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Fulloni Paolo; Alessandro Foschi
E le cosche puntano al controllo dei moli
17 Maggio 2010
Articoli del 2010
Dietro il business dei porti turistici e la svendita delle nostre coste, spuntano le grandi organizzazioni criminali. Da Corriere della Sera, ed. Roma, 17 maggio 2010 (m.p.g.)

Traffico di droga, contrabbando di griffe della moda falsificate in Cina, sfruttamento di manodopera clandestina. E - ancora - riciclaggio di denaro sporco, appalti truccati per le opere pubbliche e racket. Le cosche della mafia e della ’ndrangheta sono sempre più attive sui porti laziali. Già nel 2000 erano stati smascherati traffici illeciti riconducibili alla famiglia Rinzivillo e ad alcuni clan minori. Ora però non si tratta più di situazioni episodiche. Ma di un sistema strutturato. E soprattutto pericolosamente in fase di rapida espansione. Secondo l’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia al ministero dell’Interno, infatti, «sul litorale nord, in special modo nei comuni di Ladispoli, Cerveteri, Santa Marinella e Civitavecchia, si riscontra la presenza di alcune ramificazioni dei sodalizi Gallo, Misso, Mazzarella e Veneruso, attivi nel narcotraffico». E anche Luigi De Ficchy, capo della procura di Tivoli dopo una lunga parentesi all’antimafia, ha sottolineato come il porto di Civitavecchia sia diventato «approdo di importanti partite di droga».

Secondo l’antimafia, i porti del sud, da Gaeta a Formia, da Nettuno a Anzio, sono ormai terreno di battaglia dei clan della camorra. Dopo aver investito in attività immobiliari e commerciali, ora le cosche stanno organizzando vere e proprie basi operative. Sono segnalati continui tentativi di racket sulle attività commerciali, fenomeni diffusi di caporalato sia per chi lavora a terra, sia sul personale imbarcato. E nel basso Lazio, oltre a controllare parte della compravendita dell’immenso mercato ortofrutticolo di fondi, la camorra adesso comincia a condizionare il florido mercato del pesce.

Il litorale romano fino a poco tempo fa era spartito fra gang di albanesi, rumeni e fra gli eredi della banda della Magliana. Ora sono stati costretti a scegliere: o finire stritolati dalle cosche, oppure mettersi al servizio delle stesse cosche. E la maggior parte dei piccoli delinquenti a scelto di «mettersi a padrone». L’antimafia sta cercando di monitorare anche i flussi di denaro collegati alle operazioni immobiliari legate allo sviluppo dei nuovi porti turistici di Ostia e Fiumicino. Alcuni movimenti di soldi sarebbero «sospetti». Diversa la matrice delle infiltrazioni nel litorale nord. La camorra - spiegano i magistrati - avrebbe puntato il porto di Civitavecchia perché meno sorvegliato rispetto a quelli di Napoli e Gioia Tauro, un tempo importanti terminali del narcotraffico. E poi nella zona di Civitavecchia sono in corso importanti infrastrutture pubbliche. Appalti ricchissimi, che fanno gola alle cosche.

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