei personaggi che partecipando alle sue gesta fecero carriera, che con lui si arricchirono, non c´è niente di strano. Quei personaggi ormai sono tornati in circolazione, stanno facendo una nuova carriera. Giusto che manifestino riconoscenza verso colui che li ha messi all´onor del mondo. Ma Fassino!

Piero Fassino, basta vederlo, o ascoltarlo nelle sue apparizioni pubbliche, per capire subito che è l´onestà fatta persona. Per la sua moralità non esiterei a mettere la mano sul fuoco. E si è visto in questi giorni che ha tante doti; ma se anche non ne avesse nessuna, basterebbe quella della moralità per meritare tutto il nostro rispetto. Proprio lui, dunque, a rivalutare Craxi? D´accordo: lui non parlava di Craxi uomo, coi suoi difetti e con le sue debolezze. D´accordo: lui parlava di Craxi attore politico (sul quale ci sarebbe pur tanto da dire: ma questo è un altro discorso). Me ne rendo conto. Ma via, caro Fassino: in altri Paesi un personaggio che si è arricchito facendo politica, che ha dato miliardi in consegna al proprietario di un bar perché li mettesse al sicuro, che ha portato il suo partito alla rovina e alla sparizione per eccesso di corruzione, un personaggio condannato, fuggito all´estero, morto in latitanza, non sarebbe nominato (come padre fondatore) a un congresso di partito. Di un personaggio così in altri Paesi si direbbe: prima si dimentica, meglio è.

E allora? Allora non è colpa di Fassino. È colpa del Paese, di un Paese di cui anche Fassino fa parte. A queste faccende in Italia non si dà importanza. Rubava? Ma sì, che importa: era tanto in gamba? Solo alcuni solitari individui, ieri Ernesto Rossi o Pannunzio, oggi Sylos Labini o Flores d´Arcais, Asor Rosa o Giorgio Bocca, ci fanno caso (e sono considerati originali, di cattivo carattere). Il grosso del manipolo politico-intellettuale ha sensibilità diversa, o nessuna sensibilità. E Fassino, personalmente onestissimo, butta lì un nome, quello di Craxi, per togliersi il fastidio e pensare ad altro. Non è forse un optional, la moralità in Italia?

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