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Marco Cremonesi
"Costruiremo un nuovo Cpt a Malpensa"
5 Giugno 2008
Padania
Allo squallore del razzismo leghista a scopo elettorale, ora si aggiungono anche piccoli calcoli clientelari locali, e un ulteriore attacco al Parco Ticino. Il Corriere della Sera, ed. Milano, 5 giugno 2008, con postilla (f.b.)

Dopo via Corelli, in Lombardia è in arrivo un nuovo Cpt. Vicino a Malpensa. Tre le località candidate (Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Ferno) anche se sull'esatta collocazione della nuova struttura dal Viminale il riserbo è ancora strettissimo.

La volontà di aumentare il numero dei Cpt — in sostanza, un raddoppio — era stata annunciata dallo stesso ministro dell'Interno Roberto Maroni durante la presentazione del pacchetto sicurezza.

Con la nuova normativa i Cpt (centri di permanenza temporanea) hanno cambiato nome. Oggi si parla di Cie, centri di identificazione ed espulsione.

«I centri di permanenza temporanea ora si chiamano Centri di identificazione ed espulsione»

Sarà nei pressi di Malpensa il nuovo Cpt lombardo. O meglio, il nuovo Cie, visto che nel recente pacchetto sicurezza il nome è cambiato: quelli che erano i centri di permanenza temporanea ora si chiamano Centri di identificazione ed espulsione. Sull'esatta collocazione della nuova struttura del Viminale, il riserbo è strettissimo: le polemiche hanno contraddistinto la storia dei Cpt fin dalla loro istituzione. Ma con ogni probabilità, un secondo Cie lombardo da circa duecento posti — l'altro è quello di via Corelli a Milano, da 112 posti — troverà spazio in uno dei tre comuni in cui parte degli abitanti sono stati «delocalizzati» per l'eccessiva vicinanza a Malpensa: e dunque, la «rosa» si riduce a Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Ferno.

La volontà di aumentare il numero degli ex Cpt — in sostanza, un raddoppio — era stata annunciata dallo stesso ministro dell'Interno Roberto Maroni durante la presentazione del rinnovato pacchetto sicurezza. Un aumento connesso con l'allungarsi dei possibili tempi di permanenza in queste strutture fino a sei mesi, qualora l'identificazione degli ospiti risultasse incerta. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, Maroni a suo tempo aveva parlato di un paio di mesi, inclusa la definitiva approvazione del pacchetto sicurezza da parte del parlamento. Ad ogni modo, una commissione mista tra i ministeri del-l'Interno e della Difesa è già lavoro per valutare le diverse possibili localizzazioni.

Fino a questo momento, come sede per i nuovi centri di espulsione si è parlato soprattutto di caserme dismesse o edifici analoghi. Nel caso dell'area di Malpensa, potrebbe non essere così. A giocare comunque a favore dell'area sono soprattutto due fattori. Il primo è la vicinanza all'aeroporto, e dunque la facilità di raggiungere il luogo finale dell'espulsione. E in linea di massima, la vicinanza agli aeroporti contraddistinguerà tutti i nuovi Cie.

In secondo luogo, a facilitare l'operazione è la proprietà unica. A Lonate, Somma e Ferno esiste un'ampia disponibilità di edifici di proprietà regionale derivanti dal piano di «delocalizzazione » degli ultimi anni, il trasferimento degli abitanti dalle frazioni e dalle località più esposte al rombo degli aerei.

Ma in Regione, per il momento, prevale la cautela. Spiega l'assessore al Territorio Davide Boni che «i tavoli per discutere questi problemi stanno per essere istituiti, e certamente la collocazione di un Cie a Malpensa potrebbe rispondere a molti requisiti. Ma al momento, l'argomento è prematuro».

postilla

Dopo le ultime elezioni si è molto dibattuto sulla capacità della Lega di mantenere stretti rapporti col “territorio”. Con l’ultima proposta di realizzazione di un Centro di Identificazione e Espulsione nell’area del Parco Ticino, già devastata dai mal pianificati insediamenti connessi all’hub aeroportuale di Malpensa, forse si chiarisce meglio quali siano effettivamente le idee di “territorio” magari inconsapevolmente sottoscritte da una parte dell’elettorato:

a) si vuole realizzare nell’isolamento della brughiera del Parco Ticino una fortezza inattaccabile e di fatto socialmente incontrollabile: una sorta di “duty free ” del razzismo;

b) si vogliono, forse con l’esca di qualche posto di lavoro fantasma, colpire ancora le popolazioni locali, già fortemente penalizzate dall’insediamento aeroportuale;

c) con la scusa della solita “emergenza” si aggireranno quasi certamente le normali regole urbanistiche, in un’area ambientalmente sensibile come quella del Parco fluviale, e in linea con le mire del centrodestra lombardo nell’attacco alle zone protette.

Basterebbero anche questi pochi motivi, tutto sommato secondari rispetto all’impianto culturale e politico che sottende l’idea dei Centri di Identificazione ed Espulsione, per respingere decisamente il progetto di questa Guantanamo della brughiera (f.b.).

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