Nel saggio di Francesco Erbani (Una vita per la città, il paesaggio, la bellezza, Corte del fòntego editore) ), le battaglie del fondatore di Italia Nostra per il territorio. La Nuova Venezia, gennaio 2014
«Non è a dire che io sia un vero giornalista, mi mancano tante qualità dei giornalisti. Ma grazie al cielo anche tanti difetti. Io mi vanto di aver scritto cose che in una repubblica ben ordinata sono ovvie... E a dir il vero scrivo sempre lo stesso articolo». Così Antonio Cederna, padre nobile dell'ambientalismo italiano, descriveva se stesso. «Sempre lo stesso articolo». L'amarezza di dover insistere sull'incuria del territorio, il saccheggio e il dissesto idrogeologico. Per ritrovarseli sempre davanti a ogni tragedia. Due giorni sulle prime pagine, poi tutto come prima.
La figura di Cederna, archeologo, giornalista e scrittore, autore di battaglie e denunce storiche sul "saccheggio del territorio" rivive grazie alla ristampa a cura della casa editrice veneziana Corte del Fontego del saggio del giornalista di Repubblica Francesco Erbani. «Una vita per la città, il paesaggio, la bellezza», è il titolo eloquente del volumetto. Che raccoglie testimonianze e documenti su colui che è stato uno dei capostipiti del movimento per la tutela della natura e della storia in Italia. Fondatore di Italia Nostra, giornalista al Mondo di Pannunzio insieme a Eugenio Scalfaci, poi al Corriere della Sera e a Repubblica, Cederna era conosciuto per i suoi attacchi senza paura a speculatori e cementificatori. la Società immobiliare nella Roma degli anni Sessanta, ma anche consorzi e imprese che hanno nel Dopoguerra "cementificato il territorio" attentando alla bellezza del Paese ma anche alla sicurezza di chi ci vive. «Scrivo da sempre lo stesso identico articolo, finché le cose non cambieranno continuerò a farlo», ripeteva Cederna, secondo la testimonianza della sorella Camilla. Così sui luoghi dell'alluvione della sua Valtellina ricorda le migliaia di vittime causate da alluvioni e inondazioni. «Le catastrofi sono sempre prevedibili», diceva citando il geologo francese Marcel Roubault, «non venitemi a parlare di fatalità». Si batteva come un leone contro le grandi opere ritenute inutili, a cominciare dal Mose a Venezia, dalle nuove strade in programma sui terreni antichi della via Appia a Roma.
Fu il primo a teorizzare la necessità di tutelare i centri storici, assediati dal cemento. «Non i singoli monumenti, ma gli interi centri storici». Si battè per la restituzione di palazzo Bar-berini, diventato circolo ufficiale dell'Esercito, a sede espositiva, per i nuovi Fori, che adesso la giunta capitolina prova a recuperare. Da parlamentare della Sinistra indipendente firma la rivoluzionaria - e mai applicata - legge sulla Difesa del suolo, nel 1989, dopo aver avuto come consulenti il veneziano Luigi Scano, Stefano Rodotà, Franco Bassanini. «Difficile stringere Cederna in una definizione», scrive nella postfazione Erbani, «ha dedicato all'urbanistica, all'uso dissennato del suolo, alla salvaguardia del patrimonio culturale e del paesaggio le energie migliori e le riflessioni più innovative».