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Ugo Mazza
Dubbi sul programma PRU del Comune di Bologna
27 Marzo 2004
Bologna
Una interrogazione urgente a risposta scritta presentata il 24 giugno dal consigliere regionale DS Ugo Mazza. Dubbi che sono una critica di fondo alla politica urbanistica della giunta Guazzaloca (e a quella che lìha preceduta).

Il sottoscritto consigliere regionale,



premesso che:



Il Consiglio Comunale di Bologna il 9 giugno ha deliberato un Programma di Riqualificazione Urbana ai sensi della L.R. 19/98 che contiene la proposta di trasformazione urbanistica di 26 aree collocate all’interno dei 12 Ambiti di Riqualificazione delimitati con o.d.g.319/99, che coprono genericamente l’intero territorio urbano di Bologna, senza alcuna significativa selezione dei vari livelli di degrado delle diverse parti della città;

la presentazione, ripresa anche da 24ORE nell’inserto specializzato, da parte dell’assessore all’Urbanistica degli esiti della concertazione per il suddetto PRU, ripropone il problema del corretto utilizzo degli strumenti urbanistici previsti dalle leggi regionali;

la procedura di variante urbanistica al PRG vigente, attivata dal Comune di Bologna, relativa a questi PRU, vede l’applicazione dell’articolo 40 della legge regionale 20/2000 (Accordo di Programma), che implica il “rilevante interesse regionale, provinciale o comunale” per procedere alla variazione dello strumento urbanistico vigente;

la Regione non può restare silente rispetto a scelte che, di fatto, stravolgono il senso proprio degli strumenti previsti dalla legislazione regionale e a cui pur si richiamano gli atti del Comune di Bologna;

premesso inoltre che:



il Piano Regolatore di Bologna è “scaduto”, come ebbe a dichiarare lo stesso Assessore in risposta alla lettera dei cittadini di S. Donino con cui si chiedeva l’attuazione della fascia boscata prevista dal piano stesso lungo la tangenziale;

la conferenza di Pianificazione, di cui all’articolo 14 della legge regionale 20/2000, per la redazione del nuovo Piano Strutturale del Comune di Bologna, è sarà attivata dalla riunione del Consiglio Comunale prevista per il 14 luglio;

evidenziato che:



il Comune di Bologna non ha redatto alcun atto urbanistico in cui siano individuati puntualmente e univocamente gli elementi di degrado sociale, ambientale e architettonico così come indicato all’art. 2 della LR. 19 ma solo generici elementi di qualità e di degrado non individuati territorialmente;

la dimensione complessiva del PRU non risponde a quanto stabilito dal comma 3 dell’art. 4 della LR. 19, che recita “il PRU è di dimensioni e consistenza tali da incidere sulla riorganizzazione della città”, in quanto tratta numerose ma piccole aree in zone diverse della città e che non contribuiscono ai fini del recupero di qualità mancanti e alla riorganizzazione urbana come stabilito dalla legge stessa;

solo 1 dei 26 progetti di “riqualificazione” presentati dal Comune di Bologna, rientra negli ambiti strategici ritenuti prioritari dalla stessa amministrazione comunale, in sede di delimitazione degli ambiti di riqualificazione, evidenziando quanto meno la inadeguatezza di questo strumento previsto per la definizione delle politiche di riqualificazione urbana.

il concetto di “riqualificazione” si presta a rilevanti dubbi interpretativi e che comunque, proprio per lo spirito della L.R.n.19, è competenza pubblica individuare le aree da riqualificare mentre in questo caso, come in altri precedenti, proprio per l’ambiguità delle procedure tali aree sono state individuate dai privati, proprietari delle aree stesse, e non dall’amministrazione pubblica secondo criteri e priorità pre-definite;

evidenziato inoltre che:



il Comune di Bologna, come già con l’area di via Baroni, insiste nel comprendere nei “Piani di Riqualificazione Urbane” aree non edificate usando a tal fine uno strumento improprio per giustificare processi di edificazione invece di utilizzare, come sarebbe suo diritto e dovere, gli strumenti per la variazione dei piani o meglio, in questo caso, della elaborazione del nuovi Piani Strutturali Comunali, così come previsto dalle leggi regionali;

oltre il 50% delle aree comprese nei “Piani di Riqualificazione” sono aree senza costruzioni con destinazioni urbanistiche a verde o a servizi pubblici non realizzati e che non si tratta quindi di aree edificate, dimesse e da riqualificare bensì di aree e prati incolti in cui l’edificazione non può certo passare per “riqualificazione”, anche secondo la LR n.19;

su i 900 alloggi previsti complessivamente l’affitto convenzionato riguarda solo 36 alloggi, e per non più di dieci anni, pari al 4% del totale, quantità irrilevante per favorire la politica della casa oltre che non coerente con quanto disposto dalla lett. E) del comma 3 dell’art. 4 della l.r. 19;

la quantità di verde pubblico che verrà realizzato dagli interventi (139.492 mq) è sì pari al doppio del minimo previsto dalla legge regionale, ma significativamente inferiore alla quota oggi prevista dal PRG per le stesse aree (170.000 mq) e quindi peggiora la dotazione complessiva di risorse tanto necessarie per la città e pone, anche seri interrogativi sulle finalità stesse della L.R.n.19;

la valutazione dell’impatto sulla mobilità urbana degli interventi previsti e cioè 900 nuovi alloggi, negozi e attività artigianali, oltre all’alberghiero, andrà ad aumentare le condizioni di traffico in zone già oggi congestionate;

il bilancio ambientale, cioè il primo degli obiettivi dell’art. 4 della legge non può essere considerato positivo per l’aggravio delle condizioni di salubrità e sicurezza visto che il 65% delle nuove famiglie che andranno ad abitare quei luoghi saranno esposti a livelli di inquinamento acustico ed atmosferico che già oggi superano i limiti di legge;

sottolineato inoltre che:



la logica dell’urbanistica “concertata” fuori dalle scelte del Piano Regolatore Generale si riduce al caso per caso con una forte alterazione dei principi stessi del mercato edilizio e degli equilibri tra residenze e dotazione di verde e servizi per la collettività, elementi essenziali, oltre alla tutela ambientale, per la qualità urbana;

quanto sta avvenendo a Bologna non è un fatto isolato bensì una manifesta difficoltà nel governo del territorio per una crescente tensione tra gli interessi forti (proprietari di aree e costruttori) e gli interessi diffusi dei cittadini e più in generale per la tutela ambientale e naturale;

se così fosse lo stesso concetto di “concertazione” in urbanistica si presterebbe a critiche molto forti per la parzialità delle procedure e la costante esclusione dei cittadini dal procedimento di definizione delle scelte urbanistiche, oltre che dalle scelte per l’utilizzo delle risorse ricavate dalla perdita di aree preziose per la città, negando così il principio fondamentale della partecipazione del confronto tra i diversi interessi urbani nelle procedure di pianificazione urbanistica;

interroga la Giunta per conoscere



le sue valutazione su PRU che non sembra possano raggiungere alcuno degli obiettivi stabiliti dalla legge 19, aggravando anzi situazioni urbane già problematiche e che “riqualificano” aree incolte e destinate a servizi con la costruzione di palazzi fuori dalle previsioni del PRG;

le sue valutazioni sul dimensionamento delle previsioni urbanistiche di Bologna e se corrisponde al vero che le riduzioni volumetriche concordate in passato nei D.U.C. sulla base della valutazioni di impatto ambientale (VALSIA) siano comunque usate per definire il tetto complessivo che permette la edificazione di aree oggi di standard urbanistico o identificabili;

se non ritenga opportuno, visti i dubbi di legittimità di tal modo di procedere, esplicitare con chiarezza il campo di applicabilità dell’articolo 40 della legge regionale 20/2000 (Accordo di Programma in variante alla pianificazione urbanistica e territoriale), per contenere la palese e contraddittoria discrezionalità con cui oggi alcuni enti locali, come il Comune di Bologna, applicano questo dispositivo;

e per conoscere inoltre



se non ritenga opportuno invitare gli enti territoriali coinvolti negli accordi di programma in variante alla pianificazione urbanistica, a sospendere tali procedure, per agevolare lo svolgimento della Conferenza di Pianificazione del nascituro PSC di Bologna il cui avvio è previsto per la metà di luglio;

se non ritenga opportuno, in subordine, sollecitare il Comune di Bologna prima di concedere ulteriori autorizzazione a costruire in aree non previste dal PRG ad adottare il Piano Strutturale previsto dalla legge Urbanistica Regionale n.20;

se non ritenga opportuno, come già è avvento per l’area di via Baroni, fare presente al Comune di Bologna che le aree non edificate vanno stralciate da questo provvedimento urbanistico e rinviate a strumenti più consoni alle leggi regionali conseguenti l’adozione del Piano Strutturale Comunale.

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