loader
menu
© 2024 Eddyburg
Ferruccio Sansa
Eolico in Molise. L’invasione delle pale all’ombra dei clan
1 Luglio 2010
La questione energetica
Una delle facce della Green Economy: speculazione e degrado del paesaggio. Il Fatto Quotidiano, 1° luglio 2010

Una Regione buttata al vento. Trasformata in una selva di pale eoliche alte cento metri, che stanno crescendo sui crinali, intorno ai borghi medievali, a pochi metri da tesori archeologici come Pietrabbondante e Sepino. Sull’utilità dell’eolico si può discutere. Ma qui si sta stravolgendo il paesaggio di una terra. Andate in Molise, consultate le carte ufficiali, le denunce di Italia Nostra, Wwf, Via col vento e delle associazioni degli abitanti: ci sono progetti per tremila pale. Una ogni chilometro quadrato. “In tutto 187 impianti, alcuni anche di venti “mulini” alti come grattacieli di centocinquanta metri. Su 136 comuni della Regione, ben 96 presto potrebbero essere invasi. Per gli altri 40 la sorte non sarà molto diversa: saranno assediati dai colossi del paese accanto. Senza contare i 3 impianti off shore che potrebbero nascere davanti alle spiagge di Termoli. Il Molise produrrà più energia eolica della Sicilia, sei volte più estesa”, racconta Giuseppina Negro del Wwf Molise. Un assalto silenzioso. Il Molise è terra splendida, ma remota, dimenticata dalla politica e dai giornali. Governata da Angelo Michele Iorio, governatore e senatore Pdl, famoso per una polemica su parenti e amici negli ospedali di mezza regione (Iorio detiene la delega all’Energia dopo la polemica rinuncia dell’assessore Franco Marinelli).

Il business

Qui si sono date appuntamento decine di società pronte a realizzare impianti. Ci sono colossi del settore, ma anche imprese con una manciata di addetti, molte con sede in Campania. Un dettaglio che ha fatto rizzare le antenne all’Antimafia: “La maggioranza delle società saranno sicuramente a posto – commenta un investigatore – ma l’eolico, proprio in Campania, è uno dei business preferiti da imprese in odore di camorra”.

Intanto la gente del Molise combatte da sola: manifestazioni e cortei. Fuori dalla Regione, però, nessuno ne parla. Allora eccoci a Pietrabbondante. Alzi la mano chi la conosce. Eppure qui si trova uno dei più straordinari anfiteatri del nostro Paese: un semicerchio di pietra costruito dai Sanniti nel II secolo avanti Cristo. In queste giornate di inizio estate a salire fin quassù, a mille metri, sembra di volare: davanti hai tutto il Molise. A Est le montagne che si sciolgono in colline verso l’Adriatico. A Ovest il chiarore del Tirreno. Intorno i crinali. Lo stesso paesaggio che aveva negli occhi Francesco Jovine quando negli anni Quaranta scrisse il suo Viaggio nel Molise: “Di qui si vede tutta la vallata, ampia, austera, solitaria, a boschi, a macchie, a burroni, a botri. Terra varia, tormentata da rocce, da valloni, da frane, ma tutta coltivata con sapienza antica; quella stessa che conoscevano i Sanniti”.

Sfregio all’ambiente

Pietrabbondante era la città sacra dei Sanniti. All’estero sarebbe una meta per milioni di turisti. Ma il teatro è coperto di erbacce. Intorno, come funghi, decine di pale. L’ultima sberla potrebbe arrivare nei prossimi giorni: il Tar si deve pronunciare sul ricorso contro un impianto da 13 pale a un chilometro dall’anfiteatro.

Immaginate se fossimo vicini al teatro di Taormina. Un’insurrezione. Qui tutto avviene nel silenzio. Michele Petraroia, consigliere regionale del Pd, da anni lancia appelli che cadono nel vuoto: “Ma da soli non abbiamo la forza per fermare l’invasione. Purtroppo che cosa si celi spesso dietro gli investimenti nell’eolico sta emergendo dalle inchieste in mezza Italia”.

Giovanni Tesoni, il sindaco di Pietrabbondante (centrodestra), si è arreso: “Ho detto sì all’impianto”, esordisce. Aggiunge: “Sarei contrario, queste rovine mi stanno a cuore… da bambino ci venivo a giocare”. Allora? “Dall’anfiteatro vedi decine di pale nei comuni vicini. Il danno è fatto. E poi le casse del Comune sono vuote. O costruiamo gli impianti o tagliamo i nostri boschi, non abbiamo altre entrate. Le rovine portano ventimila persone l’anno, 50 mila euro, ma il Comune non vede un centesimo. Vanno tutti allo Stato che qui fa lavorare sei persone, ma non tagliano nemmeno le erbacce”. Il noto archeologo Adriano La Regina, dopo essersi battuto per Roma, è una delle poche voci a difesa del Molise (l’altra è quella Vittorio Sgarbi): “Il Sannio è una terra straordinaria. Rischia di perdere una ricchezza molto maggiore di quella dell’eolico. A Pietrabbondante non ci sono solo il teatro e il tempio. Sulla montagna ci sono fortificazioni sannitiche. Proprio lì è previsto il nuovo impianto”, spiega La Regina.

Non basta. “Non abbiamo nemmeno i soldi per altri scavi”, allarga le braccia Tesoni. Già, i resti dei Sanniti emergono ovunque. Seguite Giulio, cercatore di funghi di Frosolone, vi porterà a Civitanova del Sannio. “Una mattina mentre andavo a porcini mi sono trovato davanti questi massi”, racconta. Dalla vegetazione emerge un enorme muro. È un forte dei Sanniti, roba di duemilacinquecento anni fa.

Addio limiti

Questo è il Molise. Come a Sepino. La Regina lo descrive così: “È una città romana perfettamente conservata: mura, torri, porte. Sul teatro si sono inseriti i palazzi del Settecento, sembra un piccolo teatro di Marcello (a due passi dal Campidoglio, a Roma, ndr) in mezzo ai campi”. Ma Sepino la sua battaglia l’ha appena persa: il Consiglio di Stato ha dato il via libera a un impianto di 18 pale. È la legge regionale a permetterlo. “All’inizio – racconta Giuseppina Negro – era stato previsto un limite di distanza per gli impianti, ma il Governo ha impugnato la legge… strano, soltanto quella del Molise”. Così sono arrivate le nuove linee guida: “E addio ai limiti previsti”.

Ma non ci sono soltanto i siti archeologici. San Pietro Avellana, Macchiagodena, Guglionesi, Riccia, San Martino in Pensilis, succede dappertutto. Come sui pascoli selvaggi di Acqua Spruzza a Frosolone. Siamo a milletrecento metri, su un altopiano popolato da cavalli allo stato brado e mucche. Camminando in mezzo a papaveri e ginestre all’inizio non te ne accorgi, poi ecco quel rumore continuo, martellante. Decine di pale eoliche prendono a sberle l’aria. Questa diventerà la colonna sonora nella vita della gente del Molise. A tutte le ore, ogni giorno dell’anno. Roba da impazzire. Se anche ti tappi le orecchie le hai davanti. Ovunque tu vada non potrai scappare.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg