«Intervista. Il presidente del Consiglio, nella sede dell'Onu per ratificare gli impegni presi alla Cop21 di Parigi, con il solito discorso ispirato e visionario dipinge l'Italia come un paese all'avanguardia negli investimenti per le energie rinnovabili. Per Loredana De Petris si tratta della solita propaganda: "Il suo governo sta andando nella direzione opposta"». Il manifesto, 23 aprile 2016 (p.d.)
Ha dato spettacolo anche a New York. A chiacchiere, nonc’è dubbio: è lui, Matteo Renzi, il più green tra i 171 leader del mondo cheieri all’Onu hanno ratificato in pompa magna gli impegni presi alla Cop21 diParigi. Il discorso visionario, la retorica sui “nostri figli”, l’orgoglioall’italiana e la vanteria per i “risultati ottenuti”. Poi, come da copione, lapromessa che non costa niente: il suo governo sarà addirittura l’alfiere di unanuova politica ecologica (tracce non se ne vedono). "Continueremo aimplementare gli accordi di Parigi e consideriamo questo punto una priorità,sia per le nostre politiche interne che per la presidenza del G7 del prossimoanno”, ha dichiarato il presidente del Consiglio.
Per la senatrice di Sinistra Italiana Loredana De Petrissiamo alle solite: “Propaganda”.
Non è credibile? Ha anche detto di voler portare al 50%la quota di energia da fonti rinnovabili entro la fine della legislatura.
Purtroppo la realtà nel nostro paese è un’altra, abbiamovisto le indicazioni che ha dato al referendum di domenica scorsa. Si possonoanche sparare cifre a caso, poi però bisogna essere in grado prendereprovvedimenti per dare una svolta alla strategia energetica investendo risorseimportanti sulle energie pulite. E poi la deve piantare di vantarsi perrisultati non suoi.
Quali risultati?
Se oggi l’Italia è prima al mondo per produzione da fontirinnovabili sicuramente non è per merito del suo governo, questi risultati sonostati raggiunti grazie agli stanziamenti fatti nel biennio 2007-2008. Dovrebbedire, per esempio, che questa crescita record nel 2015 si è fermata provocandoil dimezzamento degli impianti fotovoltaici installati. Anzi, con il cosiddettodecreto Spalma incentivi il suo governo è andato nella direzione opposta: ha tagliatogli incentivi per l’energia solare e ha aumentato dai 12,8 miliardi di dollaridel 2013 ai 13,2 miliardi del 2014 gli incentivi ai combustibili fossili. Hannoaddirittura cambiato gli incentivi in corsa in modo retroattivo, penalizzandochi aveva già fatto investimenti. Servono fatti, non parole. Potrei fare altriesempi di provvedimenti che complicano la vita a chi investe nelle rinnovabili.
Prego.
Sono questioni tecniche ma significative. Le tariffeenergetiche, per esempio, prima premiavano le fasce che consumavano di menomentre adesso con la nuova riforma gli incentivi non sono più legati alconsumo, questo è un modo per premiare i grandi consumatori. Hanno vietato isistemi di distribuzione chiusi, cioè non è permesso il consumo in loco dell’energiache un singolo cittadino produce sul tetto. L’energia bisogna rivenderla inrete, anche in questo caso vengono favoriti i grandi produttori. Bisognasburocratizzare l’installazione degli impianti e dare la possibilità anche allepiccole imprese di fare investimenti, per esempio stabilizzando l’Ecobonusinvece che rinnovarlo di anno in anno.
Da qui la vostra definizione di “governo fossile”?
Il punto è che in Italia non ci sono investimentisufficienti, lo ha capito anche la Cina che per garantirsi un futuro, ancheindustriale, bisogna investire miliardi di dollari per i sistemi di energierinnovabili. In Italia li ritengono incentivi troppo costosi, e non parlano delsostegno dato all’autotrasporto o alle trivellazioni. Le facilitazionieconomiche e le strategie politiche di fatto sono rivolte solo alle energiefossili, non esiste una road map che indichi in che modo sarà possibilerispettare gli impegni presi a Parigi. Sulla chiusura delle centrali a carbonesi stanno facendo dei passi in avanti, è vero, ma l’obiettivo si puòraggiungere in un anno. Poi serve una moratoria alle trivellazioni, dobbiamodire entro quanti anni saremo in grado di farne a meno. La realtà è che lapolitica energetica in Italiala la fa l’Eni e non abbiamo un ministero dell’ambienteall’altezza.
Matteo Renzi direbbe che questo è il solito“ambientalismo ideologico” da respingere. Cosa gli risponde?
Sarà pure giovane, ma è lui che vive in un’ ideologiaottocentesca. Il nostro è un ambientalismo concreto che punta sull’innovazione,probabilmente adesso parla così perché si è accorto del peso politico che hannoquei milioni di cittadini che sono andati a votare il referendum. Ci auguriamoche ne tenga conto invece di declamare una politica energetica virtuosa mentrenei fatti continua a puntare sulle energie fossili.