Dunque, ci siamo. Ad occupare il centro della scena della ricostruzione post terremoto torna un ingombrante convitato di pietra. Ora oggetto di attenzioni investigative. Ma del resto capace, da qualche tempo, di agitare gli ambienti della maggioranza parlamentare e i tecnici più vicini a Guido Bertolaso. Parliamo del progetto "C.a.s.e.", acronimo di Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili. Dei 185 edifici (per un totale di circa 4.500 appartamenti) in cui oggi vivono 15 mila sfollati, costruiti tra il settembre 2009 e il febbraio scorso su piastre e isolatori sismici in diciannove aree della periferia aquilana. Il «fiore all´occhiello» della Protezione Civile. Un fiume di denaro su cui pure in questi mesi si era cominciato a fare domande. Ottenendone ora indignate repliche. Ora curiosi silenzi.
I dati forniti dalla Protezione civile documentano che, al 24 maggio scorso, la realizzazione dei 4 mila e 500 appartamenti del Progetto è costata complessivamente 803 milioni e 857 mila euro. Comprendendo in questa cifra, non solo le spese di fondazione ed edificazione, ma anche il costo degli allestimenti, degli arredi, delle opere di urbanizzazione e di sistemazione del verde. Mentre un calcolo standard dei costi di semplice costruzione – almeno a voler stare alle indicazioni fornite in questi mesi in Parlamento e alla Regione Abruzzo dall´Idv di Antonio Di Pietro - indica il prezzo a metro quadro degli appartamenti più o meno in 2 mila e 600 euro. Vale a dire, quattro volte quello delle casette in legno prefabbricate. Comunque più del doppio del costo medio di mercato che oscilla intorno ai mille e cento euro a metro quadro. A rendere importanti i costi, come sempre, una rigogliosa fioritura di subappalti (sono state 931 le imprese che hanno lavorato nei cantieri a fronte delle 121 che si sono aggiudicate le gare), i cui criteri restano nella piena discrezionalità delle imprese. E la singolare esosità di alcuni voci di spesa. Come i 14 milioni e mezzo per la sistemazione del verde, la posa di aiuole e alberi. O i 66 milioni di euro pagati per la fornitura, il trasporto e il montaggio degli arredi. Più o meno 15 mila euro ad appartamento (una fortuna, se si pensa che un arredamento completo da "Ikea" per una casa di circa 50 metri quadri può arrivare a 7-8 mila euro).
Gian Michele Calvi, direttore dell´Eucentre di Pavia, braccio operativo di Bertolaso a L´Aquila e, soprattutto, padre e direttore dei lavori del Progetto "C.a.s.e", non più tardi di qualche settimana fa ha chiesto 2 milioni di euro di risarcimento danni per diffamazione all´Idv (che la questione ha sollevato per prima), obiettando che i costi del Progetto sono «assolutamente in linea con i prezzi di mercato». Non 2 mila e 600 euro a metro quadro, dunque, ma 1.300, perché nel calcolo della superficie di riferimento andrebbero considerati non solo i 1.800 metri quadri mediamente sviluppati dagli appartamenti di ciascun edificio, ma gli ulteriori 500 metri quadri sviluppati dai parcheggi auto, dagli spazi comuni, dai ballatoi e dalle scale.
È un fatto, però, che ad assediare il giovane ingegnere di Pavia oggi ci sia anche dell´altro. E parliamo del mistero che avvolge i 7.300 isolatori sismici «a pendolo scorrevole» su cui sono poggiate le piastre degli edifici. Le "molle" che li dovrebbero rendere impermeabili a una futura catastrofe, assorbendo le oscillazioni della terra. Insomma, l´anima del Progetto. Quella che ne ha giustificato la realizzazione (una prima volta nel nostro Paese).
La fornitura degli isolatori è costata 13 milioni e mezzo di euro. E ad aggiudicarsi la gara sono state la società "Alga" di Milano (per i due terzi dei pezzi necessari) e la "Fip industriale" di Selvazzano Dentro (Padova). Ebbene, il materiale fornito dalle due società ha conosciuto storie diverse. Si scopre infatti – e ne chiede conto già nel gennaio scorso un´interrogazione parlamentare del senatore del gruppo misto Giuseppe Astore, che resterà senza alcuna risposta – che mentre un campione degli isolatori della "Fip" è stato sottoposto a simulazioni avanzate in laboratori qualificati quali quelli dell´Università della California di San Diego (gli addetti chiamano queste prove "eccitazioni bidirezionali"), con costi modesti (20 mila euro), tempi celeri ed esiti positivi, non altrettanto è avvenuto per quelli dell´ "Alga". Questi isolatori hanno infatti superato un unico test. Quello previsto dalla nostra normativa antisismica (è il test definito di "eccitazione monodirezionale"). E per giunta nei laboratori di quello stesso Eucentre diretto da Calvi che, oltre ad essere padre del progetto C.a.s.e è stato anche, nel 2003, tra i padri della nostra nuova legge antisismica.
Insomma, per qualche motivo – di cui né i tecnici della Protezione civile, né il governo hanno sin qui voluto dare spiegazioni - gli isolatori "Alga" vengono sottoposti a una sola simulazione "domestica". E per qualche motivo, soltanto nella scorsa primavera, quando ormai sono stati già tutti montati in cantiere, si "scopre" che quegli stessi isolatori hanno un problema. E che problema. Non possiedono, al contrario di quelli della "Fip", un meccanismo interno che li protegga dalla polvere, un agente atmosferico in grado di gripparne e annullarne il funzionamento. Ebbene, la Protezione civile, in marzo, corre ai ripari bandendo una nuova gara per «la progettazione e la realizzazione di elementi di protezione per basamenti, colonne e dispositivi di isolamento sismico». Ma perché il problema è stato ignorato per mesi?
Sembra incredibile. Sei mesi fa eravamo quasi soli, e comunque controcorrente, nel criticare la politica del dopoterremot di Berlusconi e Bertolaso, per ragioni di fondo, documentate nel lavoro L’Aquila. Non si uccide così anche una città? Adesso giorno per giorno si scopre che i piazzisti delle New Towns all’italiana non solo hanno scelto il peggio nell’impostazione generale e nelle scelte di fondo (quelle che distruggono la città e disgregano la società) ma che anche all’interno della loro stessa logica aziendalistica e mercantile hannop commesso errori non marginali. Questa volta il tempo è stato rapido a dar ragione alla ragione.