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Luigi Franco
Città della salute, l’ultimo regalo di Formigoni a banche e costruttori
9 Febbraio 2013
Milano
Ci sono diversi modi di soddisfare le esigenze della società in materia di uso dello spazio. Il più praticato ai nostri giorni è quello di saltare le regole della pianificazione urbanistica e applicare quelle degli affari immobiliari.

Il Fatto Quotidiano, 9 febbraio 2013

Costruttori vicini a Comunione e liberazione e cooperative rosse. Ma sopratutto le banche, con Intesa Sanpaolo in prima fila. Sono i beneficiari di uno degli ultimi provvedimenti di Roberto Formigoni. Un colpo di coda che per l’istituto che per anni è stato nelle mani di Corrado Passera vale almeno 300 milioni di euro. Il regalo si nasconde dietro alla Città della salute, il mega ospedale che verrà costruito sull’ex area Falck di Sesto San Giovanni. La struttura riunirà due istituti pubblici di ricerca e cura, il neurologico Besta e l’Istituto nazionale dei tumori, in un progetto che mette la sanità lombarda al servizio di banche e mattone.

Nel 2011 sull’area di Sesto, la stessa al centro dell’inchiesta sull’ex campione del Pd Filippo Penati, è stato approvato un piano di intervento faraonico, che prevede un milione di metri quadrati di nuovi edifici, tra residenze, alberghi, uffici, servizi e un grande centro commerciale. Una nuova città da 20mila abitanti dentro a quello che è già uno dei comuni più densamente abitati d’Italia e che “con il nuovo insediamento salirà al quarto posto dopo tre comuni della cintura vesuviana”, accusa Orazio La Corte, ex consigliere comunale di Sesto San Giovanni e membro del direttivo lombardo di Legambiente. Valore di mercato stimato: 4 miliardi di euro. Ma il rischio è grosso: nei tempi di magra del settore immobiliare gran parte di quel cemento potrebbe rimanere invenduto. E allora il nuovo ospedale è l’elemento che mancava, il volano per tutta l’operazione: perché i suoi 660 posti letto si portano dietro il fabbisogno di alloggi per il personale e l’offerta di spazi ricettivi per i parenti dei pazienti.

E fa niente se tra gli addetti alla sanità qualcuno considera insensata la costruzione di un ospedale che costa 450 milioni. O se la nuova struttura si mangerà ben 205 metri quadri di quel parco da 450 che il piano originario aveva già promesso ai cittadini per il riequilibrio delle zone verdi di Sesto. Non sono certo un po’ di alberi in meno a preoccupare la Sesto Immobiliare di Davide Bizzi, la società che nel 2010 ha rilevato l’area dall’indebitatissima Risanamento che fu di Luigi Zunino. Fanno parte della cordata guidata da Bizzi anche le cooperative rosse del Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna finito nelle carte di un’indagine della procura di Monza parallela a quella su Penati. Loro non si fanno toccare da questioni di verde o di efficienza sanitaria. E nemmeno le banche, che così avranno ottime probabilità di recuperare parte di vecchi crediti rimasti bloccati per anni. Intesa, Unicredit e Popolare di Milano, infatti, negli anni d’oro avevano finanziato Zunino a piene mani, salvo poi diventare azioniste di Risanamento per evitarne il fallimento. E’ stato quindi sotto la loro regia che si è conclusa la vendita a Bizzi dell’area, operazione che vide le banche investire complessivamente più di mezzo miliardo contro i 16,6 milioni di Bizzi e prendersi in pegno tutte le azioni della Sesto Immobiliare a fronte di crediti che a fine 2011 superavano i 400 milioni (oltre 300 quelli in capo a Intesa) senza contare i prestiti diretti ai soci di Sesto. Unico l’obiettivo: che il progetto vada in porto, le case si vendano e i crediti divengano solvibili.

Allora ben venga “l’ospedale modello”, come lo definisce l’archistar che firmerà il progetto, Renzo Piano, mentre nei piani alti di Palazzo Lombardia lo slogan recita: “Prende forma la sanità del futuro”. Un futuro fondato su un binomio piuttosto vecchio, quello di mattone e finanza, che fa felice anche la giunta di centrosinistra alla guida di Sesto San Giovanni che si è aggiudicata il progetto dopo un derby con il Comune di Milano. Il sì definitivo è arrivato in fretta e furia in autunno, prima della fine anticipata della legislatura, mentre il progetto è stato presentato in pompa magna sotto Natale. Un’accelerazione del processo burocratico che come effetto collaterale, tra l’altro, potrebbe evitare indagini della Corte dei Conti sui 3,2 milioni già spesi per la Città della Salute, quando ancora si pensava di farla nella zona di Vialba, a nord di Milano.

Il derby tra Sesto e Milano – Il progetto della Città della salute parte da lontano. Se ne fa carico lo stesso Formigoni, che nell’aprile 2009 arriva alla firma di un accordo di programma per realizzare una struttura che dovrebbe riunire il Besta, l’Istituto dei tumori e il Sacco. Viene costituito, sotto la guida di Luigi Roth, un consorzio che riunisce i tre enti e che avvia uno studio di fattibilità. Il nuovo ospedale dovrebbe sorgere accanto al Sacco, nella zona di Vialba. A favore del consorzio viene impegnata sul bilancio regionale del 2010 una somma di 28 milioni di euro, con due decreti del direttore generale della Sanità Carlo Lucchina. Ma a fine 2011 il progetto salta per problemi di tipo logistico e per la presenza di un corso d’acqua, che sino a quel momento nessuno ha preso in considerazione. Il consorzio viene sciolto, ma intanto sono già stati bruciati almeno 3,2 milioni di euro. Serve un nuovo spazio e Giorgio Oldrini, il sindaco del Pd successore di Penati a Sesto San Giovanni, candida l’ex area Falck. Si fa avanti anche Giuliano Pisapia, che per mantenere le strutture sanitarie sul territorio milanese propone l’area della caserma Perrucchetti. Ma il Celeste sin da subito sembra non voler concedere a Palazzo Marino il tempo necessario per arrivare a un accordo con il ministero della Difesa, proprietario della Perrucchetti. Così a fine maggio 2012 Milano esce di scena e lo studio di fattibilità pensato per Vialba viene preso per buono anche per l’area di Sesto. Un esito scontato, dopo un balletto di scadenze, rinvii sulla decisione e divergenze tra il Pd milanese che sostiene Pisapia e i democratici di Sesto San Giovanni e consiglio regionale, favorevoli all’operazione sull’ex area Falck.

Interessi ‘rossi’ (e non solo) – La decisione della giunta formigoniana, infatti, piace anche ai consiglieri regionali del Pd. Del resto sull’area di Sesto sono forti gli interessi delle cooperative rosse del Ccc, già in prima fila per aggiudicarsi i lavori di bonifica, i cui costi sono a carico della Sesto Immobiliare. Il progetto della bonifica è stato firmato dallo studio di Claudio Tedesi, ingegnere vicino al ras della sanità pavese Giancarlo Abelli. Tedesi ha già lavorato con il defunto Giuseppe Grossi a progetti controversi, come quello del quartiere Santa Giulia anch’esso della galassia che fu di Zunino e finito al centro di un’inchiesta della Procura di Milano per lavori di bonifica mai eseguiti.

Nella partita giocherà da protagonista anche la Compagnia delle opere, il braccio economico di Cl che, oltre a Formigoni, in Lombardia ha tra i suoi maggiori esponenti politici Maurizio Lupi, vicino a Bizzi.

I costi di un progetto “monco” – L’unione di Besta e Istituto dei tumori, però, non piace a tutti. Il progetto è troppo costoso e, dopo l’esclusione del Sacco, è diventato pure monco, sostiene Alberto Maspero, ex direttore medico del Besta: “Manca un ospedale generalista con la possibilità di avere un pronto soccorso e reparti adatti a gestire patologie concomitanti che possono colpire un malato neurologico”. Paolo Crosignani, primario dell’unità Registro tumori ed Epidemiologia ambientale dell’Istituto dei timori, non vede alcuna sinergia tra il suo ospedale e il Besta: “Che hanno in comune oncologia e neurologia? L’una cerca di distruggere cellule tumorali, l’altra di fare sopravvivere cellule deteriorate. Forse in comune ci sono solo la caldaia e la farmacia”. Ma il progetto si farà. In Regione sono tutti d’accordo: il Besta deve traslocare dalla propria sede, ormai troppo obsoleta, e la Città della salute consentirà di integrare ricerca e nuovi strumenti di cura. Dei 450 milioni che verranno spesi, il Pirellone ne mette 330, lo Stato 40, gli altri 80 dovrebbero arrivare dai privati. Il finanziamento regionale, però, non è a fondo perduto, ma proviene da un fondo di rotazione, cioè un prestito che nei prossimi anni peserà sui due istituti pubblici come un debito. “Avremo meno risorse per comprare tecnologie, strumentazioni, per assumere un buon chirurgo e investire nel personale”, aggiunge Crosignani. Il tutto a scapito dell’offerta sanitaria, visto che le risorse vengono investite in un intervento di edilizia.

La Salute con il cemento attorno – Il super ospedale sorgerà al centro di una nuova città con 607mila metri quadri di nuovi alloggi. A cui si aggiungono 100mila metri quadri di centro commerciale e negozi, 147mila di terziario, 27mila di strutture ricettive, 81mila di strutture produttive e 49mila di servizi. Oltre a 60mila metri quadri di edilizia sociale, benedetta dall’ex assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti appena qualche mese prima di finire in carcere con l’accusa di aver comprato voti dalla ‘ndrangheta. Il suo arresto ha dato il colpo di grazia alla giunta, ultima mazzata dopo gli scandali della sanità lombarda. E, ora, proprio alla sanità è dedicata la riga più importante del testamento di Formigoni. Prossimo passo, la pubblicazione ad aprile del bando di gara per i lavori dell’ospedale. Fine prevista nel 2017, collaudo e trasloco nel 2018. Celeste eredità.

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