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Giovanni Padula
Coinvolgere i cittadini
19 Settembre 2010
Milano
Urbanistica democratica alla prova: coincidono le intenzioni generali dichiarate con le scelte concrete? Si aprono le discussioni sul Pgt, Corriere della Sera ed. Milano, 19 settembre 2010 (f.b.)

Sul Piano di governo del territorio del Comune di Milano si diranno molte cose nelle prossime settimane: la fase delle «osservazioni» durerà infatti fino al 15 novembre e siamo tutti chiamati a esprimere dubbi, critiche e proposte di modifica al Pgt. Non sarà facile in due mesi orientarsi nelle quasi mille pagine del piano, ma una cosa è certa: lo strumento che vuol mandare in pensione i vecchi piani regolatori per portare in città nuovi principi di urbanistica dovrebbe essere conosciuto da tutti i milanesi che credono nella cittadinanza attiva come leva per migliorare i propri quartieri e la propria città.

Si cercherà di scavare nelle pieghe del piano anche per rispondere alla domanda «cui prodest»?. È giusto che sia così: in una democrazia matura esercitarsi a capire chi potrà trarre i maggiori vantaggi da uno strumento che fissa le regole di governo urbanistico della città— dove, come, quanto e per chi costruire abitazioni, uffici, spazi pubblici e servizi — è sempre fonte di trasparenza.

In questo esercizio di scavo bisogna prima di tutto procurarsi un buon badile, ovvero la pazienza e la voglia di acquisire conoscenze per interpretare il piano, a partire dal nuovo principio della «perequazione»: la possibilità per i proprietari di aree di trasferire diritti di sviluppo edificatorio tra diverse parti della città. In questo ci aiuteranno le molte organizzazioni indipendenti che promettono di battere i quartieri con assemblee e incontri.

Ma è utile anche scavare nei punti giusti del documento per evitare perdite di tempo.

Il cittadino che «osserva» il Pgt dal proprio quartiere potrebbe iniziare a scavare in due zone: 1) dove il piano chiede agli abitanti di un quartiere di collaborare ogni anno con il Comune alla definizione dei servizi di interesse pubblico che mancano e che andrebbero realizzati; 2) dove il piano indica le aree della città in cui si potrà costruire «di più», con indici maggiori, sostenendo il giusto principio che si può aumentare la densità abitativa solo in prossimità di grandi assi e snodi di trasporto pubblico. In entrambi i casi, per capire «cui prodest», è importante che il Comune espliciti definizioni emisure: quali dati, informazioni e indicatori di quartiere il Comune metterà a disposizione dei milanesi in modo che tutti possano avere una fotografia aggiornata e completa della quantità e della qualità dei servizi esistenti nel quartiere? Poiché i privati potranno realizzare «identificare e realizzare» i servizi di interesse pubblico in un quartiere, fin dove si spinge il piano nella definizione di «interesse pubblico»? In quali forme concrete verrà ascoltata la voce degli abitanti dei quartieri? Se gli abitanti di un quartiere da «densificare» sosterranno che, pur d'accordo con il principio generale, l'intervento immobiliare proposto procura più danni che benefici, avranno speranza di sedersi attorno a un tavolo di lavoro con istituzioni e operatori privati ed essere seriamente ascoltati? Io ho l'impressione che per il Pgt la sfida vera sia per il Comune: dimostrare di essere all'altezza dei suoi cittadini.

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