Ancora sulle un po' positive rilevazioni ambientali nelle aree urbane, stavolta con una critica di Legambiente alla latitanza di politiche di sostegno. (Ma attenti agli effetti perniciosi che può avere la green economy). Corriere della Sera, 13 agosto 2013, postilla (f.b.)
ROMA — Il governo Letta è avvisato: «Urgono politiche nazionali e locali che incanalino una nuova sensibilità ambientale, sostengano i rinnovati stili di vita che possono nascere dalla crisi». Parola di Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente mentre analizza il report Istat sui dati ambientali nelle città italiane del 2012. Gli effetti della crisi si accavallano alle abitudini che cambiano. Il tasso di motorizzazione (sicuramente collegato al calo degli acquisti di automobili) scende dello 0,7% rispetto al 2011. E nello stesso tempo (qui siamo invece nell'ambito delle scelte personali) per la prima volta le vetture meno inquinanti sono più diffuse di quelle non ecologiche.
Nei comuni capoluogo le macchine fino alla classe euro 3 sono 303,9 per mille abitanti contro le 305,3 delle classi euro 4 o superiori. E nello stesso tempo le auto a benzina calano dell'1,2% a favore di quelle a gasolio (+0,9%) e bifuel benzina/gpl o benzina/metano (+0,3%). Migliora poi la situazione di massimo allarme per la qualità dell'aria e diminuisce da 59 a 52 il numero dei capoluoghi dove il valore limite per la protezione della salute previsto per il Pm10 viene superato per più di 35 giorni. Buone notizie anche dall'ambiente: la superfici di verde urbano crescono dell'1% nei comuni capoluogo di provincia.
Dice ancora Vittorio Cogliati Dezza: «Non mancano segnali di una certa inversione di tendenza legati sia alla crisi sia a comportamenti diversi. Penso alla produzione di rifiuti che è indubbiamente calata. Ma questo si innesta anche sulle pratiche virtuose adottate per fortuna da un numero crescente di comuni». In quanto agli spostamenti, sottolinea Cogliati Dezza, c'è anche la nuova realtà dei ciclisti in aumento. Secondo una recente stima di Confindustria Ancma nel 2012, tra acquisti e mezzi rimessi a nuovo, sono state vendute oltre due milioni di biciclette di vari modelli, un incremento netto di 200 mila pezzi in più rispetto al 2011. Ancora Cogliati Dezza: «I ciclisti italiani stanno aumentando continuamente, c'è una vera e propria esplosione dei movimenti di base che si stanno diffondendo al di là della presenza o meno delle piste ciclabili. Qui siamo sempre a metà tra crisi economica e consapevolezza civile diversa dal passato. Ma sono necessarie nuove politiche e nuove visioni. Per ora non ne vediamo molte».
E in questo caso è impossibile non pensare alla Gran Bretagna dove, invece, il governo Cameron ha recentemente deciso di stanziare 160 milioni di sterline per la creazione di piste ciclabili in nove città tra cui Londra, Manchester, Oxford, Cambridge, Birmingham, Bristol. Un responsabile delle politiche ciclistiche risponderà direttamente al primo ministro sull'attuazione del piano.
Anche Dante Caserta, presidente nazionale del Wwf, concorda con l'analisi di Cogliati Dezza: «La crisi ci mostra come molte abitudini che ci sembravamo irrinunciabili possano essere abbandonate. L'uso dell'auto privata è chiaramente in calo e spetta al governo centrale e alle amministrazioni locali investire nel settore dei trasporti pubblici. Sarebbe bene che il governo comprendesse che la green economy non è un settore particolare ma indica un modello di sviluppo positivo. Faccio un esempio. Se l'inquinamento nelle città cala, ci si ammala di meno e lo Stato spende meno in sanità pubblica. Non è questo un grande investimento per il futuro, se governato con consapevolezza»?
postilla
Sicuramente è il caso di ricordare, sia al governo che all'opinione pubblica che alla stessa Legambiente così critica sulla latitanza di alcune iniziative, che la cosiddetta green economy difficilmente si può basare su singoli progetti, per quanto grandi e importanti, ma costituirsi invece sistema integrato. Il citato governo britannico (come del resto altri) ha fatto le proprie scelte energetiche, che stanno alla base di tante altre fondamentali strategie. Da noi si pasticcia in modo contraddittorio, come nella notizia riportata ieri da questo sito sul land grabbing per la produzione di biogas, dove da un lato si contraddice di fatto lo spirito delle linee ufficiali (pdl Catania e assimilati) sul contenimento del consumo di suolo a usi urbani e a sostegno delle produzione agricola, dall'altro si punta su una produzione come il biogas, che gli esperti di energie alternative (si leggano i Commenti al medesimo articolo) giudicano fallimentare. Insomma: andiamo da qualche parte, oppure anche qui al massimo si tenta di vivacchiare, concedendo un po' di investimenti alle piste ciclabili, sperimentando progetti pilota di car-sharing che non ci piloteranno da nessuna parte eccetera? (f.b.)