Un editoriale pessimista sul negazionismo del governo Trump in merito al cambiamento climatico. Neanche i recenti disastri in Texas e in Florida fermano la macchina da guerra, dei conservatori. The new York Times, 11 settembre 2017, con postilla (m.c.g.)
Dopo la devastazione provocata da Harvey a Houston - una devastazione perfettamente in linea con le previsioni dei meteorologi – ci si sarebbe aspettati una maggiore attenzione quando gli stessi esperti mettevano in guardia contro i rischi rappresentati dall’uragano Irma. Ma vi sareste sbagliati. Martedì scorso Rush Limbaugh (un noto conduttore radiofonico) ha accusato gli scienziati del clima di inventarsi i pericoli di Irma per motivi politici e finanziari: “Si vuole mettere in agenda il cambiamento climatico, e gli uragani rappresentano l’occasione migliore per farlo” ha dichiarato, aggiungendo che “la paura e il panico” aiutano a vendere batterie, bottiglie d’acqua e pubblicità televisiva. Subito dopo è stato costretto ad abbandonare la sua villa a Palm Beach.
In un certo senso, dovremmo essere grati a Limbaugh per aver quanto meno sollevato il tema del cambiamento climatico e della sua relazione con gli uragani, se non altro perché si tratta di un tema che l’amministrazione Trump sta disperatamente cercando di evitare. Ad esempio, Scott Pruit, il capo dell’Agenzia della Protezione dell’Ambiente federale, un amico dell’inquinamento e degli inquinatori, ha dichiarato che non è questo il momento di sollevare il problema – che questo comportamento mostra una insensibilità nei confronti del popolo della Florida. Inutile sottolinearlo, per persone come Pruitt non vi sarà mai un momento giusto per discutere sul clima.
Cosa possiamo imparare dallo sfogo di Limbaugh? Certamente, che è una persona terribile – ma già lo sapevamo. Il punto importante è che non è uno che evita di esporsi. Di sicuro, non ci sono stati altri personaggi influenti che si sono espressi così negativamente in merito agli avvertimenti su Irma, anche se negare i risultati scientifici attaccando a un tempo gli scienziati in quanto politicamente motivati e venali è una procedura standard della destra americana.
Quando Donald Trump ha definito il cambiamento climatico una truffa, stava semplicemente comportandosi come un normale Repubblicano. E grazie alla vittoria elettorale di Trump, sono dei conservatori ignoranti e contrari alla scienza che oggi governano negli Stati Uniti.
Quando si leggono analisi recenti affermare che la gestione del potere nei confronti dei Democratici in qualche misura ha trasformato Trump in pochi mesi in un moderato indipendente, ricordatevi che non si tratta solo di Pruitt. Tutti i politici di lungo corso dell’amministrazione Trump che hanno a che fare con l’ambiente o l’energia sono Repubblicani e tutti concordano nel negare il cambiamento climatico e l’evidenza scientifica. E la maggior parte di costoro sono d’accordo con la teoria della cospirazione alla Limbaugh.
In realtà, vi è un consenso scientifico travolgente sul fatto che le attività umane stanno riscaldando il pianeta. Quando i politici conservatori e i loro esperti contestano questo consenso, non lo fanno sulla base di una attenta considerazione delle evidenze – dai, non scherziamo – ma impugnando le motivazioni di migliaia di scienziati in tutto il mondo. Tutti questi scienziati sarebbero motivati da pressioni politiche e remunerazioni finanziarie, falsificando dati e nascondendo le opinioni contrarie.
Sembrano chiacchiere folli. Ma sono profondamente radicate nella destra moderna, nei suoi esperti e nei suoi politici. Perché i conservatori americani sono così determinati nel delegittimare la scienza e nel dar credito alla teoria della cospirazione degli scienziati? Parte della risposta sta nel fatto che sono impegnati a difendere il loro potere. Così funzionano le cose nel loro mondo.
Qualche repubblicano disilluso ama parlare di un’età dell’oro del pensiero conservatore, in qualche luogo nel passato. Ma questa età dell’oro non è mai esistita, anche se, in altri tempi, qualche intellettuale conservatore ha espresso delle idee interessanti e indipendenti. Ma molto tempo fa. Oggi l’universo intero degli intellettuali di destra è dominato da propagandisti piuttosto che da studiosi.
E i politici di destra molestano e perseguitano i ricercatori le cui conclusioni non sono gradite – un comportamento che è stato ampiamente legittimato ora che Trump è al potere. L’amministrazione Trump è disorganizzata su vari fronti, ma sta sistematicamente epurando le scienze sul clima e gli scienziati del clima ovunque le sia possibile.
Così, la gente a cui piace ascoltare le trasmissioni di Limbaugh immagina che i liberal siano impegnati in una cospirazione per promuovere idee false sul clima e sopprimere la verità. E questo ha per loro un senso, poiché i conservatori sono sempre più ostili alla scienza in generale. I sondaggi mostrano infatti un considerevole declino della fiducia nella scienza dagli anni ’70 in poi, determinato da un’evidente motivazione politica – non certo dal fatto che la scienza ha smesso di produrre conoscenza.
È vero che gli scienziati hanno restituito il favore, perdendo fiducia nei conservatori: più dell’80% propende per il partito Democratico. Ma come potremmo immaginare che gli scienziati supportino un partito i cui candidati alla presidenza non possono neppure accettare la teoria dell’evoluzione?
La questione di fondo è che oggi siamo governati da gente completamente lontana non solo dalla comunità scientifica, ma dall’idea di scienza – dalla nozione che la valutazione oggettiva dell’evidenza è l’unico modo per conoscere il mondo. E questa ignoranza caparbia è terribilmente spaventosa. Infatti, può finire per distruggere la civiltà.
Mentre dopo l’inondazione in Texas provocata da Harvey, anche la Florida si prepara a valutare i danni, ambientali e umani, dell’uragano Irma - l’evento che ha provocato la più grande evacuazione di popolazione dalle città dopo quella di Londra durante la seconda guerra mondiale - Scott Pruit, il neodirettore dell’EPA, l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente, ha immediatamente dichiarato che discutere di cambiamento climatico nel bel mezzo di una tempesta mortale era una stupidaggine. Ma il personaggio, voluto da Trump a quella carica, considera il riscaldamento globale come una “truffa” (in piena sintonia con il suo Presidente): le emissioni di CO2 da fonti mobili e stazionarie non costituiscono un problema per l’ambiente. Il fronte dei Repubblicani a livello locale sembra un po' meno compatto. Mentre il governatore della Florida Rick Scott, in piena tempesta distruttiva, ribadisce le tesi dei negazionisti, il sindaco di Miami, Tomas Regalado, anch’egli Repubblicano, ha rilasciato un’intervista nella quale ha dichiarato:“If this isn’t climate change, I don’t know what is”. Ma si tratta di un caso isolato. Il pessimismo, quando si tratta di questa leadership, dei suoi giornalisti accreditati, dei suoi esperti e dei suoi amministratori non è mai eccessivo, come sottolinea Paul Krugman nell’editoriale desolato pubblicato sul New York Times che eddyburg ha tradotto per i suoi lettori (m.c.g.).