AFRICA BONDS
Nelle 4 pagine del documento italiano prima vengono le offerte ai paesi africani. Innanzitutto, mettere in piedi un Fondo europeo per gli Investimenti nei paesi terzi nel quale stornare tutti i soldi che oggi l’Europa usa per l’Africa da destinare a opere socialmente utili. Secondo, creare gli Ue-Africa Bonds per aiutare i partner africani a investire in crescita e innovazione. Terzo, privilegiare la collaborazione sui migranti in tutti i programmi Ue in Africa e creare missioni regionali per gestire i flussi. Quarto, regolare i migranti economici con quote di ingresso destinate solo a chi conosce la lingua e ha frequentato corsi preparatori. Infine, compensare i costi dei paesi africani che adotteranno il diritto di asilo per gli stranieri.
STOP ALLE PARTENZE
In cambio di queste offerte nella logica del “ do ut des”, i paesi di origine e transito devono garantire controlli effettivi delle frontiere e una riduzione dei flussi verso l’Europa (anche grazie a soldi e tecnologia Ue). Rimpatri da parte dei paesi di transito di chi non ha diritto all’asilo (perché proveniente da una nazione sicura) anche grazie al finanziamento Ue di programmi di reinserimento di chi viene rimandato a casa. I paesi terzi devono essere poi aiutati a costruire un sistema e le infrastrutture per accogliere i migranti: tra questi chi avrà diritto all’asilo potrà entrare in Europa con uno schema di ripartizione tra i 28. Si chiede che la nuova Guardia di frontiera Ue finanzi i rimpatri dal paese di transito a quello di origine. L’Italia propone di istituire dei Common Eu migration Bonds, obbligazioni europee per coprire i costi (molto alti) del piano.
LIBIA
C’è infine un capitoletto nel quale si sottolinea la necessità di stabilizzare la Libia. Renzi nella lettera di accompagnamento del Migration Compact fa capire che proprio con Tripoli sarà necessario stringere un patto come quello tra Europa e Turchia.
RISPOSTA UE
Nei primi contatti informali è emerso che a molti governi piace la filosofia del piano italiano. Anche a quelli dell’Est (contrari all’accoglienza, favorevoli a spendere in Africa per sigillare le frontiere esterne). Inoltre Juncker e Mogherini stavano già lavorando in questa direzione e la speranza di Roma è che un consenso politico delle Cancellerie permetta loro di accelerare i tempi. Al governo non interessa che tutti i dettagli del Migration Compact si trasformino in iniziative Ue, ma vuole che lo schema di fondo sulla dimensione esterna dei flussi venga portato avanti in fretta, altrimenti le misure prese finora si dimostreranno inutili e l’Italia rischierebbe di trovarsi da sola alle prese con ondate di migranti in arrivo dalla Libia. Già lunedì Mogherini in Lussemburgo presenterà ai ministri degli Esteri e della Difesa una serie di iniziative immediate preparate prima della lettera italiana (per un piano strutturato sul quale sta già lavorando ci vorrà più tempo): ingresso in acque libiche della missione navale Ue contro gli scafisti o, se il premier Al Sarraj si dovesse opporre, cooperazione con la guardia costiera libica per la formazione del personale, missioni congiunte, scambio di informazioni, equipaggiamenti, ruolo dell’Unhcr nella gestione dei migranti. Inoltre sono in via di finalizzazione diversi accordi con i Paesi di origine e transito.