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Giorgio Salvetti
Diaboliche esistenze di provincia
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
"Da Satana a Re Artù Viaggio nei luoghi «oscuri» della provincia di Varese". C'è un rapporto fra città diffusa e timore della natura? Da il Manifesto del 12 gugno 2004 (fb)

VARESE -Cunicoli, bunker. Nei boschi bucano per chilometri le Prealpi che dominano i sette laghi della provincia di Varese. Sono le fortificazioni militari della linea Cadorna, fatta costruire dal generale della prima guerra mondiale per timore che gli imperi centrali invadessero l'Italia passando dalla Svizzera. Monte Orsa, sopra Besano. Notte di luna piena che fa capolino tra i rami scuri dei pini, a nord le Alpi sempre innevate, a valle lo sguardo si perde verso la pianura padana illuminata dai lampioni dell'enorme città sparpagliata, sono mille paesini che senza soluzione di continuità arrivano fino a Milano. Un fuoco acceso, dove c'erano i cannoni o dentro una casamatta, proietta le ombre sui muri segnati negli anni da scritte e figure. Fuori il verso dei gufi, dentro l'eco delle voci rimbomba con il sibilare dei pipistrelli, animaletti che a Varese sono oggetto di ricerche universitarie.

Ecco un posto ideale per giocare alla messa nera. E' solo uno dei tanti luoghi che costellano il varesotto, tra cattedrali deserte di archeologia industriale, ville liberty abbandonate, chiesette sconsacrate. La natura incontaminata si mischia con territori devastati per oltre un secolo dai primi insediamenti industriali d'Italia, basta perdersi per una strada sterrata per evadere come per incanto da una delle aree più densamente abitate del mondo e ritrovare luoghi che sembrano abbandonati da dio e dagli uomini.

E invece non è così. Tutti li conoscono da queste parti, magari solo per farci una passeggiata la domenica o andare a funghi e funghetti. Per i ragazzi sono posti dove passare una serata senza spendere e senza troppe rotture. Lavoro ce n'è ma occasioni per divertirsi pochissime. Iniziative culturali, zero. E allora si va per boschi. E' questo lo scenario in cui da una ventina d'anni è cresciuto quel gusto per fantasy e revival medievaleggiante, cavalieri e folletti celtici. Si riconosce nei testi delle canzoni epic metal o progressive rock apolitico e ribelle, ma riaffiora anche in certe iconografie leghiste e in associazioni fascistoidi; mischiando sacro e profano, cattolicesimo da crociata e paganesimo, voglia di evadere dall'aridità e dalla noia della religione del profitto verso un misticismo naturalista di ispirazione nordeuropea. Alberto da Giussano e Riccardo Cuor di Leone, Merlino e Morgana ma anche Belzebù, Odino e Wotan.

Il cosiddetto satanismo varesotto di cui tanto si parla dopo gli omicidi di Somma Lombardo è solo un riferimento maldestro a questo variegato mondo. E' stupido non distinguere alcuni terribili fatti di cronaca da suggestioni che sono diffuse tra migliaia di persone che, naturalmente, nulla hanno a che fare con quei delitti. Si vaneggia di pratiche occulte quando spesso si tratta di passioni adolescenziali molto poco meditate, grezze, fascinazioni che passano con l'età. Anche chi vuole rimanere fedele alla sua vena «magica», col tempo cambia. Quando aveva venti anni, Monica faceva la panettiera a Tradate e ascoltava death metal: adesso è buddista e sta in Thailandia. Simona accendeva candele nere, ora è intrippata con l'India.

Solo più in profondità, e in età più matura, gli sviluppi coltivati nell'humus paraceltico da baraccone prendono identità specifiche; e allora, se chiedi ai diretti interessati, tra satanismo, paganesimo celtico e ultracattolicesimo c'è un abisso. La maggior parte però «rientra». Jack era un «metallozzo puro», adesso fa il ragioniere. «Quando avevo 15 anni preferivo andare in un bosco che in discoteca, ogni due o tre anni sparano cazzate su satanismo e musica del diavolo, non se ne può più. Metal e satanismo non sono affatto sinonimi così come è assurdo pensare che satanisto lo sia di assassino. Invasati ne ho conosciuti, metallari e non. C'era chi si faceva le foto nei boschi con asce e facce pitturate di bianco, qualcuno si tatuava stelle a cinque punte ma più che messe nere erano messe in scena. La storia che nei boschi di Somma Lombardo si facevano riti la sento da quando ero piccolo, dicevano di aver visto un corvo crocefisso e che arrivavano macchinoni con targhe di fuori, c'era anche chi diceva che si facevano messe nere in una ex scuola di agraria».

Ognuno ha la sua leggenda metropolitana. Alcune sono panzane, altre hanno un fondo di verità. Orgie in alcune grotte nelle montagne moreniche della Valganna, buchi poco profondi in una valle stretta e fredda alle porte di Varese. Chiesette sconsacrate nella vicina Val Ceresio, per non parlare dei «riti» che si consumerebbero in uno dei luoghi cult di tutta la provincia: l'ex-cartiera. Un enorme e inquietante stabilimento di inizio secolo abbandonato sulle rive dell'Olona, stanzoni giganteschi, vecchi macchinari, tubazioni e antri bui. Si favoleggia di messe nere anche nei bunker della Siai Marchetti, la prima industria aeronautica d'Italia, vicino a Sesto Calende, a pochi chilometri da Somma Lombardo. E poi ci sono i cimiteri, come quello del santuario di santa Maria delle Ghiande, a Mezzana, frazione di Somma, proprio dove il 28 maggio scorso sono stati ritrovati i corpi di Chiara Marini e Fabio Tollis, i due giovani uccisi da quattro «satanisti».

L'elemento «satanico» scatena i media ma per il paese è un aspetto secondario. Il signor Augusto ha un canile. Lo hanno chiamato i carabinieri per prendersi cura del cane di uno degli accusati, dopo che il 23 gennaio il padrone è stato arrestato per l'omicidio dell'ex fidanzata Mariangela Pezzotta. Lei era di Somma: quello in paese è l'omicidio importante, il ritrovamento nel boschetto degli altri due ragazzi milanesi, ai suoi occhi è meno rilevante. Il signor Augusto dà una chiave di lettura più terra terra: «Erano i balordi del paese, li conoscevamo. La ragazza l'hanno ammazzata per questioni di gelosia, gli altri due per faccende di soldi e droga».

Non la pensa molto diversamente, Luca, uno dei ragazzi del Riff Raff di Gallarate, il più famoso negozio di dischi metal di tutta la provincia. «Quello che hanno arrestato a Somma anni fa si vedeva al Nautilus (l'unica vera discoteca dove è cresciuta mezza provincia, ndr) - ricorda Luca - era uno sfigato che stava sempre da solo, incasinato con droghe varie». Luca sembra un vichingo, alto, barba e capelli biondi e lunghi, borchie, pantaloni e maglietta nera con scritte gotiche. Mite e un po' timido, sta chattando con amici tedeschi, alle spalle i poster degli Iron Maiden, davanti un teschio a forma di posacenere (gadget) e un libro di William Scott. E' addolorato. «Mi stanno scrivendo che è morto il mio mito Quorthon, l'inventore del black metal». E' il leader del gruppo svedese Bathory (dal nome di una principessa assassina ungherese). Quorthon nei suoi testi non parla, non parlava, di Satana, perché Lucifero fa parte della terminologia cristiana, meglio allora riprendere l'epica scandinava degli dei del nord, rileggendo Wagner. «A me piacciono i vichinghi, ma non vado certo in giro con le corna e la spada», dice Luca. Poi aggiunge: «Migliaia di ragazzi ascoltano la nostra musica, se il metal o qualunque tipo di musica c'entrasse con quei delitti allora ci sarebbe un'ecatombe al giorno. Se il criterio per individuare un assassino fosse quello di sottolinearne l'ambiente di provenienza, allora tutte le categorie potrebbero essere bollate come assassine».

Sulla porta c'è il manifesto dell' Iron Fest, carrellata di gruppi metal che tra pochi giorni va in scena a Tradate, con «star» americane. Entra Matteo, bassista metal: «Sai il ragazzo che si è impiccato? Dicono che è stato un suicidio indotto, ma vai a sapere perché uno si ammazza...». Matteo lo ha visto. Era sull'ambulanza che ha portato via il cadavere. Faceva il volontario in croce rossa dopo un anno di servizio civile.

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