Caro professore,
l'enfasi sulla governance che accomuna l'università e parte del mondo delle amministrazioni pubbliche può essere compresa alla luce delle seguenti considerazioni di Anthony Giddens, il più prestigioso sociologo contemporaneo secondo l'editore del suo libro "La terza via": "il problema non è più governo o meno governo, ma riconoscere che (...) l'autorità, inclusa la legittimità dello stato, deve essere rinnovata su base attiva" cioé occorre "democratizzare la democrazia". Diventano così necessarie "forme di democrazia in aggiunta al processo elettorale ortodosso".
Mi sembra che questo sia il punto di partenza che accomuna le varie forme di governance e la ricerca di maggiore partecipazione, condivisione, consenso... Si riconosce che nessun soggetto pubblico è legittimato ad agire esclusivamente in quanto titolare di una competenza, nemmeno nel caso sia un soggetto democraticamente eletto dai cittadini. Anche quest'ultimo è chiamato a rilegittimare il proprio ruolo attraverso il comportamento. Agire in modo aperto e trasparente, informare tutti i soggetti coinvolti, ricercare accordi preventivi e soluzioni condivise è dunque la strada maestra per riacquistare quella autorevolezza che è stata smarrita attraverso la ripetizione meccanica di formule e di atti (la burocrazia).
Ciò premesso, sono d'accordo con ogni parola del tuo editoriale. Se non erro, vi trovo una analogia con quanto hai espresso a proposito della sussidiarietà: non tutto si può devolvere, non tutto si può affidare alla governanza.
Certo. E poi ricordiamo sempre che nella notte degli interessi non tutti i gatti sono bigi. Di questo, più che a proposito di sussisiarietà, ho scritto a proposito di governanza (bello questo termine che Morisi propone!); te li riporto entrambi qui sotto, in una nuova cartella, con parole mie.