La Illycaffè ha presentato una richiesta di risarcimento danni per 450.000 Euro nei confronti di un blog intitolato “Illyflop”, attivato nella recente campagna elettorale per le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia, blog di cui era responsabile un esponente di AN e che era rivolto in realtà contro l’allora presidente della Regione, Riccardo Illy. La richiesta è motivata dal fatto che il blog in questione - peraltro oscurato dopo pochi giorni – avrebbe provocato un calo (quantificato in 180 tonnellate di caffè) nelle vendite dell’azienda. La vicenda – ancorché apparentemente grottesca - giustifica una certa preoccupazione, per quanto concerne la libertà di parola e di stampa.
Se è infatti sufficiente che il cognome di un politico e il nome di un’azienda coincidano, per motivare richieste del genere, è facile immaginare a quali rischi si andrebbe incontro, qualora il tribunale ammettesse l’istanza della Illycaffè.
Ogni critica rivolta al politico sarebbe infatti ritenuta riverberarsi automaticamente sull’azienda, con le conseguenti azioni giudiziarie: tenuto conto del numero di imprenditori (o rampolli di famiglie imprenditoriali) “prestati alla politica” in Italia, le conseguenze sarebbero incalcolabili. Verrebbe a crearsi infatti una nuova forma di censura, incompatibile con i diritti politici elementari garantiti dalla Costituzione. Avrebbero qualcosa da temere tutti coloro i quali – non soltanto i avversari politici – per anni hanno criticato Illy presidente della Regione Friuli Venezia Giulia (e prima ancora Illy sindaco di Trieste) in interventi sui media, nei dibattiti pubblici, ecc.
Pare quindi evidente l’effetto intimidatorio implicito nella richiesta di risarcimento danni. Nel caso specifico di Illy, poi, viene anche da chiedersi se l’apparentemente inspiegabile favore mediatico di cui ha goduto per anni, sia dovuto a sincero apprezzamento per la sua azione politica, oppure al timore di ritorsioni da parte dell’azienda di famiglia. In ogni caso, l’azione legale pare in linea con il comportamento tenuto da Illy dopo le elezioni, inaspettatamente - per lui e la sua coalizione di centro-sinistra - perdute: totale silenzio con i media e perfino con gli alleati (neppure un ringraziamento agli elettori), ritiro “sdegnoso” nell’azienda, dimissioni da consigliere regionale ma richiesta di riscatto per il vitalizio (da 1.700 Euro netti mensili), che gli spetterà al compimento dei 60 anni in quanto ex consigliere, in aggiunta alla “liquidazione” da quasi 50 mila Euro incassata subito. Come un qualsiasi esponente della “casta”. Il suo reddito dichiarato nel 2006 ammontava a 1.122.423 Euro.
Un evidente paradosso. Il pensiero corre ad altri proprietari di ingenti macchine per fare profitto, ben più potenti (e vincenti) di Illy. Ma B. non sembra poter reclamare danni per il suo soggiorno nella politica.