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Alessandro Dal Lago
Con loro
9 Gennaio 2010
Articoli del 2010
L’incitazione alla caccia al diverso produce i suoi effetti; il vento razzista che soffia dal Nord alimenta le fiamme nel Sud. Il manifesto, 9 gennaio 2009

Ma come fa Maroni a dire quello che dice? Ci crede oppure fa finta e poi, quando è lontano dai microfoni, si mette a dare di gomito e a ridere? Se per una volta perfino un Bersani, quella pasta d'uomo che guarda al centro, gliene ha cantate quattro, vuol proprio dire che il buon Roberto, l'avvocato e tastierista della Lega che si occupa della nostra sicurezza, le ha proprio sparate grosse.

Dire che quello che sta succedendo a Rosarno è colpa della tolleranza è una barzelletta, anzi una spudorata violazione del buon senso. Tolleranza? Da un anno e mezzo, il governo, di cui Maroni è uno dei ministri chiave, smantella i campi nomadi, scheda Rom e Sinti, blocca i migranti in alto mare e li rimanda in Libia, affidati alle cure di quel simpatico difensore dei diritti umani di Gheddafi, il grande amico di Berlusconi. E che dire del pacchetto sicurezza e di quei sindaci della Lega che invitano i cittadini a denunciare i clandestini? E degli innumerevoli gesti di disprezzo e razzismo, della propaganda xenofoba ufficiale e ufficiosa, della persecuzione a ogni livello di chi non ha i documenti in regola e anche di chi ce l'ha? Le condizioni di vita degli stranieri impiegati nell'agricoltura stagionale sono schiavistiche per i vescovi e persino per «Farefuturo». Che si tratti di sovversivi?

La pura e semplice verità è che la tolleranza in questo paese c'è per il lavoro schiavistico, per il caporalato, per i salari da fame, per le condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti, per l'assoluta privazione dei loro diritti. Qualcuno si è mai preoccupato di allestire alloggi decenti per i lavoratori stagionali? Di proteggerli dalla mafia o dalla camorra, come a Castel Volturno? Se tutti i quattrini spesi nella gigantesca bufala della sicurezza fossero stati usati per accogliere e aiutare i lavoratori stranieri (di cui si occupa solo il volontariato), a Rosarno non sarebbe successo nulla, anche mettendo nel conto i colpi di pistola sparati da qualche canaglia o mafioso che sia. Nelle dichiarazioni dadaiste di Maroni c'è tutta la linea politica di un governo che esclude, reprime, espelle, soffia sul fuoco e magari riscuotere il premio elettorale dell'insofferenza diffusa.

Il vero miracolo è che non sia successa prima. È incredibile il grado di sopportazione dei lavoratori stranieri. Ma prima o poi questi fatti si ripeteranno. E allora i nodi cominceranno a venire davvero al pettine. Compresa l'ambiguità di tanta parte dell'opposizione nelle questioni della cittadinanza, delle migrazioni, dell'ordine pubblico, della sicurezza. Perché quello che non si è voluto capire, nel centrosinistra degli ultimi vent'anni, è che sui diritti umani fondamentali - che si sia al governo o all'opposizione - si transige solo al prezzo di un'irrimediabile degradazione della vita sociale.

E oggi recuperare una cultura dei diritti significa stare dalla parte dei lavoratori di Rosarno e dei loro fratelli oppressi nel paese e in queste ore a rischio di vita e sotto attacco razzista.

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