La posizione dell’assessore all’urbanistica De Falco: come ricostituire la città della scienza, restituire all’uso degli abitanti l’area dell’ex Ilva e ripristinare la legalità. Il Mattino, 12 marzo 2013
Si può fare, a patto che ci sia un dibattito, che non si divida, che si faccia presto nella ricostruzione di Città della Scienza. Però l’ipotesi di delocalizzaione all’interno del grande parco di Bagnoli della struttura distrutta dalle fiamme a Palazzo San Giacomo nessuno la nega. Nel senso che è nel novero delle possibilità.
Altri ancora, come i dipendenti di Città della scienza possa essere simbolicamente una resa a chi quel rogo lo ha voluto. «Città della scienza va ricostruita subito - scrive ancora l’assessore - non in altri quartieri della città, messa in rete con i gioielli della zona occidentale che motivarono la prima iniziativa della pianificazione urbanistica negli anni del rinascimento napoletano: la Mostra d’Oltremare, le terme di Agnano, con i poli della ricerca e delle comunicazioni (il Cnr, le Università, la Rai), il complesso Ciano, lo stadio San Paolo, l’ippodromo di Agnano».
Un omaggio, se si vuole, al grande sforzo fatto all’epoca di Bassolino sindaco per mano di Vezio De Lucia titolare dell’urbanistica. Il padre della Variante occidentale che così si è espresso sulla materia: «C’è stata la tragedia e tutta ci siamo commossi però questo potrebbe consentire di tornare all’idea originale: la spiaggia e solo spiaggia tutto il resto va via. Ora si possono determinare le condizioni. Sfruttiamo la tragedia in modo positivo per fare la Città della scienza più bella di prima, del resto un pezzo della struttura sta già a monte di Coroglio».
Il riferimento è ai manufatti di archeologia industriale. In particolare l’ex acciaieria il cui rilancio è interamente finanziato dalla Ue. Sulla questione si sono espressi favorevolmente anche Raimondo Pasquino presidente del Consiglio comunale nelle vesti tecnico. E anche le asssisi di Bagnoli che addirittura si stanno battendo per promuovere un referendum comunale.
Al di là del dibattito vale la pena aprire una discussione di tipo tecnico, come suggerisce lo stesso De Falco. «In fumo sono andati anche i 50 anni che restano per ammortizzare i costi di Città della scienza». Ora che i capannoni non esistono più - il ragionamento dell’assessore - ci sono buoni motivi per immaginare anche altro alla luce di una serie di fatti. Se si volesse ricostruire in loco ci vorrebbe una nuova legge dell’ente di Santa Lucia con la quale consentire costruzioni sulla spiaggia. In secondo luogo serve fare la bonifica che da sola costerebbe i 20 milioni messi a disposizione dal governo. In terzo luogo l’escamotage tecnico per tenerla li dove si trovava e spostare in avanti nel tempo la sua delocalizzazione è stato inserire nella mission l’obbligo di recuperare i costi di investimento entro più o meno un secolo dalla sua andata in funzione. Ora quest’obbligo non c’è più.