«Il Festival della politica (inaugurato ieri a Mestre) assomiglia alla “costituente programmatica” del centrosinistra frammentato dal prossimo voto delle Comunali». Occasione, per il PMR di riprendere la politica del craxiano De Michelis sconfitta dal PCI (e dai Parlamenti italiano ed europeo) venticinque anni fa? Le alternative ci sono. Il manifesto, 11 settembre 2014, con postilla
Ca’ Farsetti è commissariata: Vittorio Zappalorto dal 3 luglio garantisce solo l’ordinaria amministrazione. Venezia non conta più al tavolo di palazzo Chigi, pronto a “cambiar verso” con nuovi devastanti cantieri. I dipendenti comunali sono in rivolta da settimane, mentre il bilancio ha impietosamente tagliato servizi e politiche sociali.
Il barometro in laguna è tutt’altro che incoraggiante. La Lega accarezza il sogno di replicare il clamoroso trionfo di Padova. Renato Boraso, ex berlusconiano, ha schierato fin da giugno la lista civica personalizzata. E si profila la candidatura di Luigi Brugnaro, presidente della Reyer Basket, paròn di Umana Holding, già al vertice di Confindustria, che con 513 mila euro voleva comprarsi l’isola di Poveglia. Intanto il M5S sta per scegliere la sua punta di diamante: in lizza Davide Scano, Antony Candiello e Elena La Rocca.
E il Pd? Paralizzato dalla Procura, gioca una tattica esasperata con il terrore di un flop alle Primarie. Così ci pensano la Fondazione Gianni Pellicani (e Massimo Cacciari, già tre volte sindaco…) ad accendere i riflettori sulla “piattaforma di idee”. Stamattina alle 11 nella tensostruttura di piazzale Candiani a Mestre è in programma l’inequivocabile dibattito sul tema «Laboratorio Città — Expo 2015 a Venezia: Acqua e Terra». Rinforzato nel pomeriggio dal convegno sull’innovazione a Nord Est che annovera anche Cesare De Michelis, presidente di Venezia Expo…
Fino a domenica si va avanti così. Ed è netta l’impressione che sia la premessa alla candidatura di Nicola Pellicani: figlio del leader migliorista del Pci-Pds-Ds, giornalista del Gruppo Repubblica, ha ricevuto il 28 agosto la visita privata del presidente Napolitano e viene caldeggiato dagli opinion makers.
L’alternativa naturale è Felice Casson: il magistrato dell’inchiesta sul Petrolkimico, senatore civatiano, in prima fila nel contrasto all’illegalità incistata nel “modello veneto” rappresenta le speranze di trasparenza e rinnovamento. Ma Casson è rimasto più che scottato dalla sconfitta del 2005, quando il ballottaggio premiò a sorpresa Cacciari. Comunque sarà decisivo se davvero si faranno le Primarie.
Ma il puzzle in casa Pd è osticoco. Tanto per cominciare bisogna fare i conti con Sandro Simionato: vice di Orsoni, contava di “reggere” la transizione alle urne da naturale erede. È uomo di Bersani che oggi garantisce lo zoccolo duro più e meglio di Davide Zoggia (bruciato dalle “consulenze” al Cvn). Non basta, perché è pronta la concorrenza di almeno altri due giovani aspiranti sindaci. Si tratta di Andrea Ferrazzi, assessore uscente, e del renziano della prima ora Jacopo Molina.
Senza dimenticare il jolly: Pier Paolo Baretta, 65 anni, attuale sottosegretario all’Economia. È acquattato nelle larghe intese, pronto a scendere in campo se salteranno in aria le ambizioni altrui e soprattutto quando il “vecchio” centrosinistra non sarà in grado di reggere. Cattolico, sindacalista metalmeccanico e segretario generale aggiunto della Cisl di Bonanni, nel 2008 diventa parlamentare fino a trovare un ruolo nel governo Letta che gli è stato confermato da Renzi.
E la partita delle Comunali di Venezia si intreccia con la rincorsa alle Regionali e la seconda sfida al leghista Luca Zaia.
Il segretario renziano Roger De Menech ha già annunciato in autunno la consultazione delle urne preventive. Un altro bel rischio, visto che all’orizzonte mancano candidati diversi dall’autosufficienza Pd. Addirittura sarebbe una guerra all’ultima preferenza fra sole “primedonne”. Con Laura Puppato che avrebbe dovuto guidare il centrosinistra nel 2010, ma che fu vittima della “sussidiarietà” dei vecchi leader Ds e Margherita. Ma anche Alessandra Moretti, ex portavoce di Bersani, che alle Europee è diventata “rottamatrice” a furor di preferenze. E Simonetta Rubinato, deputata renziana, che sabato riunisce i suoi sostenitori nel monastero di Maranco a Caorle.
Peccato che da Vicenza torni a levarsi la voce (amplificata dal quotidiano locale) di chi pretende la candidatura del sindaco Achille Variati che l’anno scorso ha ottenuto la conferma al primo turno con il 53% dei voti. Classe 1953, bancario, a 37 anni diventa primo cittadino grazie alla Dc per poi passare in Regione dal 1995 fino al 2008, quando torna a guidare il Comune. Anche da “renziano civico”, è arduo spacciarlo come il nuovo che avanza
postilla
Venticinque anni sono molti: una generazione. Eppure sembra passato molto più tempo dalla battaglia che non solo il PCI di quegli anni, ma una parte consistente della popolazione veneziana sconfisse una strategia che sembrava devastante per la città. Allora Venezia fu aiutata anche dalle rappresentanze parlamentari italiane ed europee. . Per ricordare quel momento rinviamo all'editoriale dell'Unità che ne raccontava la conclusione.