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Sandra Amurri
Ciucci, l’uomo del Ponte che piace al premier
4 Ottobre 2009
Il Ponte sullo Stretto
Storia esemplare del malaffare governativo e mafioso che ruota attorno al fantasma dell’opera pubblica più costosa d’Italia. Da Il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2009 (m.p.g.)

“Ho già parlato con Ciucci, amministratore delegato di Stretto di Messina spa, e mi ha detto che tutto è a posto. La società e Impregilo hanno già trovato gli accordi. Il Ponte si farà”. Così ha parlato il Ministro Altero Matteoli di fronte all’ennesima tragedia annunciata che ha cancellato decine di vite a Messina. Mentre il governatore, Raffaele Lombardo, fautore del Ponte, piange lacrime di coccodrillo: “bisogna smetterla di intaccare la natura”.

L’uomo nominato dal precedente Governo Berlusconi, ad della società Sdm, nata per realizzare l’opera più discussa mai messa in cantiere con un preventivo di investimento in project financing di 6 miliardi di euro, si chiama Pietro Ciucci. Manager con stipendio da superenalotto: 900.000 euro l’anno. Riconfermato dal Governo Prodi e nominato presidente della più grande azienda dello Stato, l’Anas, azionista di maggioranza della Sdm. Senza contare che l’Anas ha anche funzioni di controllo sulle pubbliche concessionarie. Privatizzate proprio da lui, quando era direttore finanziario dell'Iri con Prodi. La staffetta prosegue, il testimone è sempre lo stesso: Ciucci. L’attuale Governo lo riconferma all’Anas e lo nomina anche commissario straordinario della Sdm per superare le difficoltà finanziarie e procedurali e rilanciare il Ponte.

Ciucci, come commissario straordinario, verifica quello che lui stesso fa: un personaggio, dunque, capace di incarnare il mistero della santissima trinità riuscendo a sedere, contemporaneamente, in due, tre consigli di amministrazione dando vita ad un conflitto di interessi sovrumano. C’è da chiedersi: con quali soldi verrà realizzato il Ponte visto che di nuovi finanziamenti non c’è neppure l’ombra e il miliardo e mezzo di euro che avrebbe dovuto mettere la Fintecna è stato, dapprima, assegnato ad altro dal Governo Prodi, poi utilizzato dal Governo Berlusconi per compensare l’abolizione dell’Ici? Semmai si farà, verrà adottato il cosiddetto ‘modello Tav’: prestiti erogati dalle banche, garantiti dallo Stato. Uguale: debiti che condizioneranno il futuro delle giovani generazioni, mentre i profitti saranno privati. Intanto Eurolink (associazione di imprese che oltre alla capofila Impregilo comprende la giapponese Ishikawajima, la spagnola Sacyr e altre imprese italiane) vincitrice della gara per la realizzazione del Ponte, per il non rispetto dei termini contrattuali ha già collezionato con la Sdm un contenzioso, che, a colpi di 3milioni di euro al mese, è schizzato a 100 milioni. Le organizzazioni criminali intanto festeggiano.

Il Ponte, come rivelano diverse inchieste in corso, fra cui quella sul riciclaggio di capitali di presunta provenienza mafiosa del cosiddetto “tesoro” di Vito Cincimino, per dirla con Niki Vendola: “più che unire due coste unirà due cosche”.

Ma quanti soldi ha mangiato finora la Sdm? La sede, 3600 metri quadrati su quattro piani, attico, seminterrato e giardino nella centralissima via Po della capitale, è costata, in questi anni, 75 mila euro al mese di affitto incassato dalla srl Fosso del Ciuccio, immobiliare della Cisl. Ma nulla è cambiato per Ciucci nonostante molti parlamentari del centro sinistra lo ritenessero responsabile di aver presentato un piano di project financing ‘taroccato’ per far credere che il Ponte si sarebbe realizzato con i soldi di Fintecna, delle Ferrovie e dell’Anas e un piccolo contributo dei privati. Mentre, secondo questi parlamentari, si trattasse di un piano che giustificava l’opera sulla base di dati gonfiati, e i costi (e i prezzi) della società lievitassero a causa delle spese di propaganda e pubblicità, passate in due anni da 110.000 euro a 1.480.000 euro. E a causa degli aumenti degli emolumenti e dei gettoni di presenza agli amministratori, stabiliti in 526.000 euro nel 2002 e arrivati a 1.616.000 euro nel 2006.

Neppure il Governo Prodi è riuscito a eliminare questa ‘scatola vuota’ macina soldi e ha premiato Ciucci con la presidenza dell’Anas. Viene da domandarsi: lo scioglimento della società Stretto di Messina spa non era nel programma dell’Ulivo? La risposta è sì. Anche se il Ministro Di Pietro assieme al ministro Mastella e al centro destra votò contro l’emendamento proposto dalla sua maggioranza facendo andare in minoranza il Governo al Senato, durante la discussione dei 47 articoli del decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria. La motivazione fu: chiudere la società comporterebbe una penale di centinaia di milioni di euro da pagare a Eurolink, perchè Ciucci nel 2006, poco prima della vittoria di Prodi, aveva firmato il contratto di 3,9 miliardi di euro con il general contractor Eurolink (impresa capofila Impregilo). Ma in caso di fallimento della società, la penale non l’avrebbe dovuta pagare la Stretto di Messina spa attingendo dal suo capitale sociale? In quel caso però il capitale non sarebbe bastato e Impregilo ne sarebbe uscita con le ossa rotte.

L’emendamento istituiva una fantomatica società per svolgere attività “proprie dei Ministeri competenti e delle Regioni, un nuovo carrozzone per coltivare clientele e spreco di soldi” si difese allora Di Pietro proponendo di far confluire Stretto di Messina spa nell’Anas. Ovvero di mettere Stretto di Messina e il contrato di Impregilo in una cassaforte, visto che l’Anas vanta un capitale di oltre 400 milioni di euro. Alla vigilia delle elezioni del 2008 che sarebbero state vinte da Berlusconi, per cui il Ponte era la priorità, Ciucci esegue l’ordine di Di Pietro e avvia lo smantellamento della società: sito online del Ponte scomparso, sedi di Villa San Giovanni e Messina chiuse, computer mobili venduti, personale dimezzato e nei 3600 metri quadri della sede romana viene trasferito l’ispettorato di vigilanza sulle concessionarie autostradali dell’Anas. E Stretto di Messina spostata a Piazza Cinquecento, proprio sopra alla galleria centrale della stazione Termini. Zona meno prestigiosa, sede più piccola ma più costosa al metro quadro, di proprietà della società Grandi Stazioni di cui è azionista Sintonia del gruppo Benetton che controlla Atlantia, cioè autostrade per l’Italia, che attraverso Igli detiene un terzo di Impregilo, impresa capofila dell’Eurolink che ha vinto la gara per il Ponte. Come dire: in attesa che la storia senza fine della società Sdm veda la luce, una quota dell’affitto va a finire a casa Benetton.

Oggi si ha una sola certezza: Ciucci, uno dei tanti manager pubblici della società post moderna, frutto del sistema partitocratico trasversale basato sulla cooptazione politica (requisito necessario: eseguire la volontà dei premier che si succedono) continua a guadagnare 900.000 euro l’anno, cioè 75.000 euro al mese. Un emolumento che va misurato con le parole affidate il 14 agosto scorso da Prodi a Il Messaggero: “la mia affermazione che vent’anni fa la differenza di remunerazione tra il direttore e gli operai di una stessa azienda era da 1 a 40, creò scandalo. Oggi, dopo un iniziale sdegno, nel momento più acuto della crisi, nessuno si stupisce del fatto che questa differenza sia in molti casi da 1 a 400. Tutto è stato dimenticato”. Forse anche da lui. Che da Premier ha nominato Moretti amministratore delegato di Ferrovie dello Stato spa a 1 milione di euro l’anno e Ciucci Presidente dell’Anas a 900.000 euro, conflitto di interessi compreso.

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