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AA.VV.
Condannato il Belpaese per salvare Berlusconi
11 Dicembre 2005
I tempi del cavalier B.
Maria Zegarelli e Vittorio Emiliani su l’Unità, Antonio Cianciullo su la Repubblica, Fabrizio Giovenale su Liberazione comentano lo schiaffo alla democrazia parlamentare, al paesaggio, alla legalità e al futuro del paese che la maggioranza berlusconiana del Parlamento ha sferrato. Gli articoli sono del 14 e del 15 ottobre 2004. A fianco un'immagine di Villa Certosa

l'Unità Ora anche Villa Certosa è al sicuro. Arriva il condono per delegadi Maria Zegarelli

Anche questa è andata. A colpi di fiducia, ma è andata. Adesso Villa Certosa è al sicuro, come le villette, i piccoli e i grandi abusi sulle coste, sulle rive di fiumi e laghi, in montagna, nei parchi. Ovunque. Là dove non aveva osato il condono è arrivato il maxiemendamento alla Delega Ambientale votato ieri al Senato con 158 voti favorevoli, due contrari e 1 astenuto. Il centro sinistra fuori dall’aula durante il voto, la parola "vergogna" più volte volata tra i banchi e sulle teste di un centro destra imbarazzato ma ubbidiente all’ordine di scuderia. Un altro brutto giorno per la Repubblica.

Il presidente Pera ha dovuto sospendere la seduta 3 volte ed espellere dall’aula i verdi Cortiana, Turroni, De Petris, Donato e Boco. Alcuni senatori, come Giuseppe Specchia, di An, invece, le hanno provate tutte per difendere l’indifendibile. Sostenendo che ci sono una marea di ecomostri che la sinistra non ha voluto demolire. Invece, adesso, arriva questo maxiemendamento e voilà Punta Perotti cade giù come fosse carta velina. Nessuno dice che a stabilire l’abbattimento è stato un tribunale, dopo la lunga battaglia per tenerlo su portata avanti dall’ex sindaco di centro destra Di Cagno Abbrescia. Nessuno della maggioranza osa dire, per esempio, che accanto alle pene più pesanti introdotte per gli abusi più gravi, c’è anche il comma 36 che permette un inedito clamoroso: se chi ha commesso un abuso, ripristina la situazione originale prima della sentenza di condanna il reato viene estinto. Questo vuole dire che se un pinco pallino qualunque si è costruito la villa sulla spiaggia se la può godere fino al giorno prima della sentenza del tribunale. Così il giorno dopo nessuno potrà condannarlo. Non era mai accaduto che un reato penale si estinguesse grazie ad un codice. Il ministro Urbani sarà ricordato anche per questo. Ed è chiaro sin d’ora che anche alla Camera andrà nello stesso modo. E chi se ne frega se l’Italia conserva il 60% dei Beni culturali mondiali.

Gasbarri del gruppo Ds-Ulivo ricorda come il senatore Emiddio Novi, Fi, "urlava che mai e poi mai si sarebbe dovuto fare quel Comma 32 dell’articolo 1 della legge delega". Infatti, prima fu eliminato, poi reinserito peggiorato. E Novi oggi è qui che vota come un soldatino. L’avvocato Cesare Previti ha fatto il suo lavoro. Poche ore di impegno ed ecco qua il primo condono nelle aree protette. Pera si chiede se ci sono i relatori in Aula, Turroni dei Verdi risponde: "Si vergognano". Mario Greco di Fi spiega che non ce la fa proprio a votare, lui magistrato per 30 anni un senso dello Stato ancora ce l’ha. Specchia invita il centro sinistra a dire le cose come stanno e ad avviare un’indagine conoscitiva su tutti i senatori perché è convinto che oltre a Villa Certosa sono tante le situazioni che verrebbero sanate. Fa allusioni. Gavino Angius, Ds, non ci sta al gioco delle illazioni e rilancia: "Facciamo una commissione parlamentare d’inchiesta". Intanto arriva la decisione: non ci sarà la diretta Tv sul voto. Dai banchi dei Verdi si sente un "Vergogna, state spogliando l’Italia". È solo l’annuncio di quanto accadrà di lì a poco. Novi prova a parlare, a voce bassa. I Ds urlano: "Ti vergogni a parlare più forte?".

Inizia la bagarre. I Verdi insorgono, il presidente li richiama. Novi parla di "presunto condono" e l’opposizione si accende. Appaiono gli striscioni: "State spogliando l’Italia". Poi alcuni senatori Verdi, Ds e Margherita, alzano i cartelli: "Villa Certosa ringrazia" "Villa Certosa la casa abusiva delle libertà". Pera sospende la seduta per 12 minuti. Al rientro i Verdi continuano, vengono espulsi e i lavori si fermano ancora. Durissimi gli interventi dell'opposizione in Aula. "Questo provvedimento è un nuovo attacco all’ambiente - dice Gavino Angius, capogruppo Ds -. È un provvedimento incostituzionale, perché la Costituzione tutela l’ambiente, mentre questa legge lo devasta. È il quarto provvedimento di condono in pochi anni. Con questo provvedimento ormai è stato condonato tutto quello che è stato costruito abusivamente in qualsiasi angolo d’Italia". Fausto Giovanelli, Ds, aggiunge: "La sanatoria avrà effetti penali, amministrativi, e di conseguenza anche civilistici dei lavori e delle trasformazioni di ogni genere compiuti in violazione delle norme di tutela paesistica previste dalla legge Bottai del ‘39, dalla cosiddetta legge Galasso, dalla legge sui parchi". Willer Bordon, capogruppo della Margherita ricorda: "L’attuale ministro dell’Ambiente ottenne il premio Attila nel ‘94, la prima volta che ricoprì questo incarico. Ho umana simpatia per Matteoli, ma in questo contesto perfino Attila avrebbe il diritto di iscriversi al Wwf o a Legambiente". Annota, Bordon, che un teatro greco non ha "volume, come una piscina". Quindi chiunque volesse... Tommaso Sodano di Rc:"Il governo fa l’ennesimo regalo alla cultura dell’illegalità e del cemento selvaggio su cui costruiscono le proprie fortune le mafie del nostro paese". Nota a margine: in Aula non c’erano né il ministro Matteoli, né il ministro Urbani.

la RepubblicaSull'ambiente non si discutedi ANTONIO CIANCIULLO

L'ambiente sta diventando un barometro delle difficoltà crescenti del governo Berlusconi. Prima al Parlamento sono stati scippati i principali nodi del dibattito legislativo sul futuro della terra, dell'aria e del suolo affidando la responsabilità di legiferare in materia a 24 signori scelti dal ministro dell'Ambiente anziché dagli elettori italiani come prevede la Costituzione. Poi a questa legge delega - così si chiama il provvedimento che prosciuga il Parlamento delle sue competenze - già eccezionalmente corposa sono stati aggiunti altri pezzi fino a costruire un ibrido che non si può considerare parlamentare né extraparlamentare: un vero ogm della politica.

L'ultimo innesto su questo corpo elefantiaco è il pacchetto di norme che allarga i confini delle sanatorie edilizie estendendoli (sia pure con vari distinguo) alle aree vincolate dal punto di vista paesaggistico (il 46 per cento del territorio italiano, come ricorda il Wwf).

Dunque il governo sta portando avanti il suo programma sull'ambiente basato su una crescente conflittualità con l'Unione europea e su un quadro culturale che vede il paesaggio più come un peso che come una risorsa. Ma il costo pagato si è rivelato più alto del previsto: interi spezzoni della maggioranza si sono dissociati su alcuni punti e il presidente del Consiglio è stato costretto a ricorrere sempre più spesso al voto di fiducia. Non sembra che il disastro ambientale paghi in termini di consenso.l'Unità

Cemento di governo

di Vittorio Emilian

Risorge il condono edilizio anche nelle aree paesaggisticamente più belle e risorge con la prospettiva di essere eterno. Senza che si possa nemmeno tentare di correggere il confuso e incredibile testo governativo che lo prevede e che fino a ieri sera è circolato in forma non ufficiale. Oggi infatti, con ogni probabilità, verrà chiesta ai senatori la fiducia: per esso e per l’intero, criticatissimo, disegno di legge sulla delega ambientale.

Perché tanta fretta? Perché questa blindatura della maggioranza su una materia tanto delicata e controversa? Perché tutta la materia dei vincoli paesaggistici risulta da sempre altamente indigesta a questo centrodestra fautore (per la seconda volta in dieci anni) di un maxi-condono edilizio. Perché, secondo i senatori Fausto Giovannelli (Ds) e Sauro Turroni (Verdi), "è evidente che si vuole sanare Villa Certosa di Berlusconi", il villone sardo con anfiteatro cementizio ed ingresso sottomarino di cui tanto si è parlato l’estate scorsa e che è rimasto top secret.

Ma c’è molto di più. Con le norme previste in questo maxi-emendamento ai commi 36 e 37, confuso, ripeto, volutamente confuso forse per infilare nelle sue pieghe qualunque cosa, viene modificato lo stesso Codice Urbani per i Beni culturali, varato appena l’estate scorsa e vantato come grande conquista della cultura, anche di quella paesistica. Chiacchiere, naturalmente. Come quelle affidate oggi alle agenzie dal ministro Giuliano Urbani il quale in materia ha sempre rifiutato confronti con gli esperti e persino le domande dei giornalisti.

Il ministro dei Beni culturali sostiene infatti che, adesso, potranno venire abbattuti gli ecomostri come quello barese di Punta Perotti omettendo di dire che su questa demolizione c’è già l’assenso del Consiglio di Stato. Egli ammette peraltro che le norme presentate dal governo al Senato, col suo pieno assenso, consentono (per venire incontro alle richieste delle Regioni, butta lì) una sanatoria "limitata nel tempo" la quale però non lede il principio dell’autorizzazione preventiva riservata nel suo Codice alle Soprintendenze.

Ma la presente sanatoria di abusi in zone vincolate – lo fa notare Gaetano Benedetto del Wwf – era stata già cancellata dalla Camera ed è il governo adesso a resuscitarla, e questo avviene "con una monetizzazione dell’estinzione del reato paesaggistico". Una bella conquista di civiltà. Inoltre, il parere preventivo delle Soprintendenze tanto sottolineato da Urbani è soltanto consultivo per i nuovi progetti (lottizzazioni incluse) e non vincolante com’era invece, prima del Codice, la bocciatura da parte delle Soprintendenze medesime in corso d’opera qualora fossero state accertate irregolarità.

Da domani l’abusivo che abbia eseguito lavori di "manutenzione ordinaria", ma pure "straordinaria" (quali? di quale entità?) in zona paesisticamente vincolata potrà venire integralmente condonato se questi lavori li avrà compiuti entro il 30 settembre 2004 (data-limite facilmente aggirabile). V’è di peggio : le Soprintendenze – che divengono così, col poco personale che hanno per decine di migliaia di pratiche, una sorta di Agenzia del Condono – avranno soltanto 180 giorni di tempo per dare il loro parere di "compatibilità" da cui tutto dipende. E se non riusciranno a formulare quel parere? Scatterà, a favore dell’abusivo, il meccanismo del silenzio/assenso? Non si sa. Come non si sanno tante altre cose importanti. Ma intanto col maxi-emendamento si butta in discarica il lavoro della commissione Ambiente del Senato e si va al voto di fiducia. Comunque. Costi quel che costi.

Non basta. All’abusivo non vengono imposti termini per la presentazione della domanda. Dunque, il condono può diventare perpetuo e così pure la manomissione delle nostre aree più belle, quelle, per l’appunto, vincolate. In tal modo abbiamo: a) i vecchi condoni del 1984 e del 1994 che in certi Comuni sono tuttora da chiudere e il cui costo grava ovviamente sui cittadini rispettosi delle leggi; b) un condono recente (quello del creativo Tremonti) fortemente azzoppato dalla Corte costituzionale che ha riconosciuto alle Regioni la potestà di definire modalità, volumetrie e altro per l’applicazione del condono governativo; c) le Regioni che, per lo più in forma restrittiva rispetto al testo dell’esecutivo, stanno legiferando in materia (entro il 30 novembre). E con questo bel carico sulla schiena del Bel Paese, il governo Berlusconi aggiunge ora condono a condono, sanatoria a sanatoria, incoraggiando di fatto, guarda caso, una tendenza degli edificatori abusivi già ampiamente in atto, e cioè quella di insediarsi nelle zone di maggior pregio paesaggistico (a Roma, l’Appia antica o Veio). Così il Bel Paese è conciato per le feste.

"Ciascuno è padrone a casa sua". Mai slogan berlusconiano fu più gradito di questo all’Italia dell’urbanistica illegale e dei condoni tombali, all’Italia dei padroncini che si "arrangiano", dovunque e comunque. Mai slogan berlusconiano fu più rovinoso di questo per le coscienze in un Paese dalla bassa moralità pubblica e nel quale il patrimonio ambientale e paesaggistico di tutti viene considerato in realtà qualcosa di privato che si può impunemente inquinare, manomettere, imbruttire, violare. L’esempio lo dà un governo che sta facendo accattonaggio e che cerca, anche così, di tirar su un pugno di euro.

LiberazioneAmbiente, così ci giochiamo il futuro di Fabrizio Giovenale

Non è inverosimile - nonostante gli sdegnati dinieghi del ministro Urbani - che la sanatoria estesa agli "illeciti nelle aree paesaggisticamente vincolate" reintrodotta nel maxi-emendamento alla "delega ambientale" abbia qualcosa a che fare coi lavori abusivi (l’uscita-a-mare da un bunker travestita da teatrino greco) fatti eseguire da Berlusconi nella sua Villa Certosa in Costa Smeralda: a riprova ulteriore del leccapiedismo che ha contagiato così largamente il suo staff di ministri. Non è andata più o meno sempre così? Per il conflitto d’interessi, le TV, i rientri di capitali dall’estero, i giudici, la giustizia?... E tuttavia non è questo il problema. E‚ che siamo a quanto sembra di fronte a un’altra puntata della pluridecennale telenovela dei parchi italiani. Dove lo scontro - attenzione - non è fra il bene e il male alla maniera delle guerre di Bush. C’è anche qualcosa di simile, certo, ma c’è soprattutto la guerra di logoramento fra chi ragiona abbastanza da preoccuparsi per il futuro del paese, dei figli, del territorio e chi invece non sa sollevare lo sguardo al di là dei quattrini sull’unghia, e non vuol sapere nient’altro. Perché - ripetiamolo ancora - di questo si tratta. E’ il futuro che ci stiamo giocando.

La "vertenza dei Parchi". Valga il vero. Per più di vent’anni (tra i ’60 e i ’70) Antonio Cederna è andato ripetendo ogni giorno la geremiade del metroquadrato-scarso-di-verde-a-persona nel nostro paese contro i 24 di Londra, i non-so-più-quanti di Stoccolma, i cento e passa di Amsterdam... E finalmente, dài e dài, ce l’ha fatta. Per merito del batti e ribatti suo e delle associazioni ambientali la linea dei Parchi è passata. Ha fatto breccia nell’opinione pubblica, è diventa legge, ha visto Regioni e Comuni fare a gara nei salvataggi di spazi verdi, è arrivata a coprire quel 10% di territorio nazionale che è la media europea. In controtendenza tra l’altro (o "a compensazione") rispetto all’andazzo dell’abusivismo edilizio che in quegli stessi anni andava deturpando così largamente il paese e alle relative sanatorie periodiche...

Una cosa da notare è che in questo processo di formazione della "rete delle Aree Protette" italiane per superare gli interessi locali contrari si è fatto abbondante ricorso a promesse di vantaggi che sarebbero derivati ai Comuni interessati dalla "valorizzazione turistica" legata alla presenza dei Parchi. Tanto che nella mentalità corrente di molte amministrazioni locali il Parco è diventato sinonimo di buoni-affari turistici: un luogo nei cui dintorni (o magari all’interno del quale) tirar su alberghi, complessi residenziali e quant’altro per attirare visitatori paganti con l‚esca della "natura incontaminata" attraverso operazioni di per sé stesse contaminanti.

Il fare-e-disfare. Come dire che - fatti i Parchi - s’è subito avviato il lavorìo per disfarli: coi ridimensionamenti, le erosioni di confini, le deroghe, le eccezioni, perfino le licenze di caccia... Fino alla sanatoria di oggi. La quale sfonda porte aperte da un lato (la promessa di demolizione del "mostro di Punta Perotti" di Bari già stabilita dal giudice) e dall’altro dà spazio a un’altra sfilza di abusi... Tanto da dare l’idea che questo fare-e-disfare sia una triste caratteristica della nostra natura, del nostro paese, che tanto vale rassegnarci... Ma qui mi sembra ci siano ancora due riflessioni da fare.

La prima è che bene o male, da Cederna in avanti, un "ciclo virtuoso" per le questioni ambientali in Italia c’è stato, che ha riportato vittorie (dal referendum antinucleare dell’87 alla legge 394 sui Parchi del ’91 all’abbattimento del "mostro di Fuenti" del ’98), che ne potrà riportare altre ancora, che sarebbe sbagliato rinunciare a combattere.

La seconda riguarda più in generale la condizione del paese: il rapporto tra le aree edificate in aumento continuo e le aree libere in continua diminuzione, gli spazi per l’agricoltura che si vanno restringendo ogni giorno. Non è più questione di fiori-e-uccellini: è che ci va mancando lo spazio per respirare e per vivere... A Mexico City (metropoli di 18 milioni e passa abitanti in continua e caotica ulteriore espansione) hanno deciso di erigere un muro lungo cento chilometri attorno all’abitato attuale - con divieto assoluto di costruire al di là - come unico modo per salvare il territorio circostante dal dilagare edilizio. Da noi non siamo a quel punto, ma non è che ne siamo poi troppo lontani Vediamo di darci una regolata.

... E a proposito della diatriba di centrosinistra sul dopo-Berlusconi - se conservare le leggi varate sotto il suo governo o levarle di mezzo - ho idea che questo maxi-emendamento alla delega per l’ambiente fornisca un altro buon argomento a favore della seconda tesi: una cosa in più da levarci dai piedi alla svelta.

Qui una visita a Villa Certosa, la villa abusiva del Premier

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