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Ernesto Milanesi
Dopo lo scandalo Mose la destra pronta a espugnare il comune di Venezia
11 Settembre 2014
Venezia e la Laguna
«Il Festi­val della poli­tica (inau­gu­rato ieri a Mestre) asso­mi­glia alla “costi­tuente pro­gram­ma­tica” del cen­tro­si­ni­stra fram­men­tato dal pros­simo voto delle Comu­nali». Occasione, per il PMR di riprendere la politica del craxiano De Michelis sconfitta dal PCI (e dai Parlamenti italiano ed europeo) venticinque anni fa? Le alternative ci sono.

«Il Festi­val della poli­tica (inau­gu­rato ieri a Mestre) asso­mi­glia alla “costi­tuente pro­gram­ma­tica” del cen­tro­si­ni­stra fram­men­tato dal pros­simo voto delle Comu­nali». Occasione, per il PMR di riprendere la politica del craxiano De Michelis sconfitta dal PCI (e dai Parlamenti italiano ed europeo) venticinque anni fa? Le alternative ci sono. Il manifesto, 11 settembre 2014, con postilla

Lo scan­dalo Mose ha tra­volto anche il ver­tice sto­rico del Pd vene­ziano, che nel 2010 si è fatto «soste­nere» dal Con­sor­zio Vene­zia Nuova. E pro­prio i con­tri­buti elar­giti dall’ingegner Gio­vanni Maz­za­cu­rati hanno anni­chi­lito il sin­daco Gior­gio Orsoni, giu­sto alla vigi­lia del secondo man­dato. Prima gli arre­sti domi­ci­liari, poi le dimis­sioni al vetriolo, infine l’esplicita dichia­ra­zione di guerra al Pd.

Ca’ Far­setti è com­mis­sa­riata: Vit­to­rio Zap­pa­lorto dal 3 luglio garan­ti­sce solo l’ordinaria ammi­ni­stra­zione. Vene­zia non conta più al tavolo di palazzo Chigi, pronto a “cam­biar verso” con nuovi deva­stanti can­tieri. I dipen­denti comu­nali sono in rivolta da set­ti­mane, men­tre il bilan­cio ha impie­to­sa­mente tagliato ser­vizi e poli­ti­che sociali.

Il baro­me­tro in laguna è tutt’altro che inco­rag­giante. La Lega acca­rezza il sogno di repli­care il cla­mo­roso trionfo di Padova. Renato Boraso, ex ber­lu­sco­niano, ha schie­rato fin da giu­gno la lista civica per­so­na­liz­zata. E si pro­fila la can­di­da­tura di Luigi Bru­gnaro, pre­si­dente della Reyer Basket, paròn di Umana Hol­ding, già al ver­tice di Con­fin­du­stria, che con 513 mila euro voleva com­prarsi l’isola di Pove­glia. Intanto il M5S sta per sce­gliere la sua punta di dia­mante: in lizza Davide Scano, Antony Can­diello e Elena La Rocca.

E il Pd? Para­liz­zato dalla Pro­cura, gioca una tat­tica esa­spe­rata con il ter­rore di un flop alle Pri­ma­rie. Così ci pen­sano la Fon­da­zione Gianni Pel­li­cani (e Mas­simo Cac­ciari, già tre volte sin­daco…) ad accen­dere i riflet­tori sulla “piat­ta­forma di idee”. Sta­mat­tina alle 11 nella ten­so­strut­tura di piaz­zale Can­diani a Mestre è in pro­gramma l’inequivocabile dibat­tito sul tema «Labo­ra­to­rio Città — Expo 2015 a Vene­zia: Acqua e Terra». Rin­for­zato nel pome­rig­gio dal con­ve­gno sull’innovazione a Nord Est che anno­vera anche Cesare De Miche­lis, pre­si­dente di Vene­zia Expo…

Fino a dome­nica si va avanti così. Ed è netta l’impressione che sia la pre­messa alla can­di­da­tura di Nicola Pel­li­cani: figlio del lea­der miglio­ri­sta del Pci-Pds-Ds, gior­na­li­sta del Gruppo Repub­blica, ha rice­vuto il 28 ago­sto la visita pri­vata del pre­si­dente Napo­li­tano e viene cal­deg­giato dagli opi­nion makers.

L’alternativa natu­rale è Felice Cas­son: il magi­strato dell’inchiesta sul Petrol­ki­mico, sena­tore civa­tiano, in prima fila nel con­tra­sto all’illegalità inci­stata nel “modello veneto” rap­pre­senta le spe­ranze di tra­spa­renza e rin­no­va­mento. Ma Cas­son è rima­sto più che scot­tato dalla scon­fitta del 2005, quando il bal­lot­tag­gio pre­miò a sor­presa Cac­ciari. Comun­que sarà deci­sivo se dav­vero si faranno le Primarie.

Ma il puzzle in casa Pd è osti­coco. Tanto per comin­ciare biso­gna fare i conti con San­dro Simio­nato: vice di Orsoni, con­tava di “reg­gere” la tran­si­zione alle urne da natu­rale erede. È uomo di Ber­sani che oggi garan­ti­sce lo zoc­colo duro più e meglio di Davide Zog­gia (bru­ciato dalle “con­su­lenze” al Cvn). Non basta, per­ché è pronta la con­cor­renza di almeno altri due gio­vani aspi­ranti sin­daci. Si tratta di Andrea Fer­razzi, asses­sore uscente, e del ren­ziano della prima ora Jacopo Molina.

Senza dimen­ti­care il jolly: Pier Paolo Baretta, 65 anni, attuale sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia. È acquat­tato nelle lar­ghe intese, pronto a scen­dere in campo se sal­te­ranno in aria le ambi­zioni altrui e soprat­tutto quando il “vec­chio” cen­tro­si­ni­stra non sarà in grado di reg­gere. Cat­to­lico, sin­da­ca­li­sta metal­mec­ca­nico e segre­ta­rio gene­rale aggiunto della Cisl di Bonanni, nel 2008 diventa par­la­men­tare fino a tro­vare un ruolo nel governo Letta che gli è stato con­fer­mato da Renzi.

E la par­tita delle Comu­nali di Vene­zia si intrec­cia con la rin­corsa alle Regio­nali e la seconda sfida al leghi­sta Luca Zaia.

Il segre­ta­rio ren­ziano Roger De Menech ha già annun­ciato in autunno la con­sul­ta­zione delle urne pre­ven­tive. Un altro bel rischio, visto che all’orizzonte man­cano can­di­dati diversi dall’autosufficienza Pd. Addi­rit­tura sarebbe una guerra all’ultima pre­fe­renza fra sole “pri­me­donne”. Con Laura Pup­pato che avrebbe dovuto gui­dare il cen­tro­si­ni­stra nel 2010, ma che fu vit­tima della “sus­si­dia­rietà” dei vec­chi lea­der Ds e Mar­ghe­rita. Ma anche Ales­san­dra Moretti, ex por­ta­voce di Ber­sani, che alle Euro­pee è diven­tata “rot­ta­ma­trice” a furor di pre­fe­renze. E Simo­netta Rubi­nato, depu­tata ren­ziana, che sabato riu­ni­sce i suoi soste­ni­tori nel mona­stero di Maranco a Caorle.

Pec­cato che da Vicenza torni a levarsi la voce (ampli­fi­cata dal quo­ti­diano locale) di chi pre­tende la can­di­da­tura del sin­daco Achille Variati che l’anno scorso ha otte­nuto la con­ferma al primo turno con il 53% dei voti. Classe 1953, ban­ca­rio, a 37 anni diventa primo cit­ta­dino gra­zie alla Dc per poi pas­sare in Regione dal 1995 fino al 2008, quando torna a gui­dare il Comune. Anche da “ren­ziano civico”, è arduo spac­ciarlo come il nuovo che avanza

postilla
Venticinque anni sono molti: una generazione. Eppure sembra passato molto più tempo dalla battaglia che non solo il PCI di quegli anni, ma una parte consistente della popolazione veneziana sconfisse una strategia che sembrava devastante per la città. Allora Venezia fu aiutata anche dalle rappresentanze parlamentari italiane ed europee. . Per ricordare quel momento rinviamo all'editoriale dell'Unità che ne raccontava la conclusione.



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