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E adesso arriva il «disincentivo» a denunciare le irregolarità
22 Gennaio 2009
Articoli del 2009
60 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno e il governo smonta il Testo Unico sulla sicurezza. Da l’Unità, 22 gennaio 2009 (m.p.g.)

Sono più di sette mesi che il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sta cercando di destrutturare l’intero diritto del lavoro. In Parlamento il Testo Unico sulla sicurezza voluto dal governo Prodi è stato già fatto a pezzi. Per avere effetti avrebbe bisogno di 38 decreti e atti attuativi, ma il Governo non ne ha emanati neanche uno. Anzi ha rinviato alla fine di gennaio il termine in cui diventerà obbligatorio redigere il Documento di Valutazione dei Rischi, ha prorogato le norme su antincendio e arbitrati, ha cancellato la sanzione a carico del datore di lavoro (da 2.500 a 10.000 euro) per non aver munito i lavoratori di tessere di riconoscimento nell’ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto e subappalto, ha tolto le violazioni sulla durata del lavoro come causa di sospensione dell’attività produttiva e ha legato lega le mani all’Ispettorato del lavoro che dovrebbe controllare e sanzionare le irregolarità.

Il 18 settembre scorso poi Sacconi ha fatto uscire una direttiva che chiede agli ispettori di non intervenire sulla base di segnalazioni anonime di lavoratori. Con la conseguenza che nessuno denuncerà più la propria impresa correndo il rischio di essere licenziato. Eppure la prevenzione, che il controllo degli ispettori garantisce anche se in minima parte, sarebbe una buona pratica visto che gli infortuni costano il 3% del Pil. E l’attacco continua con una serie di proposte: come la natura privatistica del medico chiamato a controllare la salute dei lavoratori, l’autocertificazione per la valutazione dei rischi per le imprese fino a 50 dipendenti (oltre il 90% delle aziende), il rinvio delle norme sullo stress da lavoro correlato, l’eliminazione di regole per la valutazione del rischio.

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