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Maurizio Chierici
Davos e Belem, così lontani, così inutili
2 Febbraio 2009
Articoli del 2009
Due eventi contemporanei e contrapposti, entrambi con la difficoltà di incidere sul reale. Da l’Unità, 2 febbraio 2009 (m.p.g.)

Certe foto fanno capire più di mille parole. Difficile indovinare quanto sono interessati a una dignità condivisa i manager di Davos che si divertono a fare i profughi per provare (giocando) se è scomodo abitare sotto le tende della miseria. O se i profughi - profughi che arrivano a Belem per denunciare fame e paura, dignità rubate, insomma malattie endemiche delle quali non si guarisce per la maledizione del dormire attorno alle casseforti che nutrono la felicità dei mercati, se almeno loro hanno capito come obbligare i padroni del mondo ad accettare discorsi normali a proposito di petrolio, gas, biodisel.

Ma con la crisi che avvilisce le vetrine, la dignità delle pance vuote deve portare pazienza. Impossibile mettere assieme protagonisti così diversi. Ecco l'idea di contrapporre ai sussurri del salotto svizzero, l'incontro ballato di chi spera di uscire dal buio. L'anticamera che divide le due strategie è lunga diecimila chilometri e gli appuntamenti diventano un palcoscenico. Tremonti fa notare che il vecchio capitalismo va cambiato. Geniale: diventa l'economista che il mondo ci invidia. Chavez annuncia che un mondo diverso è possibile. Vecchia speranza che i popoli accorsi in Amazzonia salutano ogni anno come futuro prossimo, ma ogni anno il futuro viene rimandato di un po'. Belem ha riproposto senza grandi spese la giustizia sociale di chi non si arrende.

L'entusiasmo dei diseredati non costa niente. Ma mettere in fila a Davos governi coronati e i padroni degli affari costa più dello sfamare i piatti vuoti di Gaza. Il discorso vale per ogni G8 o assemblee Fao a Roma o villa d'Este sul lago di Como. Trionfi babilonesi. Nell'era delle comunicazioni lampo, organizzare le messe cantate dell'economia è utile se le decisioni diventano concrete. Invece rimasticano (censurando) l'intimità delle confidenze che ogni giorno i protagonisti incrociano al telefono e sui tasti internet. Al G8 di Genova Berlusconi aveva promesso di raddoppiare l'aiuto ai popoli della disperazione. Applausi. Spente le luci, dimezza i centesimi che già non bastavano. La novità socialmente eccitante che uscirà dal prossimo G8 della Maddalena proclamerà Berlusconi l'anfitrione più squisito del mondo. Il resto, robetta. Bisogna essere sinceri: è bello ascoltare i propositi di chi condivide un progetto comune. Ma se il forum di Belem occupava le piazze di New York, Tokyo o Parigi, attorno ai palazzi di chi comanda, forse qualcosa poteva cambiare. Invece la disattenzione sociale dei sordi non smetterà di perseguitare i senza nome. Europa, New York, Tokyo e Mosca continueranno a promettere senza fare niente. Belem, Porto Alegre, le afriche e le asie degli stracci continueranno ad invocare ma nessuno cambierà le regole. E la grande informazione si fermerà al colore. Al prossimo meeting, o alla prossima guerra, si vedrà.

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