Giorgio Santilli in un Controcorrente sul tabloid del n. 21 di Edilizia e Territorio (29 maggio-3 giugno), rivista tecnica di settore del gruppo Sole/24 ore, giudica un errore la suddivisione del Ministero unico in quelli delle Infrastrutture e dei Trasporti, segnalando che essa “sarà lunga e faticosa e comporterà certi paradossi, come dare a Bianchi la vigilanza su Trenitalia e a Di Pietro la vigilanza su Rfi (e sulle Fs chi vigila ?)”.
Pertinente e puntuale osservazione di uno che evidentemente ha ben presente come stanno andando le cose: nei maggiori comuni italiani, da Torino a Milano a Roma a Napoli, Fs sta sottoscrivendo con le amministrazioni comunali protocolli d'intesa, accordi di programma e STU per il riutilizzo immobiliare dei sedimi ferroviari in dismissione che non solo spesso avviene senza una visione pianificatoria generale delle città, ma che rischia di condizionare la stessa azione delle società operative nel settore infrastrutturale. A Milano, ad esempio, Comune ed Fs concordano che la trasformazione ad uso edificatorio intensivo degli scali ferroviari in dismissione serva a finanziare il secondo Passante ferroviario, mentre le priorità del servizio ferroviario sono il potenziamento della Milano-Chiasso, come ramo italiano del sistema elvetico Trans Alp e la Gronda ferroviaria Malpensa-Orio al Serio. Ma, come appunto chiede Santilli, chi vigila su Fs?
Temo che lo "spacchettamento" delle competenze aumenti ancora quello che era già un vizio italiano: le trasformazioni del territorio come prodotto del sovrapporsi di scelte settoriali, la mancanza di una visione d'insieme, la conseguente prevalenza di interessi aziendali (e immobiliari) nelle concrete decisioni. Speriamo che arrivi presto una buona legge che introduca il criterio olistico della pianificazione come metodo generale per le decisioni sul territorio. E che mano mano si formi anche una cultura adeguata.