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Giangiacomo Schiavi
Dai progetti ai fatti
2 Settembre 2010
Milano
Sulle candidature a sindaco del capoluogo lombardo di uno dei più ascoltati consiglieri dell'attuale sindaco: al centro programmi e obiettivi. Il Corriere della Sera, ed. Milano, 2 settembre 2010 (f.b.)

Anche se quello che si eleggerà il prossimo anno sarà il sindaco dell’Expo, sarebbe riduttivo far ruotare la corsa per il Comune intorno all’evento del 2015: dalle politiche sul traffico a quelle sull’aria, dal rilancio delle periferie all’integrazione degli stranieri, fino al decoro urbano, c’è l’imbarazzo della scelta sui problemi da affrontare e risolvere per il bene di Milano. Ma il fatto che nella sfida a Letizia Moratti (che ha fortemente voluto e poi ottenuto l’assegnazione dell’Expo), sia entrato in campo l’architetto Stefano Boeri (che del progetto Expo è uno degli autori) obbliga a tener conto di ogni sussulto politico intorno alla manifestazione, perché nei prossimi mesi potrebbe condizionare, nel bene o nel male, entrambi i candidati.

Restano i problemi di fondo (si farà? Non si farà?), restano le difficoltà di budget (ridimensionato con la crisi), ma soprattutto resta il buio attorno al senso di un progetto che sul tema della fame nel mondo non è riuscito a coinvolgere il mondo produttivo e quello delle università. Oggi Expo può essere un asso vincente o una palla al piede per il sindaco Moratti, ma può anche condizionare le mosse dell’architetto Boeri, che correttamente si è dimesso dall’incarico di progettista, ma è stato fino a ieri uno dei più ascoltati consiglieri del sindaco.

Per Milano, per il bene della città, sarebbe auspicabile trovare una visione che accomuni i candidati di Palazzo Marino sulle ricadute positive di Expo: definendo subito quali e quante saranno, in concreto, se al teatrino della politica si sostituisse il gioco di squadra. Un passo in questo senso l’ha già fatto un altro candidato, Giuliano Pisapia: un segnale di stile, che forse non è stato colto.

Milano è stanca di parlare di un Expo che non si vede, che fa notizia soltanto per i ritardi o le dimissioni di qualcuno, che ha lasciato una scia velenosa di polemiche e di inefficienze. Milano chiede, anche attraverso Expo, di dare concretezza a politiche urbane in grado di migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti, di osare con alcuni progetti di sostenibilità, di creare zone a impatto zero di traffico, di ricostruire la socialità perduta in alcune periferie.

L’ambiente, la riqualificazione urbana, musei all'altezza di una metropoli europea (vedi Brera), una città finalmente più a misura di bambini, un grande omaggio al genio di Leonardo, sono certamente temi per la campagna elettorale. Sarebbe un bel segnale se, al di là della normale battaglia politica, i candidati al Comune trovassero il modo di fare arrivare a chi cerca con fatica di traghettare Expo verso un difficile traguardo un messaggio di questo tipo: su alcuni progetti per la città, pochi e mirati, ci impegniamo a dare il nostro contributo senza farci la guerra e lo facciamo per Milano e per i milanesi. Questi progetti però devono venir fuori. Altrimenti Expo continuerà ad essere, per i cittadini, un ufo o poco più.

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