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Expo, cemento e grattacieli dividono la città e anche i partiti
4 Aprile 2008
Milano
Le opinioni di alcuni noti architetti sulle polemiche a proposito del futuro di Milano. Ma non è un problema estetico o di immagine internazionale. La Repubblica ed. Milano, 4 aprile 2008 (f.b.)

Esplode la polemica sulla Milano del futuro, che ospiterà l’Expo del 2015. Adriano Celentano risponde al sindaco Moratti, ma nel dibattito irrompe anche Berlusconi, contro i grattacieli «storti e sbilenchi». La città e i partiti si dividono.

Fra Letizia Moratti e Adriano Celentano mette il dito Berlusconi. Se il Molleggiato aveva attaccato gli architetti cementificatori in chiave Expo e il sindaco gli aveva risposto «pensi a cantare», il leader del Pdl ieri ha dato una mano inattesa al Re degli ignoranti. Il quale si è anche difeso in proprio: «La Moratti dice che è meglio che canti? Beh, qui non ha tutti i torti. Non sono poche le persone che oggi s’improvvisano magari direttori generali della Rai (la Moratti è stata presidente, ndr) quando fino a un’ora prima vendevano panettoni».

Ma il botto è di Berlusconi, che a un quotidiano racconta di aver visto «progetti di grattacieli storti e sbilenchi, elaborati da architetti stranieri, in totale contrasto con il contesto milanese e la sua tradizione urbanistica». E aggiunge: «Spero non sia questa l’idea moderna di Milano, altrimenti la protesta dei milanesi nascerà spontanea e giusta e io mi metterò alla sua testa».

I «grattacieli storti e sbilenchi» sono quelli di CityLife firmati da Libeskind (ambasciatore dell’Expo 2015), Isozaki e Hadid. Dalla società e dai progettisti, nessun commento. Risponde invece l’assessore all’Urbanistica di Forza Italia Carlo Masseroli: «Il progetto è eccezionale, internazionalmente riconosciuto fra i migliori al mondo e per la città è imprescindibile. Non ci saranno ripensamenti di nessun tipo». Ieri il consiglio di Zona 8 ha dato l’ok (20 voti a 16, resta l’opposizione dei comitati).

«Berlusconi ha scoperto che chi non tira la quarta settimana non ama i grattacieli avveniristici», dice Emanuele Fiano del Pd, architetto contrario «alla ricerca dell’eccesso a tutti i costi». E in effetti per Fi non è facile parare un’uscita elettoralmente comprensibile, ma imbarazzante per la giunta. E se il deputato azzurro Luigi Casero coglie nelle parole di Berlusconi «un invito a mantenere i valori tradizionali pur nello sviluppo dell’Expo», il capogruppo in consiglio Giulio Gallera fa un passo avanti: «Rispetto le opinioni del presidente, ma è giusto innovare, specie dopo l’occasione mancata della Bicocca. Le capitali moderne che tanto ammiriamo fanno così».

Nel dibattito intervengono tre maestri come Vittorio Gregotti (sua proprio la nuova Bicocca), Massimiliano Fuksas (Polo esterno della Fiera) e Mario Botta (ristrutturazione della Scala), tutti d’accordo nel giudicare provinciale la querelle fra architetti italiani e stranieri: «Non esiste mestiere più internazionale di questo». «Sono desolato di dover dare ragione a Berlusconi - apre Gregotti - tuttavia la responsabilità è di Comune e Regione, governati dal suo partito. Ci sono progetti con una pessima origine, vedi CityLife, che ha prevalso sull’ottima proposta di Renzo Piano perché offriva di più. Il guaio è che certa roba piace, altri lavori dal tratto preciso e severo non hanno lo stesso successo».

«Berlusconi? Tanto il giorno dopo ci ripensa - scherza Massimiliano Fuksas - ma su CityLife io e lui siamo abbastanza d’accordo. Fra i grattacieli fatti e da fare, il Pirellone di Giò Ponti domina ancora mirabilmente». Per lo svizzero Mario Botta, «Berlusconi è la voce del popolo, che a volte fa confusione. Anche il grande edificio modernista di Luigi Moretti in corso Italia rompe la cortina stradale ottocentesca della via, ma si inserisce perfettamente nel contesto».

Infine Stefano Boeri, architetto, urbanista e già direttore di Domus: «Un capolavoro mondiale come la Torre Velasca all’inizio fu stroncata. Per alcuni non rispettava la tradizione milanese, che è di grande sobrietà. Non era così. Ma Berlusconi, che da immobiliarista ha fatto la storia urbanistica di Milano, non dice eresie. Alcuni virtuosismi muscolari, come certe torsioni, sono autoreferenziali e poco interessanti».

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