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Paolo Merlini
Città turistiche, indietro tutta
15 Agosto 2009
Articoli del 2008
Un’intera pagina de la Nuova Sardegna (4 settembre 2008), con “strillo" in prima, dedicata all’appello di eddyburg per “la città come bene comune”.

Parte da Alghero un appello di urbanisti e intellettuali per migliorare la qualità della vita degli abitanti. Edoardo Salzano promotore di un’iniziativa che vuole ristabilire il concetto di «bene comune» opponendolo alle logiche privatistiche del mercato

«Sardegna fatti bella», recitava qualche anno fa lo slogan di un progetto della Regione volto a migliorare lo stato ambientale e la qualità della vita. «Ma non perdere tempo», sembra essere la risposta di un gruppo di intellettuali che proprio da una città sarda, Alghero, lanciano un appello per trasformare, o ritrasformare, le città italiane in un bene comune: città a misura di abitanti invece che «non-citta ad uso turistico». Proprio come Alghero, dicono. L’idea dell’appello, che sinora ha raccolto oltre duecento firme, è venuta a uno dei maggiori urbanisti italiani, Edoardo Salzano, docente all’università di Venezia, durante una delle sue frequenti visite in Sardegna all’amico e collega Arnaldo “Bibo” Cecchini, presidente del corso di laurea in Urbanistica della facoltà di architettura di Alghero, dove è anche vicepreside.

L’obiettivo? Restituire Alghero agli algheresi, o a chiunque voglia abitarci stabilmente, garantendo servizi adeguati per tutto l’anno ai cittadini e invertendo quella marcia di «disneylandizzazione» che sta trasformando la città «in una distesa informe di servizi e di attività rivolte al turismo». Di qui la proposta di riconsiderare la città come «un bene pubblico e non una merce», e fronteggiare l’inevitabile fenomeno della crescita turistica con un’adeguata pianificazione.

Ma perché, tra tutte le devastazioni che ci sono in Italia e altrove in Sardegna, partire proprio da Alghero? I primi firmatari dell’appello (tra loro gli scrittori Giulio Angioni e Giorgio Todde, il giornalista Giacomo Mameli, la sociologa Antonietta Mazzette), fanno presente che «Alghero è il pretesto, il punto di partenza: una città di alta qualità ambientale e storica, che sta soffrendo sotto il peso di un turismo indifferenziato e non controllato e di un’assenza di pianificazione e di strategie, ponendo a rischio il suo futuro di città».

«Non si tratta - proseguono nell’appello che si può leggere integralmente, e volendo firmare, nel sito http://m.lampnet.org/benecomune/ - della città peggio amministrata d’Italia o di quella con i problemi più drammatici, ma proprio per questo può essere un punto di partenza per un ragionamento e un ripensamento sui temi del governo e della pianificazione urbana, realizzando una carta di Alghero che verrà costruita e presentata nel corso di un convegno nazionale nella primavera del 2009».

Edoardo Salzano, classe 1930, veneziano d’adozione, è un urbanista illustre (ha coordinato il comitato scientifico che ha curato i piani paesaggistici della Sardegna) che dal 2001 ha sul web un blog seguitissimo (eddyburg.it), dove accanto ad appelli per la tutela del patrimonio storico e ambientale, trovi ricette di cucina, consigli per viaggiare, persino per sorridere. «L’idea dell’appello - dice - è nata con l’amico Cecchini. Abbiamo pensato che il destino di una città non deve essere unicamente affidato agli urbanisti o agli addetti ai lavori, perché la sua trasformazione interessa tutti e in primo luogo gli altri saperi. Ricordo anni in cui i problemi delle città e dell’urbanistica erano al centro dell’attenzione politica e dell’opinione pubblica. Questo è accaduto sino agli anni Settanta, quando in parlamento si discusse la legge sulla casa e si introdusse l’equo canone. Adesso non se ne parla più, la città è qualcosa che riguarda solo gli specialisti. E gli immobiliaristi. Ecco, noi abbiamo pensato di dare vita, partendo proprio da Alghero, a una discussione che mobiliti anche artisti, antropologi, storici...».

Città bene comune, d’accordo. Ma dove va a finire la «vocazione turistica» di Alghero e del suo territorio? «Intanto chiariamo - dice Salzano - che il territorio non ha alcuna vocazione a essere edificato. Ha delle caratteristiche, è stato costruito nei secoli dal lavoro della natura e dell’uomo ed è da qua che bisogna partire, dal riconoscerne le qualità. Questo è ciò che mi sembra si sia tentato di fare con il piano paesaggistico».

Si parla tanto di turismo come risorsa fondamentale della Sardegna, ma qual è allora il modello da scegliere? «Io abito a Venezia - continua Salzano - che forse è la città turistica per eccellenza. Sa che mi capita spesso all’aeroporto di incontrare persone che non sanno che è costruita sull’acqua? Vedesse quanta gente cammina per le strade senza sapere cosa sta guardando... Ecco, a mio avviso il turismo dovrebbe essere radicalmente convertito, reso ben diverso da quello attuale. Quest’anno sono stato per la prima volta a vedere la Gallura: è sconvolgente tutto ciò che è stato edificato. Ma soprattutto c’è l’importazione di un modo di vivere che non ha niente a che fare con la Sardegna. Accade perché, dalla Emilia Romagna alla Spagna, ormai si impone un modello unico di turismo. E questa tendenza va combattuta. Io vorrei vedere un turista al quale interessa visitare, conoscere, mangiare i cibi di un luogo. Non mi riferisco a un turismo di nicchia, perché credo che ormai ci sia un potenziale umano molto disponibile, specie tra i giovani».

Ma perché partire da Alghero? «A me sembra che la città storica sia bellissima, mentre trovo brutta l’espansione, forse perché gli architetti sono diventati geometri. Voglio dire: non sono loro che decidono, ma i costruttori. Ma i particolari è meglio che li chieda a Cecchini, che ad Alghero vive da tanti anni».

Detto fatto. Perché partire da Alghero per la vostra battaglia?. «Abbiamo pensato - dice Arnaldo “Bibo” Cecchini - che l’ideale fosse appunto scegliere una città media, come dimensione e come problemi, che avesse molti aspetti interessanti, con non troppi problemi, ed enormi potenzialità. Ma una città che, se non viene amministrata in modo strategico, poi produce una bassa qualità. Mi preme sottolineare che, pur ricoprendo un ruolo istituzionale - continua il vicepreside di Architettura -, qui sono un cittadino, che assieme ad amici storici, architetti e scrittori individua un problema, e cioé la l’assenza di una visione di strategia di pianificazione nel governo delle città. O meglio, che vede solo le iniziative private di chi, legittimamente ma dal suo punto di vista, si batte per i proprio interessi. Ciò che chiediamo è che si torni a una gestione pubblica delle città. Che si creino spazi fruibili da tutti. Se il turismo è il motore dell’economia algherese, allora i suoi aspetti positivi non devono esserlo solo per alcuni, ma vanno utilizzati nell’interesse collettivo e nel miglioramento di tutta la città, e non solo delle zone che ne sono in qualche modo favorite. Poi non vogliamo che il turismo sia qualcosa di contrapposto alla vita quotidiana. È giusto che le bellezze del nostro paese siano fruite da tutti, il nostro non è un atteggiamento elitario. Il problema è come avviene: se in modo incontrollato e predatorio o all’interno di un disegno che migliora la vita di tutti».

Sin qui il punto di vista di urbanisti, storici, scrittori, sociologi: insomma, degli intellettuali. Ma chi di turismo ci vive, cosa ne pensa? «Alghero è una città strana - dice Giorgio Macioccu, presidente di Confturismo e di Federalberghi per il Nord Sardegna, algherese - Nasce benissimo come città catalana, si sviluppa bene ma poi esplode come città turistica e secondo il nostro punto di vista ora ha un po’ esagerato, soprattutto per il mercato delle seconde case, che vedo come speculazioni edilizie, investimenti che poi tengono quelle zone della città morte per sette, otto mesi l’annio. Per non parlare degli algheresi che vogliono comprare casa a cifre accettabili e non lo possono più fare. Chiaro che una città che passa da 40 mila abitanti in inverno a 120-130mila presenze estive viene snaturata. Il sindaco ha promesso di ascoltare il nostro parere riguardo al piano urbanistico comunale. Noi vorremmo una città che cresca in modo diffuso. In larghezza, cioé, e non in altezza, come quei palazzoni che sono un chiaro segnale di speculazioni. Un città con molti spazi verdi, anche tra casa e casa, che cresca verso Calabona, verso Fertilia e oltre, verso l’aeroporto. E le seconde case, quelle affittate due mesi l’anno, spesso in nero: va fatto un censimento, servono maggiori controlli. I servizi di una città vanno pagati da tutti». E l’appello? «Per me è un motivo di soddisfazione il fatto che parta da Alghero».

«Grazie per i consigli, ma il piano c’è eccome»

Il sindaco Marco Tedde: uno strumento strategico per governare lo sviluppo

«L’appello? Credo sia un iniziativa utile, se è finalizzata a consentire ai cittadini di vivere meglio e ai turisti e agli ospiti di trovare una città più accogliente». Bastano poche parole al telefono e si capisce che il sindaco di Alghero, Marco Tedde, avvocato cinquantenne, è uno che la sa lunga. Può anche permetterselo, del resto, forte del 64 per cento di preferenze con cui è stato rieletto nel 2007.

- Certo sindaco. Ma loro, quelli dell’appello, dicono che siete voi amministratori a dover migliorare Alghero. Dicono che le trasformazioni della città vanno governate e pianificate, e invece non accade.

«Non sono d’accordo. Ci sono strumenti in itinere sui quali facciamo affidamento. Lavoriamo moltissimo alla pianificazione: dal piano del porto a quello urbanistico comunale che entro gennaio dovrà essere portato in cosiglio».

- L’urbanista Cecchini dice che è proprio la pianificazione che manca.

«Urbanista, ma non era un fisico? Comunque, strano che lo dica proprio lui. Perché noi abbiamo fatto il piano strategico, al quale per inciso ha partecipato anche Cecchini, che di fatto è l’ombrello per tutte le altre azioni di pianificazione: il Puc, che stiamo adeguando al piano paesaggistico, il piano del porto, quello di utilizzo dei litorali o accessi al mare».

- Anche se Cecchini precisa di parlare a titolo personale, quali sono i rapporti tra l’amministrazione comunale e la facoltà di architettura?

«Ottimi, di grande collaborazione. Come dimostra appunto il coinvolgimento nella stesura del piano strategico. E consideri poi che ad Architettura abbiamo dato in uso alcuni tra gli immobili più prestigiosi della città».

Qui la replica di Arnaldo (Bibo) Cecchini

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