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Max Hastings
Datemi del Nimby, ma è una pazzia cementificare tutta quella campagna
20 Luglio 2006
Consumo di suolo
Sinistra e destra britanniche, unite nell’assalto al sistema di pianificazione urbanistica, e di tutela dal consumo di suolo. The Guardian, 4 luglio 2006 (f.b.)

Titolo originale: Call me a Nimby, but it's madness to concrete vast tracts of countryside – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Il consenso trasversale fra i due schieramenti politici praticamente su tutto – l’Iraq, la giustizia penale, le pensioni del parlamentari – invariabilmente tradisce l’interesse collettivo. Dopo la dichiarazione di Gordon Brown sul suo sostegno al rimpiazzo del sistema missilistico Trident prima ancora di qualunque vaga giustificazione, prego di notte perché David Cameron salti fuori con un’altra delle sue sorprese dicendo che non impegnerà i suoi Tories a nulla finché non avrà sentito qualche argomentazione.

Allo stesso modo, il partito Conservatore dovrebbe reagire contro un’altra delle sciocchezze di Brown: il suo piano per tappezzare l’Inghilterra in generale, e il sud in particolare, con nuove case, nell’erronea convinzione che ciò riduca i prezzi a sufficienza da fargli guadagnare voti.

Il progetto di Brown si basa sul rapporto del 2004 redatto per il Tesoro dall’economista Kate Barker. La quale propone scenari con quantità di costruzioni residenziali talmente spropositate da provocare indigestioni anche all’insaziabile lobby del settore. E ha confortato tutti quanti credono che il principale ostacolo per dare una casa di campagna a tutti gli infelici abitanti cittadini siano i nostri orrendi urbanisti, noiosi, e quanto lontani dal XXI secolo! Si teme che un nuovo rapporto della Barker, atteso da un giorno all’altro, entri nei particolari della proposta di smantellare il tradizionale sistema di pianificazione, che il cancelliere considera un ostacolo per rendere la Gran Bretagna competitiva nell’economia globale.

Non sorprende, il fatto che il Tesoro promuova l’edificazione all’ingrosso della campagna, perché questo governo si distingue anche per l’indifferenza, o l’attiva ostilità a qualunque forma di vita non asfaltata. La parte deprimente, è che anche chi dovrebbe conoscere le cose abbia sottoscritto la medesima visione.

Il Guardian accumula sdegno per questi nimbies rurali, che presumo comprendano anche il sottoscritto, in quanto presidente della Campaign to Protect Rural England (CPRE). Il centro studi Tory, Policy Exchange, ha pubblicato una serie di opuscoli che sostengono la realizzazione di case su larga scala. Lo Adam Smith Institute vuole 95.000 nuove abitazioni l’anno nelle campagne, in gran parte sulle green belts: presumibilmente da aggiungere alle più o meno 50.000 che si costruiscono già ogni anno su terreni non urbanizzati.

“Non è compito legittimo del governo dirci quali vestiti dobbiamo mettere, cosa mangiare o che macchina guidare” dichiara un recente libretto del Policy Exchange; né, credono, il governo può negare a chicchessia una nuova casa in un nuovo sprawl suburbano, se la vuole.

David Cameron sembra stia muovendo i Tories nella stessa direzione. Sostiene la voglia Brown-Barker di cambiare le leggi urbanistiche, di rendere più facile costruire. Il leader Tory ha etichettato la pianificazione come “Banana”: Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anyone, una battuta degna di Nicholas Ridley in una giornata no. Cameron si è autoispirato alle memorie popolari dei trionfi di Harold Macmillan, ministro costruttore di case negli anni ‘50. Sono queste, crede, le cose che hanno tenuto al governo i Tories per tredici anni: e possono farlo ancora.

Dunque, c’è una ampia alleanza da destra a sinistra che vuol vedere costruire più case su spazi aperti, e insieme infrastrutture e comodità extraurbane che, si dice, renderanno la Gran Bretagna più competitiva nell’economia globalizzata.

Ma alcuni di noi continueranno a resistere. Il ragionamento Brown/Barker/Cameron/ Guardian/Policy Exchange/Adam Smith sembra compatto come una forma di gruyere, e molto meno verde. La CPRE ha appena pubblicato un opuscolo che respinge le argomentazioni del Policy Exchange, molte delle quali rispecchiano il punto di vista del governo. Afferma, il centro studi conservatore, che “La Gran Bretagna non è sovraedificata, se paragonata ad altri paesi”. Cita a sostegno della sua affermazione un rapporto del 1981. E pure recenti indagini dell’Unione Europea mostrano che soltanto Olanda e Belgio sono costruite più densamente dell’Inghilterra.

Policy Exchange deride lo stock residenziale britannico, che definisce “misero”. Eppure, quando si prevede il 72% di crescita per le famiglie di un solo componente, sembrerebbe ragionevole costruire solo una piccola quantità di case singole con quattro stanze da letto. PE afferma che “il tradizionale giardino inglese è diventato un lusso costoso per pochi”, ma l’82% dei proprietari in Inghilterra abita case unifamiliari, quasi tutte con un giardino.

I politici, di tutti i partiti, si sono fissati sull’idea che abitare in questo paese sia particolarmente costoso. In realtà, la spesa Britannica per la casa come incidenza su quella complessiva familiare si colloca attorno alla media europea, e ben al di sotto di quella della Svezia, della Germania e della Francia. L’inflazione sui prezzi delle case nel 2004-5 è stata significativamente inferiore a quella di molti altri paesi.

Dopo il rapporto Barker del 2004, la CPRE ha commissionato ampie ricerche indipendenti. Esse hanno posto in evidenza il grande mito su cui si basano la corsa del governo all’edificazione e il suo assalto alla pianificazione territoriale: che i prezzi delle case siano conseguenza della fame di terreni edificabili. I prezzi, in Australia e negli USA – paesi dotati di spazi infiniti –sono aumentati in linea coi nostri, e per lo stesso motivo: bassi interessi, redditi in crescita, entusiasmo in caduta per gli investimenti in titoli.

Nessuna persona sana di mente può mettere in discussione il fatto che ci sia bisogno di costruire nuove case, e che una parte di esse vada realizzata su spazi aperti. Ma sembra folle cementificare enormi distese di campagna solo per rispondere a stravaganti e del tutto teoriche previsioni di domanda. In un’epoca in cui il centralismo è percepito come miserabile fallimento nell’erogare istruzione, sanità, politiche sociali, appare anche più deplorabile castrare il potere delle amministrazioni locali di influenzare la pianificazione del territorio.

Ruth Kelly, in una notevolmente sciocca dichiarazione rilasciata quando ha assunto la responsabilità che era di John Prescott per la pianificazione, dopo essere stata espulsa dal Department for Education, ha affermato che le persone sono “spesso ... protettive riguardo al proprio spazio”. Ma finché il governo non lascerà perdere il suoi tentativi di avocare più poteri a Whitehall, finché non restituiremo alle comunità locali qualche potere sullo spazio in cui vivono, la democrazia in Gran Bretagna resterà una mistificazione, con l’opinione pubblica mai consultata salvo nei plebisciti nazionali ogni quattro anni.

Gordon Brown crede di sapere cosa è meglio, per tutti e su tutto. I Tories devono sfidare questo punto di vista, sostenere una devolution che non sia per il Galles o la Scozia, né per assemblee regionali indesiderate, ma per le uniche entità locali in cui tutti ci identifichiamo: le città, i centri minori, le contee.

David Cameron si farà molti nemici fra i potenziali elettori Tory nel sud dell’Inghilterra, se sostiene questa libertà di costruire per tutti. Ci sono molti più proprietari di case rurali e suburbane che saranno colpiti dalle conseguenze di una politica del genere, di quanti elettori urbani che passeranno a Cameron perché credono che offrirà a ciascuno di loro una prebenda.

“Non è esagerato affermare che la pianificazione sia ormai assoggettata al controllo della vociante CPRE” afferma il Policy Exchange. Fosse vero. La realtà è che gli urbanisti, dopo aver servito tanto bene gli interessi di questo paese per gran parte del secolo scorso, oggi sono una specie in pericolo. La CPRE non ha il potere di salvarli, a meno che una parte della politica si scordi il filisteismo e abbracci la loro causa.

Non so voi, ma a me non piacerebbe vivere in un paese dove la qualità estetica e ambientale è decisa dalla Federazione Costruttori di Case e da Ruth Kelly. Lo schieramento che oggi sembra sul punto di capitolare davanti a queste forze, appare pernicioso come tutte le forme di vasto consenso politico, e per la cosa sbagliata.

Nota: Il citato rapporto di Kate Barker scaricabile anche dalla versione originale di questo articolo sulle pagine di eddyburg_mall ; gli effetti della revisione Barker sono vistosi anche in altri aspetti della pianificazione, come i grandi insediamenti commerciali extraurbani, lo sottolinea questo articolo dall' Observer (f.b.)

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