Caro Eddyburg, ho letto il comunicato delle associazioni sulla variante di San Casciano e anche la sentenza del Tar Toscana che rigetta il loro ricorso, e devo dire che, pur comprendendo e condividendo appieno il disappunto di quegli amici, non mi sentirei però di condividere interamente il loro stupore. In realtà la sentenza, per la parte che riguarda l'inammissibilità delle associazioni ambientaliste, mi pare in linea con la giurisprudenza prevalente (fra cui alcune note pronunce del Consiglio di Stato), la quale – purtroppo se vogliamo, ma così è – propone la famosa distinzione fra ambiente e urbanistica. Discutiamone pure, mostriamo tutti i limiti di quella concezione, ma non dimentichiamo nemmeno che si tratta di materia nota e non nuova. Col senno del poi, mi permetto anche di dire che sarebbe stato opportuno rivolgersi, per la firma di quel ricorso, ad un'associazione nel cui statuto quell'interesse all'urbanistica fosse indicato con chiarezza o, ancora meglio, a un qualsiasi privato cittadino abitante nella zona. Quanto poi alla parte della sentenza che dichiara infondati i restanti motivi del ricorso, lì – mi pare – è giocato tutto da un lato sulla data di decorrenza della VAS e delle sue norme attuative e dall’altro sulle procedure che il Comune dice di aver seguito e che i ricorrenti contestano, e su questo, anche perché non conosco le carte, non mi pronuncio.
Se ti scrivo però non è per dare giudizi, senza nemmeno averne i titoli, sul lavoro in ogni caso prezioso fatto dagli altri, ma per una questione più generale. Temi come quelli sopra ricordati (rapporto fra ambiente e urbanistica nel diritto, rappresentatività di comitati e associazioni e interessi diffusi, recepimento delle direttive comunitarie in materia di ambiente) sono troppo importanti per essere lasciati agli specialisti. Specialmente la normativa comunitaria, con i tempi che corrono, dovrebbe essere familiare non agli “operatori del diritto” soltanto ma a tutti, in modo che tutti, proprio tutti, possano avvalersene in modo tempestivo ed efficace, senza intermediari e senza dover incorrere in errori spesso evitabili. Si tratta di procedure estranee alla nostra tradizione, sì, ma con cui avremo a che fare sempre più spesso. I funzionari, compresi quelli bene intenzionati, le conoscono male (hai mai visto, per caso, un soprintendente mandare a VIA, di sua propria iniziativa, un progetto dell’allegato B del dpr 12/4/96, p. es., per capirci, un villaggio turistico? Io no, almeno dalle mie parti, eppure lo potrebbe fare benissimo e ciò oltre tutto gli faciliterebbe il lavoro e gli eviterebbe magari qualche grana superflua; e mi pare anche grave che nel codice dei BBCC appena pubblicato di queste norme comunitarie sovraordinate non si faccia nemmeno cenno). E non è uno scandalo che autentiche enormità (e ancora una volta sulla VIA!) come quelle contenute in certe sentenze su MoSE, Ponte o Tav, per limitarmi a casi macroscopici, non siano state oggetto dell'esame accurato che meritavano e spesso nemmeno siano state impugnate presso la Corte di giustizia europea?
E allora, lo so che le persone capaci di orientarsi bene in queste materie, e poi di farle capire a tutti, sono poche. Ma quei quattro gatti rimasti in giro perché non vedi di chiamarli a raccolta un po’ tu, che intervengano e scrivano più spesso qui di queste cose?
Grazie Giuseppe, è sacrosanto il tuo appello alla collaborazione di chi sa. Sarebbe bello se le associazioni, i comitati, i gruppi interessati alla difesa dei beni comuni (il paesaggio, il territorio, la città) riuscissero a costituire un gruppo di esperti cui chiede pareri e assistenza, valutazioni e consigli. Scendano gli esperti – quelli veri – dalle loro torri d’avorio, e diano una mano a chi, giorno per giorno, cerca di difendere interessi di tutti, troppo spesso a mani nude.