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Mara Muscetta
Etica d'impresa, etica politica e sviluppo economico
18 Agosto 2005
Articoli del 2004
Che cosa non va nel capitalismo italiano, e perché Sergio Romano sbaglia. Dal Bollettino dell’Osservatorio per la giustizia online, del 24 febbraio 2004.

Vorrei fare alcune osservazioni sull'editoriale di Sergio Romano, nel " Corriere" di sabato 21 febbraio, perché non mi pare vada nel senso dell'approfondimento e della chiarificazione nel dibattito (si fa per dire) economico e politico in corso sulla stampa. Al di là degli insulti e dei dérapages che ci affliggono quotidianamente , vorrei fare alcune riflessioni.

Lo stato dell'economia italiana ha manifestato acute patologie che sono, nell'ordine:

a) un sommerso pari a un quarto del Pil

b) un 'evasione fiscale pari a 160.000 miliardi di lire, che é stata un vero maxi furto ai danni della collettività.

Le carenze dell'imprenditoria in Italia sono soprattutto

a ) la volontà decisa e generalizzata di metabolizzare il rischio , ricorrendo al credito bancario in forma massiccia, a scapito dell'accumulazione degli utili di impresa e dell'autofinanziamento

b) la volontà di evitare scrupolosamente ogni forma di concorrenza (e s. Caso Fiat, caso Mediaset, caso Publitalia) , assumendo , tramite l'organizzazione familiare, le forme più chiuse di Monopolio

c) risparmiare sul costo del lavoro, e delle tutele sociali, scaricando sui l salariati le colpe delle incapacità imprenditoriali

d) e infine la scarsità di trasparenza delle modalità di controllo interne all'impresa , a cominciare dailla struttura dei CDA aziendali , dove si registra la presenza non di controllori esterni ma di familiari e di banchieri finanziatori delle attività.

Questa evoluzione del capitalismo da industriale a finanziario-speculativo si é fatta a detrimento della classe media e dei risparmiatori, usciti distrutti dala dittatura dei managers e degli amministratori delegati.

La Confindustria ha cercato delle risposte non rinnovando il sistema, attraverso la ricerca, l'innovazione, per poter sfidare la concorrenza nazionale e internazionale , ma ricorrendo ai partiti (cfr il caso Mediaset e il P.S.I.), ai sindacati e alle banche, tanto da rendere assolutamente indispensabile oggi un cambio deciso di rotta con una nuova presidenza dell'associazione.

Su chi ha rubato e chi non ha rubato , le constatazioni dell'ambasciatore Romano a proposito del "populismo" del '92 e quello dei nostri giorni sono assolutamente superficiali.

I politici hanno precise responsabilità, non certo quando comprano una seconda casa o una barca, ma quando ricorrono alle tangenti e ai paradisi fiscali per finanziare o i partiti stessi o improbabili riviste "riformiste", veri pasticci politici , che snaturano l'originale mandato loro conferito gli elettori.

Quanto all' esaltazione fatta da Sergio Romano della capacità "riformatrice" della Tatcher, mi limito ad osservare che la privatizzazione di British Railroad, ha portato alla distruzione dell'impresa, specialmente nel settore della manutenzione, abbandono che ha causato sempre più frequenti incidenti ferroviari (cfr. la denuncia del cineasta Ken Loach).

Il riformismo di De Gaulle era fondato invece su basi ben diverse, sulla nazionalizzazione delle grandi imprese , sullo sviluppo della ricerca, con la creazione del CNRS , sulla protezione sociale, su un'autentica politica di aiuto alla famiglia, esattamente il contrario di quanto ha fatto Margareth Tatcher.

Quanto all'incapacità del Presidente del Consiglio di somigliare all'uno o all'altro, e di assicurare le riforme economiche del sistema, prima di tutto sul piano della trasparenza e della correttezza gestionale, rimando l'ambasciatore Romano allo studio delle origini della sua fortuna, le cui caratteristiche affondano ancora oggi nella nebbia più fitta.

Ci sono alcuni processi in corso e dovremmo attendere l'esito del terzo grado di giudizio per poter ricostruire la vera storia del capitalismo italiano, da Mani Pulite ai giorni nostri. Forse anche per questo Berlusconi non é la persona più adatta a fare "le analisi delle crisi aziendali e bancarie", come vorrebbe l'Ambasciatore Romano, analisi che sono oggi su tutti i giornali.

Conosce molto bene i meccanismi per sottrarre i capitali alla leva fiscale: non tutti gli imprenditori sono ladri, ma le cifre vertiginose dell'evasione parlano chiaro, e certo sono furti ai danni della collettività, che vengono dichiarati senza un filo di vergogna, anzi, addirittura legittimati sul piano morale!

* gia' direttrice dell'Istituto italiano di cultura di Marsiglia

by Bollettino Osservatorio

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