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Luciano Tranfaglia
Cosa vogliamo da Prodi
13 Febbraio 2006
2006-Verso le elezioni
Una lettura sintetica del programma di Prodi, da l'Unità del 13 febbraio 2006

Il programma dell’Unione su cui sabato hanno garantito la loro adesione i segretari dei partiti che compongono la coalizione di centrosinistra (con l’eccezione di Boselli) è disponibile agevolmente per chi si collega al sito di Prodi o a quello della Fabbrica del Programma ma consta di duecentottantuno pagine. Troppe per l’uomo della strada e per chiunque non dedichi alla politica una parte stabile del suo tempo ma nel suo discorso all’Eliseo lo stesso Prodi ha messo in luce quali sono le priorità del programma e quale è lo spirito che lo pervade.

Ma io ho voluto fare una prova personale e ho passato due ore a leggere la versione integrale del programma.Devo dire, con una certa soddisfazione, che ho trovato nella versione integrale lo stesso spirito di quel discorso e ho pensato che farne una breve sintesi possa essere utile ai nostri lettori.

C'è un punto di metodo che percorre tutto il testo e che vale ricordare subito: Prodi è convinto e lo dice quasi ad ogni piè sospinto che ci vogliono riforme radicali e che in ogni caso delle riforme devono essere protagonisti e non vittime inascoltate tutti quelli,i cittadini, che ne sentiranno gli effetti. Ad esempio, la scuola e l'università non hanno bisogno soltanto di un'attenzione costante che in questi anni è mancato né solo delle risorse che sono mancate in maniera sempre più grande ma devono essere coinvolti attraverso gli insegnanti e i giovani nel processo riformatore. Un lavoro, insomma, per gli italiani fatto con gli italiani.

E la consapevolezza che «non potremo ottenere una ripresa di competitività complessiva del sistema-paese senza profonde innovazioni del sistema produttivo,senza un percepibile miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini,senza un'attenzione nuova alla qualità della vita delle famiglie».

E il primo punto è in assoluto il miglioramento dell'ambiente visto che il degrado dell'ambiente naturale sta letteralmente cambiando la terra sotto i nostri piedi. Ma tutto sarà realizzabile «solo con un governo - ricorda Prodi - che,oltre le idee e alla determinazione nel realizzarle, abbia la capacità di motivare e mobilitare le energie del Paese».

E occorre ridurre l’eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente,superare l'attuale legislazione sul mercato del lavoro (legge Maroni) e una politica industriale volta a rafforzare la dimensione e la solidità finanziaria delle imprese. Ma questo deve accompagnarsi allo sviluppo dell'innovazione e della ricerca che ci fa essere il fanalino di coda dell'Europa con l’1,1% delle risorse sul Pil.

La legge Moratti va messa da parte. È una legge sbagliata che ha già prodotto danni notevoli alle nuove generazioni. Gli insegnanti devono partecipare alla riforma della scuola e ai cambiamenti necessari per riportare la formazione ai livelli europei. In un certo senso si può fare lo stesso discorso per il Mezzogiorno che attende con ansia una nuova politica consapevole delle risorse che può offrire e di un nuovo slancio verso la moder nità:anche qui dovranno essere i meridionali con tutti gli altri a mobilitarsi per una nuova stagione di mutamenti.

Il fisco è un altro campo che necessita di grandi interventi. Ci vuole una lotta feroce all'evasione fiscale, la fine dei condoni e si penalizza il reddito personale delle imprese e delle persone mentre non si tassa che in modo ridicola la rendita finanziaria. Bisognerà agire per rendere uniforme il sistema di tassazione delle rendite finanziarie escludendo i redditi prodotti dai piccoli patrimoni frutto del risparmio familiare. Ci vuole una politica efficace di sostegno della famiglia, così come è definita dalla costituzione repubblicana regolando in maniera civile le unioni di fatto a prescindere dal loro orientamento sessuale. Ed è necessario un programma di sviluppo dell'assistenza domiciliare integrata facendo affluire in un Fondo nazionale tutte le risorse impegnate già oggi nel settore.

In politica estera la scelta dell'Europa e del processo di integrazione europea come asse centrale della nostra politica è chiara e limpida. Ma l'altra stella polare è la costituzione repubblicana e la sua difesa contro la scriteriata e pericolosa revisione costituzionale approvata dalla coalizione di destra.

L'impegno a respingere con il referendum di giugno quella revisione e mantenere intatto l'edificio democratico previsto dalla Carta del 1948 è centrale nella parte del documento che si occupa delle strutture centrali del nostro Stato. Naturalmente è impossibile in così poco spazio dar conto delle soluzioni specifiche che il programma dà a questioni importanti che la coalizione dovrà affrontare dal giorno successivo alle elezioni.

Faccio un esempio che mi sembra di particolare importanza perché riguarda una delle questioni centrali di questi anni:il problema dell'informazione e della pubblicità. Qui gli elettori si aspettano nei fatti il ritorno a un carattere genuinamente democratico della comunicazione dopo cinque anni di sostanziale oscuramento dell'articolo 21 della costituzione. Nel testo del programma mi sembra di veder circolare questa esigenza e l'attenzione a proibire ad esempio l'estenzione di posizioni dominanti in settori contigui come quelli delle telecomunicazioni e del comparto radiotelevisivo rispetto al settore dei quotidiani mi sembra un punto di partenza necessario.

Come appare indispensabile tutelare il carattere di servizio pubblico della Rai e la sua indipendenza dal potere esecutivo ma si tratta di un compito difficile per il quale occorre una grande determinazione e una capacità straordinaria di tener fede ad alcuni principi di fondo.

Nel suo discorso all'Eliseo Prodi ha ripetuto due volte la frase «non vi deluderemo» e mi ha ricordato quel che disse Zapatero all'indomani della sua imprevista vittoria nelle elezioni spagnole: «Il potere non mi cambierà». È quello che gli italiani,dopo questi anni, vorrebbero più di qualunque altra cosa.

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