Caro Eddyburg, Soru ha fatto fare una brutta figura a Briatore che ha comprato pagine di giornali per contestare la tassa “sul lusso” (che in realtà è sull’uso del paesaggio). E chissà quanto gli è costato scendere a quel livello, ma forse era necessario perché la replica dura ha funzionato e il modello sardo è oggi addirittura esportabile. Pensa che alcuni anni fa in Costa Smeralda – a Ferragosto – si organizzavano le cene per Lula, un paese poverissimo dell’interno. Una delle icone del malessere della Sardegna lontana dal mare, che accettava (sob!) l’elemosina dei ricchi vacanzieri in costa. Sindaco berlusconiano compiaciuto (grazie! con gli avanzi delle vostre feste billionaire faremo quel che si può, meglio del parco del Gennargentu). Poche reazioni tranne le solite, e comunque non proprio in linea con la leggendaria fierezza del popolo sardo.
In Sardegna, è bene non illudersi, non si è spento del tutto il tifo per i villaggivacanze sulla spiaggia. Ma molte comunità locali hanno cambiato idea. L’ inganno è durato, ma si sa che a volte la politica alimenta illusioni che durano, se non sarebbe troppo facile. Si è capito tardi che non serve a nulla fare case sulla battigia: per l’economia del luogo cioè per i tanti disoccupati tutto più o meno come prima; il danno ambientale è irrimediabile, ma c’è chi ha tratto vantaggi enormi. Spiccioli per la Sardegna nonostante il vorticoso giro di denaro.
Il piano paesaggistico sardo – evviva – dice stop al modello consumista delle case da vendere. Fino a qualche anno fa progetti da quattro-cinque milioni di metri cubi erano continuamente avanzati, sindaci di tutti i colori consenzienti (benvenuti imprenditori-benefattori, prego scegliete le viste migliori!).Oggi, gli stessi imprenditori che li presentavano, li considerano inammissibili. Progetti come quello per Crotone – ne ha scritto di recente la Repubblica – una nuova città sul mare che la Calabria povera immagina come panacea dei suoi mali, in Sardegna non sono più possibili e neppure proponibili. Neppure torri firmate o cose simili.
Un’ occhiata alle trasformazioni suggerisce di fare pagare qualcosa a chi ha tratto, trae utili dalla splendida location per case tutto sommato normali (alcune decine di milioni di euro il prezzo di un immobile che il costo di costruzione non spiega e il cui valore dipende appunto dalla bellezza impareggiabile del luogo).
Il richiamo alla centralità del paesaggio assume nella tassa “sul lusso” (su case, barche sopra i 14 metri, aerei dei non residenti) un significato al di là del ritorno economico che dovrebbe produrre (il 75% dell’introito è destinato per le zone interne, più dignitoso delle questue estive, direi).
Le barche come le case godono di paesaggi unici al mondo. Alcuni sindaci strepitano per questo provvedimento che terrebbe lontani i diportisti in transito, arrabbiati per la tassa: un migliaio di euro annue, più o meno il costo per tenerla in acqua un giorno una barchetta da 15 metri o per una festa tra amici senza aragosta.
C’è qualcosa che non torna in questa reclamizzata rinuncia a usare gli approdi sardi che qualcuno dovrebbe spiegare. I dati sembrano incongrui e ci piacerebbe vederle le liste ufficiali dei movimenti nelle banchine sarde che dovrebbero essere pubbliche visto che i porti sono stati realizzati con risorse pubbliche, con concessioni demaniali ecc. Perché alcune notizie sembrano smentire e di molto questa presunta tendenza al ribasso. Più 30% di presenze negli alberghi sfarzosi di Gallura che più alzano i prezzi più fanno il pieno. Più 10% di barche a Porto Cervo dove non c’è un posto libero fino a settembre. Record di arrivi a Teulada. Più presenze dappertutto. Allora: una ripicca contro Soru localizzata in alcuni porti dell’isola? O goffa, molto goffa propaganda che ha come vero obiettivo la norma sul paesaggio che impedisce le speculazioni edilizie nelle coste? Non so se la tassa abbia gravi difetti costituzionali, non so neppure dire se sia una cosa di sinistra. Ma è certo che appartiene a quella civile tradizione di fare pagare le tasse a chi trae vantaggi e benessere dall’uso di beni comuni. (A questo proposito: scopro che già alla fine del ‘500 si imponevano speciali gabelle ai forestieri altolocati che frequentavano le terme della Val d’Orcia per ripagare i lavori di manutenzione). Stasera, 14 agosto 2006, al Billionaire si parla d’altro, una bottiglia di champagne servita con fuochi d’artificio (così lo vedono tutti) circa mille euro al pezzo. Stasera a Lula se qualcuno fa festa nessuno se ne accorge.
Quello che piace della politica di Soru e della sua giunta è che c'è coerenza tra i diversi provvedimenti: tutelare la costa con un piano del paesaggio, far pagare a chi la usa e pagare può, liberarla dalle servitù militari, utilizzare al meglio le costruzioni esistenti invece che farne di nuovo, sono tessere d'un mosaico di cui conta la bellezza d'insieme. Poi magari c'è qualche ombra, ma si può correggere.