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Enrico Tantucci
Darsena per yacht allo Stucky
4 Febbraio 2010
Articoli del 2010
Uno specchio acqueo di circa quattromila metri proprio di fronte all’Hilton, nell’affollato canale della Giudecca, sarà destinata al diporto di lusso. La Nuova Venezia, con postillona

In arrivo una maxidarsena per yacht di grandi dimensioni nel canale della Giudecca nello specchio d’acqua di fronte al Molino Stucky Hilton. A realizzarla sarà l’Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, attraverso la sua società Porti Turistici srl, in un’area di poco meno di quattromila metri quadri.

L’Autorità Portuale di Venezia ha già rilasciato la relativa concessione, richiesta nell’ottobre dello scorso anno e nell’anno in corso dovrebbero iniziare i lavori per la realizzazione dell’ormeggio per yacht fino a 60 metri di lunghezza, i cui proprietari potranno così alloggiare allo Stucky Hilton, “parcheggiando” l’imbarcazione nel tratto di canale della Giyudecca che entrerà a far parte della darsena, a forma trapezoidale.

All’Acqua Marcia infatti Spiegano di aver pensato alla nuova darsena proprio per favorire la clientela di lusso che spesso, soprattutto nei mesi estivi, approda in laguna e vuole alloggiare in un grande albergo avendo, allo stesso tempo, lo yacht a portata di mano. Allo Stucky potrà farlo, godendo di una vista impagabile di Venezia e del resto già ora il Porto consente l’attracco provvisorio in determinati periodi a barche di lusso in prossimità della Punta della Dogana, attraccando ai grandi “bricoloni” portuali presenti nella zona.

Un modo per rilanciare anche l’attività dell’albergo, che non va male sul piano dell’attività congressuale, ma che - complice anche la crisi del turismo che ha colpito anche a Venezia - può certamente fare di più sul piano della ricettività, come dimostrano anche le maxiofferte che lo stesso stucky-Hilton propone per il periodo di Carnevale.

C’è da aggiungere che il gruppo Caltagirone ha ormai un interesse sempre più spiccato nel settore della portualità turistica. Proprio oggi è prevista la cerimonia per la posa della prima pietra del nuovo porto turistico di Fiumicino, che con 4 darsene e oltre 1400 posti-barca sarà il porto turistico più grande del Mediterraneo.

Nei progetti in corso da parte di Acqua Marcia c’è anche la realizzazione del porto di Imperia (1300 posti-barca), del futuro porto di Civitavecchia e del nuovo porto turistico di Siracusa. Ma anche Venezia, dopo l’operazione Molino Stucky resta comunque nell’orbita degli interessi dell’ingegner Caltagirone, soprattutto per il settore della portualità turistica, più che per quello immobiliare. L’idroscalo di Sant’Andrea era una delle aree su cui a questo scopo l’Acqua Marcia aveva già manifestato interesse in passato e l’area potrebbe essere presto ceduta dal Demanio al Comune di Venezia - che è interessato - nell’ambito del nuovo decreto-legge sul federalismo demaniale che prevede appunto che lo Stato ceda a costo zero agli enti locali aree o immobili non più utilizzati. Ma cauti sondaggi sono stati già intrapresi anche in direzione di Porto Marghera, nell’ipotesi che il waterfront del Petrolchimico possa prima o poi rientrare nell’orbita della portualità turistica. I rapporti con l’Autorità Portuale - come dimostra anche la concessione per la darsena per yacht di fronte al Molino Stucky, che non era affatto scontata, visto che il canale della Giudecca è già ora uno dei più intasati dal traffico acqueo di tutta l’area lagunare - sono più che buoni e si tratta di capire ora come si stabiliranno quelli con il nuovo sindaco e il nuovo presidente della Regione, dopo che quelli in corso con Massimo Cacciari e Giancarlo Galan erano eccellenti.

Nuove foresterie per turisti da crociera

Autorità Portuale dà in gestione due edifici a Dorsoduro

Il Porto mette a reddito, per ospitare attività turistiche e commerciali - viste le numerose richieste - la «Casa Vignola» e la «Residenza del Presidente», due fabbricati che possiede a Dorsoduro, per collegarli anche alle attività di sbarco di yacht e navi da crociera. Si è conclusa in questi giorni la gara per dare in concessione per quattro anni i due immobili, da cui l’Autorità Portuale conta di ricavare 75 mila euro l’anno, destinati poi a crescere. Lo scopo è anche quello di valorizzare i due immobili in relazione al traffico passeggeri presente pressi la Stazione Marittima di San Basilio e alla clientela degli yacht che si ornmeggiano alla Banchina Santa Marta, alla Banchina Di Ciò e al Pontile dell’Adriatica, fornendo così servizi di accoglienza e attività commerciali che saranno ospitati all’interno di essi. In particolare, la Casa Vignola, disposta su tre piani, con un giardino di 100 metri quadri, potrà diventare una vera e propria foresteria per ospitare i turisti del sistema crocieristico o degli yacht di passaggio in laguna.

Più piccola la «Residenza del Presidente», circa 80 metri quadri su due piani, che avrà probabilmente la stessa destinazione, ma è possibile anche l’apertura di bar o di altre attività commerciali e non sono escluse, tra le destinazioni d’uso le funzioni museali o culturali. Il canone gfissato dalla gara con l’Autorità Portuale sarà di 75 mila euro l’anno (85 mila dal successivo) se i concessionari adibiranno gli edifici ad attività turistiche: di 65 mila euro (75 mila dal secondo anno), se chi si aggiudicherà la concessione preferirà invece impiantare in questi spazi attività commerciali o artigianali, sempre legate comunque all’attività del terminal portuale passeggeri. Presto l’esito dell’offerta, visti che i termini di partecipazione sono ormai scaduti. (e.t.)

Postilla

L’intera storia dello Stucky è indecente. Con il consenso dell’editore inseriamo qui un paragrafo del libro di Edoardo Salzano, Memorie di un urbanista. L’Italia che ho vissuto, Corte del fòntego editore, Venezia 2010

«Una particolare accentuazione era data poi alla questione [della casa] da un episodio degli anni Sessanta. Una grande società immobiliare romana, la Beni Stabili, aveva realizzato un cospicuo intervento edilizio alla Giudecca. Ne era nato un quartiere di lusso, completamente recintato, contro il quale si era sollevato il fiero malcontento dei giudecchini e del veneziani in generale. Da allora si era deciso, con un accordo unanime dai comunisti fino ai liberali di destra, che ogni costruzione nuova per la residenza che si fosse realizzata a Venezia sarebbe stata destinata ai cittadini veneziani con rigorosi vincoli di permanenza. Questo accordo rimase attivo fino alla fine del secolo, e fu violato nella pratica dalle giunte successive, a partire dalla prima Giunta Cacciari.

«Tra la fine degli anni Settanta e il quinquennio successivo, con i finanziamenti della legge speciale del 1973 e con quelli forniti da alcune leggi nazionali si progettarono e realizzarono nuovi complessi di edilizia residenziale, i principali nell’area degli ex cantieri Trevisan alla Giudecca e nell’area abbandonata da una fabbrica di fiammiferi (Saffa) a Cannaregio. Questi programmi si affiancavano ad alcuni rilevanti interventi di riconversione funzionale e utilizzazione per la residenza di alcuni complessi edilizi industriali (come la ex birreria Dreher e gli ex magazzini della Repubblica alla Giudecca) e a un vasto programma di risanamento e restauro dell’edilizia residenziale storica. L’insieme di questi interventi permise di risolvere nel giro di pochi anni due emergenze, determinate dall’invasione delle acque nei piani terra e dagli sfratti per finita locazione.

«Due grandi questioni rimasero aperte: l’avvio di una iniziativa per offrire edilizia a canoni ragionevoli alle famiglie che non disponevano dei requisiti necessario per concorrere all’assegnazione di edilizia pubblica, e l’utilizzazione del grande complesso degli ex Mulini Stucky.

«Per lo Stucky le destinazioni previste dai piani rendevano necessaria una iniziativa concordata con la proprietà. Si prevedeva – tenendo conto anche delle caratteristiche strutturali degli edifici – la realizzazione di un centro congressi, di un albergo, di un luogo ove sistemare i moltissimi archivi comunali oggi ancora collocati in spazi meglio utilizzabili per altre funzioni urbane (a questo scopo si prevedeva di utilizzare i giganteschi silos di cereali), e infine edilizia residenziale. Ciò che si chiedeva alla proprietà era la cessione gratuita dei silos, a titolo di oneri di urbanizzazione e costruzione, e il rigoroso convenzionamento dell’edilizia residenziale per i veneziani. La proprietà non accettò queste condizioni e il complesso rimase abbandonato finché l’ amministrazione, agli albori del nuovo secolo, accettò le pretese della proprietà. Adesso lo Stucky è una esclusiva enclave di lusso. I silos, le cui facciate erano interamente prive di aperture, sono stati vittima di un incendio che li ha completamente distrutti (lasciando miracolosamente illesi gli edifici adiacenti)[1]. Sono stati ritrovati disegni “originali” che avrebbero previsto la realizzazione di finestre sulle facciate; su questa base anche quell’ala è stata trasformata in albergo. Lucrosamente: per la proprietà, s’intende.»

[1] “E' stato un incendio doloso per il pm di Venezia, Michele Maturi, quello che ha semidistrutto il mulino Stucky sull'isola della Giudecca nella città lagunare. Il pubblico ministero ha infatti parlato di una "mano umana" e ipotizzato "il gesto di un folle o l'imprudenza di un barbone o, più probabilmente l'iniziativa dolosa di qualcuno". Al momento non ci sono gli elementi per confermare questa pista, ma la strada sembra essere quella giusta. Il mulino Stucky, importante esempio di architettura industriale ottocentesca, era in fase di restauro e pronto ad essere trasformato in un grande albergo e centro congressi” (da “Edilportale”, 18 aprile 2003).

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