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Luciana Castellina
E' viva
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
L'emozione, il dolore, la speranza, la riflessione (e l'indignazione per i soliti sciacalli). Questi i sentimenti di queste ore. L'articolo è da il manifesto del 17 febbraio 2005

A vederla così smagrita, addosso un abituccio verde che nessuno le conosce, pallida e certo spaventata, il cuore ci si stringe, in redazione molti non trattengono le lacrime. Ma il video firmato da un'improbabile sigla - mujaheddin senza frontiere (quasi un'ironia verso le tante organizzazioni occidentali che si nominano così ) - è stato recapitato all'hotel Palestine a Baghdad: è un segnale che Giuliana è viva. Dopo due settimane di silenzio e incertezza totale è già qualche cosa. Di più di quanto non abbia fino ad ora ottenuto Libération per Florence Aubenas, sparita da quaranta giorni con il suo interprete Hussein Hanoun, senza che mai nessuno si sia fatto vivo. Ci chiedono se in questa immagine così drammatica la ritroviamo. Direi senz'altro di sì: le prime parole che pronuncia sono proprio sue, quelle che ha sempre detto: «Sono venuta qui per testimoniare di questo popolo che muore ogni giorno». E poi parla dei bambini, dei vecchi, delle donne violate, delle cluster bombs. Sono le stesse parole che ha scritto fino a quando non è stata rapita, ogni giorno dando voce a chi in Iraq non ce l'ha. Per far capire che a non voler l'occupazione è il popolo, tutto il popolo iracheno, quelli che hanno deciso di esprimersi con le armi, quelli che hanno scelto di dirlo con il voto, quelli che hanno perduto tutto e restano a piangere i loro morti nelle tende dove, a migliaia, sono stati collocati i rifugiati. Gli ultimi che Giuliana ha visto, prima di esser portata via nei pressi della moschea dove stanno ammassati quelli di Falluja. Ripete che la presenza straniera porta sofferenze e violenza, che occorre porre fine all'occupazione se si vuole porre fine alla violenza.

Nonostante il timbro turbato della sua voce, che a momenti rompe in un singhiozzo, è proprio la nostra Giuliana.

L'angoscia più forte ce la dànno le ultime frasi, quando si appella direttamente al suo compagno, Pier. Non perché non sia naturale - chi non lo farebbe in quelle condizioni? - ma perché in questa particolare richiesta di aiuto al suo uomo emerge con maggior evidenza la sua personale, umanissima condizione di donna prigioniera, sul collo il fiato pesante della condanna a pagare per le colpe di chi pure lei stessa ha sempre combattuto.

Le ultime frasi di Giuliana si rivolgono a chi è impegnato a preparare la manifestazione, per liberare lei e con lei la pace: quelli- dice - «con cui ho sempre lottato». Sembra quasi che Giuliana sappia di sabato 19. Da questo tristissimo video è lei stessa che ci invita tutti a raddoppiare gli sforzi per porre fine alle sofferenze del popolo iracheno e alle sue, per liberare ambedue.

Noi non possiamo decidere di ritirare le truppe italiane dall'Iraq, i rapitori di Giuliana lo sanno benissimo. Possiamo però dimostrare, con l'ampiezza della protesta, che la grande maggioranza del popolo italiano vuole porre fine all'occupazione.

L'Europa dei governi è divisa, o reticente. Ma l'Europa dei popoli - lo hanno dimostrato i sondaggi - è tutta, persino all'est dove i governi sono i meno autonomi dal ricatto americano - unita nel dire no alla guerra. Se non tutti i governi hanno recepito questa richiesta; se non hanno espresso quel che vuole la maggioranza dei loro cittadini; se solo una minoranza in alcuni parlamenti - ma in quello italiano una minoranza assai larga e per la prima volta unita - si è fatta interprete della propria opinione pubblica, vuol dire solo che c'è qualcosa che non funziona nella nostra democrazia.

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