Ha evitato anche i vincoli del Piano territoriale di coordinamento. L'area della Cascinazza, da circa 40 anni al centro della vita politica e urbanistica di Monza, è riuscita a passare indenne anche attraverso i lacci del documento approvato in Consiglio provinciale dopo una maratona di tre giorni. Il centrosinistra ha premuto affinché il lotto agricolo, destinato a trasformarsi in zona residenziale, rientrasse fra i 186 kmq di aree verdi tutelate, ma la maggioranza targata Pdl–Lega ha difeso fino in fondo il Piano che il presidente Dario Allevi ha definito «un freno alla progressiva cementificazione della Brianza», nonostante dai banchi dell'opposizione si siano levate critiche feroci.
I dati dicono che la superficie della provincia è di 405 kmq e che la parte non urbanizzata (pari al 46%) è messa sotto tutela per l'86% attraverso le salvaguardie previste dai parchi regionali, dai Plis (parchi locali di interesse sovracomunale), dagli ambiti agricoli strategici, dalla rete verde di ricomposizione e dagli ambiti di interesse provinciale. In definitiva, restano libere aree per poco più di 25 kmq, ovvero il 6% dell'intera superficie. «La priorità assoluta di questo documento è la tutela delle poche zone ancora libere — spiega Antonino Brambilla, vicepresidente e assessore al Territorio —. Ogni giorno vengono consumati 4 mila mq di suolo e serve mettere uno stop al più presto». La Brianza ha l'indice di cementificazione più alto d'Italia subito dopo Napoli e proprio per questo motivo secondo il Pd il Piano è troppo morbido. «Il confronto per la messa a punto del documento è stato buono — dice Domenico Guerriero, capogruppo Pd —, ma alla fine lascia mano libera ai costruttori su troppe aree».
Dei circa novanta, fra emendamenti e ordini del giorni presentati, la maggioranza ne ha bocciati più di 60, compreso quello su Cascinazza, dove il Pgt monzese prevede una lottizzazione da quasi 400 mila metri
E secondo l'Osservatorio Ptcp Brianza non è nemmeno l'unico. «Abbiamo rilevato almeno una quarantina di casi analoghi — spiega Gemma Beretta, una delle responsabili — e il caso più macroscopico è la mancata salvaguardia dell'ampliamento del Bosco delle Querce a Seveso, sorto sui resti delle macerie infettate dalla diossina».
Se non ricordate, o non sapete, che cos'è lo scandalo della Cascinazza scrivete questa parola nel piccolo "cerca" di eddyburg.it, e leggete. Magari guardatevi anche il servizio che fece "Report", il programma diretto da Milena Gabanelli, anch'esso raggiungibile da questo sito